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Sommario del 12/06/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa: la consolazione non sia "truccata", quella vera si riceve e si dona

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La consolazione è dono di Dio e servizio agli altri: nessuno può consolare se stesso autonomamente perché altrimenti finisce per guardarsi allo specchio. E’ il messaggio che il Papa ha rivolto nell’omelia della Messa mattutina di oggi a Casa Santa Marta. Per fare esperienza della consolazione serve quindi un cuore aperto, il cuore dei poveri di spirito, e non il cuore chiuso degli ingiusti. Il servizio di Debora Donnini

L’esperienza della consolazione è al centro dell’omelia di Papa Francesco che parte dalla Prima Lettura odierna nella quale per otto volte in 19 righe si parla proprio di consolazione. Per il Papa è quindi un’occasione per riflettere su cosa sia la consolazione a cui fa riferimento San Paolo.

La consolazione non è autonomia
La sua prima caratteristica è di non essere “autonoma”:

“L’esperienza della consolazione, che è un’esperienza spirituale, ha bisogno sempre di un’alterità per essere piena: nessuno può consolare se stesso, nessuno. E chi cerca di farlo, finisce guardandosi allo specchio, si guarda allo specchio, cerca di truccare se stesso, di apparire. Si consola con queste cose chiuse che non lo lasciano crescere e l’aria che respira è quell’aria narcisista dell’autoreferenzialità. Questa è la consolazione truccata che non lascia crescere. E questa non è consolazione, perché è chiusa, le manca un’alterità”.

Nel Vangelo si trova tanta gente così, afferma il Papa nell’omelia a Casa Santa Marta. Ad esempio, i dottori della Legge , “pieni della propria sufficienza”, il ricco Epulone che viveva di festa in festa pensando di essere così consolato, ma soprattutto ad esprimere meglio questo atteggiamento è la preghiera del fariseo davanti all’altare, che dice: “Ti ringrazio perché non sono come gli altri”. “Questo si guardava allo specchio”, nota il Papa, “guardava la propria anima truccata da ideologie e ringraziava il Signore”. Gesù quindi fa vedere la possibilità di essere gente che con questo modo di vivere “mai arriverà alla pienezza, al massimo alla ‘gonfiezza’”, cioè alla vanagloria.

La consolazione è dono e servizio
La consolazione per essere vera ha quindi bisogno di un’alterità. Prima di tutto si riceve, perché “è Dio che consola”, che dà questo “dono”. Poi la vera consolazione matura anche in un’altra alterità, quella di consolare gli altri. “La consolazione è uno stato di passaggio dal dono ricevuto al servizio donato”, spiega il Papa:

La vera consolazione ha questa doppia alterità: è dono e servizio. E così se io lascio entrare la consolazione del Signore come dono è perché ho bisogno di essere consolato. Sono bisognoso: per essere consolato è necessario riconoscere di essere bisognoso. Soltanto così il Signore viene, ci consola e ci dà la missione di consolare gli altri. E non è facile avere il cuore aperto per ricevere il dono e fare il servizio, le due alterità che fanno possibile la consolazione”.

L'insegnamento delle Beatitudini
Serve quindi un cuore aperto e per esserlo ci vuole “un cuore felice”. E proprio il Vangelo odierno delle Beatitudini dice “chi sono i felici, chi sono i beati”:

“I poveri, il cuore si apre con un atteggiamento di povertà, di povertà di spirito. Quelli che sanno piangere, quelli miti, la mitezza del cuore; quelli affamati di giustizia, che lottano per la giustizia; quelli che sono misericordiosi, che hanno misericordia nei confronti degli altri; i puri di cuore; gli operatori di pace e quelli che sono perseguitati per la giustizia, per amore alla giustizia. Così il cuore si apre e il Signore viene con il dono della consolazione e la missione di consolare gli altri”.

