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Sommario del 18/06/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa: stiamo dalla parte dei rifugiati, accogliendoli senza paura

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Accogliere i rifugiati senza paura e vincendo ideologie distorte. E’ l’appello lanciato da Papa Francesco all’Angelus in Piazza San Pietro, nella Solennità del Corpus Domini. Il Pontefice ha quindi messo l’accentro sulla forza che ogni cristiano può trovare nell’Eucaristia. Infine, ha ricordato che martedì prossimo si recherà a Bozzolo e Barbiana per rendere omaggio a Don Mazzolari e Don Milani. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

“Oggi più che mai dobbiamo stare dalla parte dei rifugiati”. E’ quanto affermato da Papa Francesco all’Angelus, in vista della Giornata mondiale del rifugiato, promossa dall’Onu, che ricorre il 20 giugno.

Incontrare i rifugiati per vincere paure e ideologie distorte
L’attenzione “concreta”, ha detto il Papa, va “a donne, uomini, bambini in fuga da conflitti, violenze e persecuzioni:

“Ricordiamo anche nella preghiera quanti di loro hanno perso la vita in mare o in estenuanti viaggi via terra. Le loro storie di dolore e di speranza possono diventare opportunità di incontro fraterno e di vera conoscenza reciproca. Infatti, l’incontro personale con i rifugiati dissipa paure e ideologie distorte, e diventa fattore di crescita in umanità, capace di fare spazio a sentimenti di apertura e alla costruzione di ponti”.

Prima dell’appello per l’accoglienza dei rifugiati, il Papa si era soffermato sul significato della Solennità del Corpo e Sangue di Cristo. Francesco ha sottolineato che nutrirci di Gesù Eucaristia “significa anche abbandonarci con fiducia a Lui e lasciarci guidare da Lui”.

Nell’Eucaristia, Gesù ci offre la forza spirituale per aiutare il prossimo
In questo modo, ha soggiunto, “l’amore gratuito ricevuto da Cristo nella Comunione eucaristica, con l’opera dello Spirito Santo alimenta il nostro amore per Dio” e per i fratelli che “incontriamo nel cammino di ogni giorno”:

“Questa presenza solidale del Figlio di Dio è dappertutto: nelle città e nelle campagne, nel Nord e nel Sud del mondo, nei Paesi di tradizione cristiana e in quelli di prima evangelizzazione. E nell’Eucaristia Egli offre sé stesso come forza spirituale per aiutarci a mettere in pratica il suo comandamento – amarci come Lui ci ha amato –, costruendo comunità accoglienti e aperte alle necessità di tutti, specialmente delle persone più fragili, povere e bisognose.

Pace per la Repubblica Centrafricana
Al momento dei saluti il Papa ha quindi rivolto un pensiero speciale a un gruppo di fedeli dalla Repubblica Centrafricana auspicando che, “con l’aiuto di Dio e la buona volontà di tutti, sia pienamente rilanciato e rafforzato il processo di pace, condizione necessaria per lo sviluppo” del Paese.

Martedì in visita alle tombe di Don Milani e Don Mazzolari
Infine, il pensiero alla visita privata ma di grande valore per la Chiesa italiana di martedì prossimo:

“...mi recherò in pellegrinaggio a Bozzolo e Barbiana, per rendere omaggio a Don Primo Mazzolari e Don Lorenzo Milani, i due sacerdoti che ci offrono un messaggio di cui oggi abbiamo tanto bisogno. Anche in questo caso ringrazio quanti, specialmente sacerdoti, mi accompagneranno con la loro preghiera”.

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Papa: vicinanza a Portogallo colpito da incendi. Almeno 58 le vittime

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All’Angelus, Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza al popolo portoghese per lo spaventoso incendio che, nel centro del Paese, ha coinvolto le aree boschive attorno alla cittadina di Pedrógão Grande e che ha provocato finora la morte di almeno 58 persone. Il servizio di Paola Simonetti:  

“Esprimo la mia vicinanza al caro popolo portoghese per l’incendio devastante che sta colpendo i boschi intorno a Pedrógão Grande causando numerose vittime e feriti. Preghiamo in silenzio”.

Queste la parole di Papa Francesco questa mattina all’Angelus, dopo le drammatiche notizie giunte dal Portogallo, colpito da quella che il premier Costa ha definito: “La più grande tragedia con vittime in un incidente di questo tipo negli ultimi tempi". Un vastissimo incendio è divampato nella notte di sabato nelle folte aree verdi intorno al centro urbano di Pedrógão Grande, nel centro del Paese, a 150 km da Lisbona. Il bilancio delle vittime è in costante e drammatico aggiornamento: 57 i morti accertati finora, per lo più persone sorprese in auto dalle fiamme; a morire carbonizzate anche intere famiglie, investite dal rogo mentre transitavano nella zona o forse cercavano di mettersi in salvo. Sconvolti gli stessi soccorritori che, una volta sul posto, hanno parlato di "scenario orribile”. Inspiegabile, secondo le autorità, la dinamica del disastro: il ministro dell’Interno, Gomes, si dice incredulo su come il vento abbia reso un piccolo rogo "un incendio impossibile da controllare", ma per ora, la polizia esclude la matrice dolosa, giudicando più probabile come motivazione che ha scatenato la scintilla la caduta di fulmini, dopo giorni di temperature torride. Ancora attivi molti focolai, numerose le persone costrette ad evacuare.  

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Messa di Francesco a San Giovanni in Laterano per il Corpus Domini

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Papa Francesco presiederà stasera i riti del Corpus Domini, secondo il calendario liturgico della Chiesa italiana. Alle 19 celebrerà la Santa Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. Subito dopo si svolgerà la Processione Eucaristica che, percorrendo via Merulana, raggiungerà la Basilica di Santa Maria Maggiore. Lo spostamento a domenica da giovedì 15 giugno, Festa del Corpus Domini secondo il calendario vaticano - aveva spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana Greg Burke, nei giorni scorsi – è dovuto al fatto di voler favorire la presenza delle persone e non creare ulteriori problemi alla città in un giorno lavorativo. Sull’importanza della Solennità del Corpus Domini nella vita dei cristiani, Federico Piana ha intervistato don Stefano Tardani, fondatore del Movimento dell'Amore Familiare: 

R.  – Non c’è una cosa più grande di questa, del Corpo e Sangue di Gesù. Non c’è un dono più grande dell’Eucaristia, del Corpo di Cristo sull’altare. Così Gesù ci ha promesso: “Sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. E Lui intendeva certo in un modo spirituale, questo c’era sempre stato. Ma allora come? Proprio con l’Eucaristia. Tutti i giorni e ovunque, dove è la Chiesa sua sposa fedele. Dio non poteva amarci di più. Dio ha tanto amato il mondo, come ci dice il Vangelo, la nostra vita, da dare, offrire, consegnarci Gesù suo Figlio: il dono di Dio padre è Gesù che si dona per darci la vita eterna, la stessa vita di Dio, la sua. Per questo si è fatto come noi, prendendo, assumendo la nostra natura umana, facendosi persona umana, così tutto quello che è umano lo ha unito a sé e così lo ha redento.

D. - Quando questa salvezza concretamente viene applicata nella nostra vita quotidiana?

R. - Proprio con l’Eucaristia. E’ nell’eucaristia che Gesù si fa cibo per ciascuno di noi. E’ nell’Eucaristia che ciascuno di noi accoglie il dono della vita di Gesù. Da quando Dio si è fatto uomo è umanamente che riceviamo Dio, Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Dio è persona e si dona personalmente e chi lo riceve lo riceve personalmente. E ciascuno, a sua volta, si dona a lui personalmente. E’ questa la comunione eucaristica. No né una qualsiasi comunione come fra persone umane: è immensamente di più. Per questo Gesù nostro pastore e nostro maestro si è fatto pane.