Coloro che hanno il cuore chiuso
Invece sono “chiusi” quelli che si sentono “ricchi di spirito", cioè “sufficienti”
, “quelli che non hanno bisogno di piangere perché si sentono giusti”, i violenti che non sanno cosa sia la mitezza, gli ingiusti che compiono ingiustizia, coloro che sono senza misericordia, che non hanno mai bisogno di perdonare perché non sentono il bisogno di essere perdonati, “quelli sporchi di cuore”, gli “operatori di guerre” e non di pace, e coloro che non vengono mai criticati o perseguitati perché non gli importa delle ingiustizie verso le altre persone. “Questi – dice il Papa – hanno un cuore chiuso”: non sono felici perché non può entrare il dono della consolazione per poi darlo agli altri.

Aprire la porta del cuore
In conclusione, Papa Francesco invita a domandarsi come sia il nostro cuore, se sia aperto e capace di chiedere il dono della consolazione per poi darla agli altri come un dono del Signore. Bisogna tornare durante la giornata su questi pensieri e ringraziare il Signore che “sempre cerca di consolarci”. “Soltanto – conclude – ci chiede che la porta del cuore sia aperta almeno “un pochettino” : “così, Lui poi si arrangia per entrare”.

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La XX riunione del Papa con il C9

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Ha avuto inizio questa mattina la XX riunione del Santo Padre con i Cardinali Consiglieri impegnati nella riforma della Curia Romana. I lavori del “Consiglio dei Nove” proseguiranno fino a mercoledì 14 giugno.

Si ricorda che i precedenti Incontri del Consiglio hanno avuto luogo nei giorni: 1-3 ottobre 2013, 3-5 dicembre 2013, 17-19 febbraio 2014, 27-30 aprile 2014, 1-4 luglio 2014, 15-17 settembre 2014, 9-11 dicembre 2014, 9-11 febbraio 2015, 13-15 aprile 2015, 8-10 giugno 2015 e 14-16 settembre, 10-12 dicembre 2015, 8-9 febbraio 2016, 11-13 aprile 2016; 6-8 giugno 2016; 12-14 settembre 2016, 12-14 dicembre 2016; 13-15 febbraio 2017; 24-26 aprile 2017.

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Santa Sede all'Onu: tutelare i minori migranti non accompagnati

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Il doloroso tema della custodia dei bambini e adolescenti migranti non accompagnati è stato al centro del recente intervento di mons. Ivan Jurkovič, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra. Il servizio di Giancarlo La Vella

Mons.Jurkovič, prendendo spunto dalle parole che spesso Papa Francesco ha dedicato all’argomento, ha messo in evidenza i gravi disagi e i pericoli affrontati dai bambini migranti. Essi – ha detto l’arcivescovo – sono molto vulnerabili, soprattutto quando non accompagnati, perché diventano esseri “invisibili e senza voce, nascosti agli occhi del mondo”. I minori, che si trovano in questa condizione, sperimentano i livelli più bassi del degrado umano. Le loro speranze – ha detto ancora – e il loro futuro sono distrutti sul nascere. Non hanno accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria, diventando preda dei trafficanti di esseri umani, di predatori sessuali e di altre persone senza scrupoli. Di fronte a quest’insulto della dignità umana, mons. Jurkovič auspica che l’intera comunità internazionale faccia ogni sforzo, perché siano affermate le prerogative fondamentali della persona e i diritti del fanciullo. Obiettivo primario – sottolinea il presule – è assicurare il rispetto degli interessi del minore e il suo sano e integrale sviluppo.