D. – Perché si è voluto fare pane eucaristico?

R. -  Noi ci cibiamo del pane. Il pane come il cibo è per il nostro corpo e una volta assimilato diventa nostro corpo. Possiamo dire che il pane umano sfama il nostro corpo, ma noi abbiamo un’altra fame: la fame della vita, Dio ce l’ha messa dentro, dandoci l’anima spirituale. Il pane umano sfama la fame del corpo ma non sfama la fame della vita che abbiamo e non la sfama per il fatto che moriamo anche con il pane umano e soffriamo anche con esso e ci dibattiamo in tante ricerche, in tante angustie. Solo Dio può rispondere alla fame della vita che ciascuno ha in sé.

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Don Andreini: Don Milani ha camminato con gli ultimi come Francesco

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Una preghiera "in silenzio" del Papa davanti alla tomba di don Lorenzo Milani, accompagnato dal cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori e dal parroco di Vicchio, don Giuliano Landini, e poi un discorso davanti alla scuola di Barbiana. Martedì prossimo, all'arrivo in elicottero intorno alle 11.15 in un terreno a valle del borgo di Barbiana, il Papa raggiungerà subito con un fuoristrada il cimitero dove riposa da 50 anni il priore. Poi salirà alla scuola dove troverà gli studenti ancora viventi di don Milani e una trentina di sacerdoti, alcuni dei quali studiarono in seminario all’epoca di don Lorenzo o lo conobbero come cappellano a Calenzano.  E proprio ieri, sabato, a Barbiana si è tenuta una giornata di formazione alla scuola di don Milani promossa dai giornalisti dell'UCSI Toscana. "Il Papa - si legge in un comunicato - ci invita a guardare a don Milani, come a un profeta inquieto e per questo capace di cogliere il nuovo nascosto nelle pieghe della storia che avanza".  Al microfono di  Luca Collodi, don Alessandro Andreini, della comunità di San Leolino, diocesi di Fiesole, e assistente ecclesiastico dell'UCSI Toscana: 

R. – E’ un prete, un prete obbediente alla Chiesa che ha fatto, come ha detto un suo amico prete, “indigestione di Cristo”. Questo è il punto di partenza di tutto.

D.  – Il classico prete con l’odore delle pecore…

R. – Eh sì. Lui che veniva da una famiglia di altissimo livello culturale, sociale e anche economico, ha fatto una sorta di lavoro di demolizione della sua origine per diventare proprio un povero in mezzo ai poveri, anche la sua lingua, anche il suo modo di essere, il suo atteggiamento… Lo ha fatto in maniera molto decisa e determinata per arrivare a non far percepire a nessuno la differenza tra lui e le sue “pecore”, i suoi ragazzi, sostanzialmente, della scuola.

D. – Nella Chiesa di allora non era capito…

R. - Oggi noi lo apprezziamo ma negli anni ’50 e anche ’60 lui scriveva cose inconcepibili, come nell’esperienza pastorale ha messo questa specie di lettera segretissima ai missionari cinesi che sarebbero venuti nel XXI secolo a rievangelizzare l’Italia… E’ una finzione, ma una bella provocazione, negli anni ’50, in una Chiesa ancora molto trionfante e convinta di avere sotto controllo la società… Tutti noi oggi dopo 50 anni dalla morte sappiamo che aveva ragione.

D. – Educazione, povertà e giustizia erano i temi principali della sua pastorale…

R. – Sì, direi proprio di sì. Direi proprio questo lavoro, l’impegno per dare ai poveri, come è stato scritto molto bene da tanti, la parola: perchè “la parola fa eguali” come diceva lui. Cioè, aiutare le persone che non avevano il controllo, il dominio del saper parlare, del sapersi esprimere, metterli nelle condizioni di poterlo fare. E questo era il punto di partenza di un’operazione di giustizia, di verità e di promozione umana e sociale. Poi don Milani diceva: io non devo fare altro che questo perché una volta che metto le persone, i ragazzi nelle condizioni di pensare criticamente arriveranno al cristianesimo da soli, in un certo senso.

D. – Don Milani ha però cercato un metodo di lavoro: ecco il suo impegno nella scuola, nella didattica…

R.  – E’ un metodo nuovo. Ci sono alcuni che gli scrivevano per chiedere quale fosse il metodo della scuola di Barbiana? Don Milani diceva che era un unicum, che non si poteva riprodurre da nessuna altra parte. E questo è interessante perché, per esempio, Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ha detto che ci poteva dare solo indicazioni generali ma poi ognuno, ogni diocesi, ogni parrocchia, ogni esperienza aveva bisogno di verificarsi nella sua specifica situazione.  E don Milani diceva a queste persone che il metodo è lo stare, il dedicare tempo, il non fare le differenze nell’attendere l’ultimo ragazzo che aveva più tempo per capire.

D. – Don Andreini, c’è il rischio di strumentalizzare il messaggio di Don Milani?

R. – Ci sono stati rischi. C’è chi l’ha voluto un po’ portare dal punto di vista politico, chi l’ha voluto tirare dal punto di vista sociale… Ci potrebbe essere anche il rischio di negare la sua profonda formazione culturale. Lui ha fatto questo profondo cammino spirituale, ma ritengo che soltanto una persona che aveva una profonda cultura ha potuto far questo e in un certo senso è qualcosa di cui bisogna tenere molto conto. Come i suoi anni di formazione a  Milano ed il suo voler diventare o pensare di dover diventare un artista… E’ una persona che ha frequentato questi ambienti, certamente molto contraddittori, e lui non voleva quel tipo di cultura borghese, elitaria, esclusiva…. Quella formazione culturale gli è servita per fare il cammino verso gli ultimi.

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Il chierichetto di Don Mazzolari: un uomo libero innamorato del Vangelo

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“Io non ho mai contato i poveri, perché i poveri non si possono contare: i poveri si abbracciano, non si contano”. E’ una delle frasi che amava ripetere Don Primo Mazzolari. Parole che segnano la particolare sintonia tra questa importante figura della Chiesa italiana e Papa Francesco, che il 20 giugno renderà omaggio alla sua tomba a Bozzolo, piccolo centro della diocesi di Cremona. Sulla forza profetica di Don Primo, Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Giancarlo Ghidorsi, segretario della Fondazione Mazzolari, che del parroco di Bozzolo fu prima chierichetto e poi continuò un rapporto di amicizia filiale con lui: 

R. – L’ho conosciuto nel periodo che va dal 1949 al 1959, circa dieci anni, prima come chierichetto, nei primi anni delle scuole elementari, e successivamente a dieci-dodici anni ho cominciato a pensare di poter registrare le omelie di questo grande sacerdote perché mi aveva e mi continuava ad affascinare sentendolo in chiesa. Mi ha subito affascinato il suo modo di parlare, di esprimersi con semplicità. È stata una persona che ha lasciato una grande impronta nella mia vita. Don Primo Mazzolari è stato mio maestro, un maestro di vita! Ho capito che i punti chiave di quest’uomo erano questi: prima di tutto, lo definisco un uomo libero. Per me è un personaggio che parlava in una maniera veramente libera a tutti i cittadini, a tutti i fedeli in chiesa; era vicino ai poveri, agli ammalati, ai “lontani”. Un personaggio che veramente era di esempio anche per noi giovani, non solo per gli adulti che forse capivano meglio il significato delle sue parole.

D. - Lui diceva anche essere obbedienti ma obbedienti in piedi, un po’ questa libertà che diceva lei …

R. – “Con la schiena dritta”, diceva lui! “Io sono sempre stato ubbidientissimo in Cristo, forse un po’ meno verso le autorità più alte della Chiesa”. E lui si riferiva ovviamente ai momenti in cui gli era stato proibito di predicare fuori dalla parrocchia e di scrivere sul suo famoso quindicinale “Adesso”. Sul suo giornale faceva scrivere anche dei personaggi un po’ “scomodi” della Chiesa. Mazzolari aveva avuto qualche ingiunzione, qualche "fastidio" da parte delle autorità ecclesiastiche.