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Mons. Jurkovič all'Ilo su disoccupazione

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Mons. Ivan Jurkovič, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, è oggi intervenuto alla 106.ma Sessione della Conferenza Internazionale del Lavoro (ILO). L’emergenza disoccupazione – ha detto il presule – è frutto dell’incapacità dell'economia mondiale di creare un numero sufficiente di posti di lavoro, non solo nei Paesi sviluppati, ma anche nei mercati emergenti. L'economia mondiale continua ad affrontare crescenti disuguaglianze in tutti i Continenti, una situazione che genera disagio e tensioni sociali. La disoccupazione colpisce soprattutto le classi giovanili e lo sviluppo tecnologico è riuscito a creare nuovi posti di lavoro, ma non in maniera sufficiente a coprire la diminuzione dell’occupazione in altri settori. Citando Papa Francesco, mons. Jurkovič ricorda che il lavoro dovrebbe favorire la crescita personale, quale elemento essenziale della dignità umana.

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Seminario di lavoro su migranti e vittime tratta a Palazzo San Calisto

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Oggi e domani, presso la sede del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, a Palazzo San Calisto, si tiene il Seminario di lavoro con i Vescovi responsabili e i direttori nazionali delle commissioni per la Pastorale di Migranti e Rifugiati delle Conferenze Episcopali dei cinque Continenti. Il Seminario si prefigge l’obiettivo di condividere le principali preoccupazioni pastorali in termini di migranti, sfollati, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta nelle diverse regioni del mondo. I lavori saranno indirizzati all’individuazione di strategie pastorali comuni da presentare poi all’attenzione del Papa.

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Oggi in Primo Piano



Giornata mondiale lavoro minorile: un bimbo su 4 viene sfruttato

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“Nei conflitti e nei disastri naturali: proteggere i bambini dal lavoro minorile”. E’ il tema dell’odierna Giornata mondiale contro questa piaga che colpisce i Paesi poveri e soprattutto quelli in guerra. Impiegare un bimbo - affermano recenti studi -  significa metterne a rischio la salute mentale e fisica, condannando il minore ad una vita senza svago né istruzione. Benedetta Capelli ha parlato di questo fenomeno con Andrea Iacomini, portavoce Unicef: 

R. – E’  un problema che è strettamente legato non soltanto a questioni climatiche o a carestie o a fame o a povertà ma anche alle condizioni in cui versano ancora molti Paesi. Ci sono conflitti che purtroppo costringono molti bambini a vivere in condizioni davvero difficili. Nel mondo ci sono 150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni coinvolti in questo tipo di pratica, ci sono percentuali altissime in zone come l’Africa subsahariana, dove il 28% di questi hanno proprio tra i 5 e i 14 anni; in alcune zone dell’Africa  centrale e dell’ovest; nel Medio Oriente, in Nordafrica, per esempio, ci sono percentuali molto alte… Senza dimenticare che dietro queste cifre e questi numeri che diamo le bambine hanno molta più probabilità di essere coinvolte in lavori forzati e in lavori domestici rispetto ai bambini. E’ chiaro che è un fenomeno che noi, come Unicef, cerchiamo di sconfiggere con programmi di sensibilizzazione, attraverso attività di prevenzione, provando a reinserire questi bambini a scuola… Non dobbiamo dimenticare che gran parte di questi sono ex bambini soldato, perché fare il bambino soldato non vuol dire soltanto imbracciare un fucile ma anche essere impiegato come cuoco, come messaggero da un campo all’altro, spesso per portare armi molto pesanti. Oppure i bambini di strada: nelle zone di grandissima povertà, molti bambini ci raccontano che sono costretti a lavorare perché fin da piccoli vivono in condizioni molto difficili. Addirittura, nei campi profughi, per parlare invece delle zone di guerra, è molto diffuso lo sfruttamento del lavoro minorile sia dentro i campi perché molti bambini, che restano senza un padre e una madre con famiglie numerose - pensiamo al caso siriano, all’Iraq, a situazioni che ci sono nello Yemen - sono costretti a lavorare anche facendo lavori molto semplici per poter riuscire ad aiutare queste famiglie ormai devastate. Abbiamo visto in Giordania bambini che lavorano in campi di pomodori o in altre attività nelle valli adiacenti ai campi profughi: molti bambini vengono sfruttati per pochi dollari proprio in attività di questo tipo. Quindi è un fenomeno che naturalmente non si annida soltanto nei Paesi molto poveri ma che è anche legato a situazioni di catastrofe derivanti dalle guerre.