D. - Don Mazzolari era un uomo di grande forza, in tante occasioni è stato definito un profeta. Lei dove vedeva questa forza profetica, evangelica, in particolare?

R. - Diciamo la verità: l’ho conosciuto dopo come profeta! Subito per me era una persona straordinaria. Quando parlava, quando predicava, adesso posso dire che erano profezie. Allora ero talmente giovane che forse non capivo neanche il significato di questo. Però era già avanti con il suo pensiero. Per farle un esempio pratico: per noi ragazzi la domenica pomeriggio dopo l’oratorio, verso sera, alcune volte celebrava la Santa Messa. Ma come la celebrava? Pensate! La celebrava in italiano e davanti, di fronte a noi! Erano i primi anni ’50, cioè quando il Concilio doveva ancora nascere nelle idee delle Chiesa. Era già un anticipatore del Concilio Vaticano II.

D. - Paolo VI disse appunto che è il destino dei profeti che sono troppo avanti …

R. – “Aveva un passo troppo lungo e a noi piaceva stargli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto noi. È il destino dei profeti”, questa è la frase di Paolo VI.

D. - Però aveva mantenuto per sé questo dolore, non se ne lamentava con il popolo, con la gente come con lei, no?

R. - Nessuno lo sapeva! Sono convinto che l’avessero saputo solo uno o due dei suoi collaboratori. Si teneva tutto dentro. Io lo vedevo quando passeggiava con breviario nel suo giardino: sembrava leggesse il breviario. Dico sembrava, perché aveva il breviario aperto, passeggiava e guardava in alto: “Chissà cosa pensava”, noi dicevamo. Avevo l’impressione che lui pensasse ad altre cose. Era stato colpito da queste ingiunzioni.

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Don Franzini: visita Francesco sottolinea forza spirituale Don Mazzolari

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La diocesi di Cremona attende con gioia la visita di Papa Francesco a Bozzolo, il 20 giugno, in onore di Don Primo Mazzolari. Con particolare emozione vive l’attesa don Alberto Franzini, parroco presso la parrocchia della Cattedrale di Cremona che da ragazzo frequentava la parrocchia di Don Primo Mazzolari, la cui testimonianza è stata decisiva per la sua vocazione sacerdotale. Nell’intervista di Alessandro Gisotti, don Alberto Franzini torna al giorno del funerale di Don Mazzolari, nel 1959, quando i ragazzi dell’oratorio si resero conto di quanto il loro parroco fosse una persona importante per tanta gente, ben oltre i confini del loro piccolo paese: 

R. – Io ho scoperto la grandezza di don Primo soprattutto nel giorno dei funerali quando, facendo il chierichetto, ho visto una calca, una marea di gente proveniente da tutta Italia; e lì, per noi ragazzi di allora, è chiaro che si è come aperto un velo, uno scenario sulla figura di questo prete che sapevamo singolare, sapevamo già allora molto famoso, ma ovviamente non ce ne rendevamo conto. E’ evidente che il funerale mi ha come aperto lo scenario su questo prete e poi, entrando in seminario – un anno o due dopo – e incominciando a leggere i suoi libri, i suoi scritti, i suoi articoli che allora – tra l’altro – erano abbastanza proibiti nella Chiesa, e quindi nei seminari si vedevano di malocchio i libri di don Primo Mazzolari, perché era stato diverse volte censurato da parte anche dell’autorità ecclesiastica … quindi, è evidente che poi durante gli anni di seminario c’è stata una scoperta della grandezza autentica di questo prete.

D. – Lei, peraltro, fu con don Primo Mazzolari proprio il giorno in cui si sentì male e poi morì, l’ultimo giorno della sua vita terrena …

R. – Esattamente. Sì, sì: io ero in chiesa il giorno in cui lui stava predicando; si sentì male durante l’omelia e quindi lo sorressero, lo portarono in sagrestia; si è accasciato su una sedia e poi è stato trasportato a Cremona, direttamente da Bozzolo, e morì esattamente la domenica dopo: da domenica a domenica. Vidi quindi anche questo processo di sofferenza forte, in don Primo; e poi non lo vedemmo più se non da morto, nella canonica di Bozzolo.

D. – Una testimonianza che continua, quella di don Primo … A un giovane che magari ne ha solo sentito parlare in modo superficiale, che cosa direbbe? Chi era don Primo Mazzolari?

R. – E’ difficile condensare un poche parole, ma certamente era un uomo intanto di una profonda spiritualità, uomo di grande preghiera e di grande fede. Io lo ricordo, da bambino: veniva sempre in chiesa al mattino presto, gli servivamo la Messa ma lui alle cinque e mezza del mattino era in chiesa, nel suo banco, e pregava. Quindi, forte spiritualità. Una robusta attrezzatura culturale e intellettuale – era un uomo che leggeva moltissimo, soprattutto autori di area francese; e poi, un uomo di grande spessore anche sociale e politico, nel senso – ovviamente – ampio del termine, perché sentiva il bisogno di partecipare alla vita pubblica, alla vita sociale; voleva che i cristiani fossero presenti nella vita pubblica a partire al secondo dopoguerra, per ricostruire una società che aveva perso molti valori, durante l’epoca fascista.

D. – Cosa rappresenta la visita di Papa Francesco? Visita privata, ma di grande valore …

R. – Rappresenta certamente la chiusura di un cerchio, nel senso che finalmente la massima autorità della Chiesa – ma direi già sulle orme di alcuni pontefici precedenti, Papa Giovanni e Paolo VI in modo particolare, porta a compimento una stima verso questo sacerdote, travagliato in vita – proprio come disse il grande Papa Paolo VI: “Come tutti i profeti, lui correva troppo avanti e noi non si riusciva a stargli dietro …”.

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Vaticano: approfondire questione della scomunica per corrotti e mafiosi

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Il 15 giugno scorso si è tenuto in Vaticano il primo “Dibattito Internazionale sulla Corruzione” tra gli attuali membri di una consulta del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale dedicata a tale problematica globale, anche nel suo intreccio con le mafie e il crimine organizzato. Alla riunione, informa un comunicato del dicastero, organizzata in collaborazione con la Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, hanno partecipato circa 50 tra magistrati anti-mafia e anti-corruzione, vescovi, personalità di istituzioni vaticane, degli Stati e delle Nazioni Unite, capi di movimenti, vittime, giornalisti, studiosi, intellettuali, e alcuni ambasciatori.

La lotta alla corruzione e alle mafie, è stato sottolineato, è una questione non solo di legalità, ma di civiltà. Il Cardinale Peter Turkson ha motivato così questa riunione: “abbiamo pensato questo incontro per far fronte ad un fenomeno che conduce a calpestare la dignità della persona. Noi vogliamo affermare che non si può mai calpestare, negare, ostacolare la dignità delle persone. Quindi spetta a noi, con questo Dicastero, saper proteggere e promuovere il rispetto per la dignità della persona. E per questo cerchiamo di attirare l’attenzione su questo argomento”.

L’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, dal canto suo, ha poi spiegato che l’obiettivo è: “sensibilizzare l’opinione pubblica, identificare passi concreti che possano aiutare ad arrivare a delle politiche e delle leggi eventualmente che prevengano la corruzione, perché la corruzione è come un tarlo che si infiltra nei processi di sviluppo per i Paesi poveri o nei Paesi ricchi, che rovina le relazioni tra istituzioni e tra persone. Quindi lo sforzo che stiamo facendo è quello di creare una mentalità, una cultura della giustizia che combatta la corruzione per provvedere al bene comune”.

Il gruppo, conclude il comunicato, sta provvedendo all’elaborazione di un testo condiviso che guiderà i lavori successivi e le future iniziative. Tra queste, si segnala al momento la necessità di approfondire, a livello internazionale e di dottrina giuridica della Chiesa, la questione relativa alla scomunica per corruzione e associazione mafiosa.