D. – Nel corso di questi anni ci sono stati dei Paesi che hanno lavorato in maniera efficace per far sì che questo tipo di fenomeno fosse arginato?

R. – Partendo dal presupposto che è un fenomeno difficile da censire, ci sono però Paesi dell’Africa dell’Est o anche dell’America Latina - pensiamo anche al caso della Bolivia dove è stata innalzata l’età media di accesso del lavoro minorile - dove sono stati fatti molti passi in avanti. C’è un fenomeno adesso in crescita che riguarda l’Italia, o anche tutti gli altri Paesi dove oggi insiste il fenomeno migratorio. Noi parliamo spesso di bambini sperduti e di bambini invisibili, lo scorso anno erano seimila: all’interno di questa cifra ce ne sono molti che sono occupati in attività proprio di sfruttamento del lavoro minorile, pensiamo al caporalato che è molto diffuso. Quindi gran parte di questi bambini lavora in questo tessuto di nero in cui finiscono, perché nelle prime 72 ore i nostri centri non ricevono le giuste informazioni oppure perché vogliono ricongiungersi a dei parenti oppure finiscono nelle mani dello sfruttamento, della droga, della prostituzione e appunto nel caporalato, come dicevo, in alcune zone del Sud specialmente, dove è molto diffuso. In Italia le cifre, anche qui, sono abbastanza vaghe, anche se si parla di 350 mila bambini, colpiti da questo fenomeno. Sono dati ancora abbastanza relativi, legati naturalmente a una dispersione scolastica che ancora rappresenta un fenomeno importante nel nostro Paese. Sembra un fatto a margine rispetto al dramma che loro vivono però è importante per evitare che proprio in quei contesti in cui non c’è più nulla i bambini finiscano invece nelle maglie di uno sfruttamento che spesso avviene per lavori molto pesanti.

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Legislative Francia: netta vittoria del partito di Macron

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In Francia, il movimento “En marche” del presidente Macron stravince al primo turno delle legislative di ieri. Netta sconfitta per i socialisti, mentre l’astensione è stata di oltre il 50%. Il servizio di Elvira Ragosta

La Republique en marche ottiene con gli alleati centristi il 32,32% dei voti, che per il movimento del presidente Macron significherà dai 400 ai 445 seggi in Parlamento, su un totale di 577. Una vittoria che sembra aver polverizzato i partiti tradizionali: senza precedenti il declino del partito socialista, che può sperare di ottenere dal ballottaggio di domenica prossima dai 20 ai 30 seggi mentre per la destra dei Repubblicani il numero dei parlamentari si attesterebbe tra i 70 e i 110, la metà rispetto alle precedenti legislative. "En marche" stravince anche contro le ali più estreme: il Front National di Marine Le Pen ottiene il 13,20%, mentre La France insoumise, il partito di sinistra radicale di Melenchon e il partito comunista hanno ottenuto il 13,74%. Oltre alla schiacciante vittoria del movimento del presidente Macron, che avrebbe dunque la maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale, altro dato importante di questo primo turno è l’astensionismo, che ha toccato il 51,2%: ovvero un francese su due non è andato a votare. Una simile percentuale di astensionismo era stata toccata in Francia solo nel 1958.

Per un'analisi sul voto di ieri in Francia che ha premiato il movimento di Macron e indebolito i partiti tradizionali, Elvira Ragosta ha intervistato Antonio Villafranca, responsabile dell'area Europa dell'Ispi: 

R. - “En Marche” si è presentata come un partito sì nuovo, ma che capitalizza sia, da un lato, dai Socialisti, che dall’altro lato sui Repubblicani, e ponendosi al centro:  un centro totalmente rinnovato. Ed è proprio questa sua capacità di attingere sia a sinistra che a destra, che ha indebolito i partiti tradizionali, e soprattutto il partito socialista che, appunto, avrà probabilmente 1/20 dei seggi che aveva precedentemente. I Repubblicani hanno tenuto: certo, riducendo di molto la loro presenza, però una tenuta c’è stata. Il vero problema è quello della sinistra, il cui leader peraltro non è stato neanche eletto: lì è proprio un partito che è collassato, che non è riuscito a trovare una nuova identità. Quindi la vera sconfitta, ovviamente, è quella della sinistra francese moderata, cioè quella dei Socialisti.

D. – Da 400 a 445 i seggi il movimento di Macron avrebbe in Parlamento. Una maggioranza schiacciante considerando che il totale dei seggi è 577. Allora, cosa prevedere sul funzionamento di questa Assemblea?

R. – Anzitutto è veramente una maggioranza schiacciante. Bisogna risalire addirittura al 1993, quando una coalizione di destra era riuscita ad ottenere oltre 470 deputati. Ma è un risultato importante per Macron perché ha bisogno di una fortissima maggioranza per portare avanti le riforme che ha promesso. Lui adesso ha una grandissima responsabilità, perché ha promesso veramente di rinnovare e cambiare la Francia e su diversi piani: sul mercato del lavoro, su quello della negoziazione sindacale, delle spese in campo militare, sul piano fiscale con i tagli che vuole fare: tutta una serie di temi altamente sensibili da un punto di vista sociale. E non è escluso che su questo si possano mobilitare anche le piazze in futuro. Proprio per portare avanti queste riforme, lui ha bisogno di una maggioranza molto forte e coesa e la sfida sarà proprio questa.

D. – Altro dato importante di questo primo turno è l’astensionismo che ha toccato la soglia del 51,29%: in pratica un francese sue due non si è recato alle urne. Allora, come leggere questo dato e cosa prevedere per la partecipazione al ballottaggio di domenica prossima?

R. – Alle parlamentari c’è sempre una partecipazione molto più bassa rispetto a quella delle presidenziali. In genere è superiore al 40%; questa volta si è andati ben oltre, ma ciò è dovuto soprattutto al mancato interesse da parte di chi aveva creduto in Marine Le Pen e nel suo progetto, di sostenere lei o anche Mélenchon dall’altra parte dello spettro politico. Non avendo vinto i loro candidati e i loro partiti di riferimento, allora c’è anche un minore interesse a partecipare anche a questo turno. Al ballottaggio, si può pensare che proprio la capacità di Macron di porsi a metà tra la sinistra e la destra fa sì che sia molto facile per entrambe, a seconda di chi è il secondo classificato di ciascuna circoscrizione, appoggiare proprio il partito di Macron. Quindi Macron potrebbe vincere in quasi tutti, o comunque in moltissime delle circoscrizioni in cui si è andati al ballottaggio. 

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Regno Unito: oggi il confronto di Theresa May con il suo partito

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Nel Regno Unito, la premier Theresa May appare sempre piu' in difficolta’ nella costruzione di un governo di minoranza conservatore e ad aggravare le cose anche un sondaggio secondo cui molti dei britannici vorrebbero le sue dimissioni. Nel tardo pomeriggio l’incontro con il suo gruppo parlamentare non compatto nel sostenerla. E’ stato intanto rinviato proprio in seguito a queste difficoltà, il Queen's Speech, il discorso alle Camere britanniche con cui la regina inaugura ogni sessione parlamentare e legge il programma del governo per l'anno successivo. Il servizio di Gabriella Ceraso

Dopo il deludente esito del voto, la settimana scorsa, che le ha fatto perdere la maggioranza assoluta, per Theresa May la strada è tutta in salita a partire dall’odierno confronto con il suo partito. Matteo Pizzigallo, ordinario di Relazioni internazionali all’Università di Napoli Federico II:

“Il ministro degli esteri, ex sindaco Boris Johnson, che viene indicato da molti come il suo successore, ha twittato dicendo: 'Appoggio Theresa May, andiamo avanti a lavorare'. Però come adesso ci insegnano le riunioni collettive in cui i parlamentari si trovano a confronto, bisognerà vedere come reagirà il gruppo”.

Chi invece si dice pronto a prendere il posto di Theresa May è il laburista Jeremy Corbyn: “Non siamo fuori gioco, potrei ancora diventare premier", afferma ancora oggi. Ma è plausibile che sia lui a raccogliere la sfida e sarebbe comunque un governo di minoranza? Ancora Matteo Pizzigallo:

“Quello che noi non sappiamo è se Corbyn ritiene di poter organizzare un governo in questo parlamento oppure di rilanciare la sfida. Come andrà, non lo sappiamo e vedremo chi gli potrà dare i voti che gli mancano”.

La formazione del nuovo esecutivo la May comunque l’ha già annunciata ed è in sostanza un rimpasto tranne per il nuovo ministro del Lavoro e per il segretario di Stato una sorta di nuovo sottosegretariato alla Presidenza. E’ domani però l’incontro cruciale. A Downing Street è attesa la leader della destra unionista nordirlandese, Arlene Foster, che si è già detta pronta ad agire nell'interesse nazionale. Su quali punti è possibile un accordo?:

“Non credo che si tratterà di posizioni collegate alla gestione del governo ma alle linee direttrici generali. Quindi bisognerà vedere se loro mantengono il punto e sono disposti a considerare come bene del Paese il rafforzamento del governo conservatore che porta alla Brexit”.

L’accordo comunque ancora di fatto non c’è: la trattativa potrebbe basarsi anche su un appoggio solo esterno per esempio su Brexit e terrorismo. Ma sarebbe in grado anche in questo caso la May di andare avanti?:

“Sì, ogni giorno però deve misurarsi il consenso in parlamento e lei sa quanto è difficile non solo in Inghilterra ma anche nel nostro Paese avere una maggioranza appesa al filo”.

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Chiesa del Messico: nel Paese dilaga la violenza

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Il Messico si sta dissanguando. Nelle ultime settimane, in diverse regioni del Paese, la violenza non ha dato tregua. E’ quanto scrive, nel suo ultimo editoriale, il settimanale dell’arcidiocesi di Città del Messico “Desde la Fe”. Nel Paese, scosso da gravi fenomeni come quello del narcotraffico, non è garantita la sicurezza. Le autorità - ricorda il settimanale - non riescono ad arginare la criminalità. La corruzione è sempre più dilagante. In questo drammatico contesto, povertà e miseria sono il terreno fertile per scontri e violenze. Molti sacerdoti e religiosi - si sottolinea nell’articolo - sono inoltre un facile bersaglio della criminalità e non possono svolgere la loro missione evangelizzatrice.

Paese scosso da violenze
Lo scenario messicano è dunque estremamene preoccupante. Lo Stato di Tamaulipas – si legge nell’editoriale ripreso dall’agenzia Fides - “ha visto prolungarsi i combattimenti nella disputa per il controllo dei territori tra i cartelli della droga”. Nei primi giorni della settimana scorsa, la prigione di Reynosa, località al confine con Mcallen, è diventata una zona di guerra di fronte all'impotenza delle autorità di controllare la situazione. Nella città di Veracruz, da gennaio fino allo scorso mese di aprile, “ci sono state 620 esecuzioni violente”. Nello Stato di Guerrero, “ogni giorno sono segnalati omicidi incontrollati”.

Gruppi di criminalli atterriscono la nazione
Nella regione di Oaxaca “gruppi criminali compiono atti di terrore contro la popolazione inerme”. “A questo - si legge infine nell’articolo del settimanale dell’arcidiocesi di Città del Messico - si aggiungono le minacce e le intimidazioni ai cittadini, che devono sopravvivere nell’incertezza assoluta e in uno stato di impotenza evidente”. (A.L.)

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 163

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.