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Le udienze e nomine episcopali di Papa Francesco

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Le udienze e nomine di Papa Francesco. Consulta il Bollettino della Sala Stampa.

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Oggi in Primo Piano



Colombia: bomba in centro commerciale di Bogotà, 3 morti

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Tre persone sono morte e 9 rimaste ferite per l'esplosione ieri di una bomba in un frequentato centro commerciale di Bogotà, in Colombia. Tra le vittime anche una 23enne francese, presente nella capitale colombiana come volontaria. Il sindaco della città, Penalosa, parla di "un codardo attacco terroristico". L’attentato non è stato ancora rivendicato, ma si sospetta la mano dei ribelli dell'Esercito di Liberazione Nazionale, che, tuttavia, si dissocia dall’attacco: partecipe da febbraio scorso in colloqui di pace con il governo, l’Eln ha negato ogni responsabilità, esprimendo su Twitter "dolore per le vittime" e "solidarietà".

Anche le Farc, uno dei più grandi gruppi ribelli del Paese, in fase di disarmo dopo la firma di un accordo di pace con il governo l'anno scorso, ha negato il proprio coinvolgimento. "Solidarietà con le vittime di oggi a Bogotà. Un atto del genere - ha commentato il leader delle Farc, Londono - potrebbe essere commesso solo da coloro che vogliono bloccare la strada per la pace e la riconciliazione". Il presidente colombiano, Santos, ha condannato l'attacco e annunciato di fare immediato ritorno nella capitale. Su Twitter ha riferito di aver ordinato al generale Nieto, direttore nazionale della polizia, di indagare sul caso. (P.S.)

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Iraq: truppe irachene verso la riconquista di Mosul

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Avanzano verso il centro storico di Mosul, ultima roccaforte del sedicente Stato islamico, le truppe governative irachene che hanno cominciato a colpire la città vecchia per liberare dall’assedio l'ultimo quartiere nella zona Ovest. Secondo l'Onu, ben 100 mila civili sono ancora intrappolati nella città vecchia, e circa 230 sono quelli uccisi a Mosul ovest nelle ultime due settimane. L'operazione fa seguito alla ripresa, da parte dell'esercito locale, di diversi quartieri nella zona occidentale della città.
 

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Libano: approvata nuova legge elettorale

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L'approvazione della nuova legge elettorale, da parte del Parlamento libanese, conferma e rinsalda “il grande compromesso tra forze diverse che rappresenta la chiave essenziale per leggere questa fase della storia libanese”. Così padre Rouphael Zgheib, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie libanesi, ha commentato l'approvazione parlamentare della nuova legge elettorale libanese.

Un sistema complicato ma a garanzia della stabilità politica
“Il consenso tra le forze politiche maggiori – ha aggiunto - permette di andare avanti, mantenendo una stabilità politica che, come tutti dicono a parole, dovrebbe essere utilizzata per combattere la corruzione e promuovere l'economia del Paese, in grave crisi”. Il sacerdote maronita sottolinea che “a un primo sguardo, il sistema adottato appare comunque piuttosto complicato, e le modalità tecniche della sua applicazione andranno spiegate bene ai cittadini, che vogliono solo andare a votare sapendo con chiarezza quali saranno gli effetti concreti del loro voto”.

Adottato un sistema proporzionale puro
La nuova legge - ricorda l’agenzia Fides - instaura un sistema proporzionale puro al posto del maggioritario, in vigore dal 1960. Il Libano è stato diviso in 15 collegi elettorali, relativamente omogenei al loro interno dal punto di vista confessionale. E' prevedibile quindi che ogni singolo collegio eleggerà candidati appartenenti, in prevalenza, alla stessa comunità religiosa. Il nuovo sistema elettorale non intacca la regola - inclusa negli Accordi di Taif, con cui nel 1989 fu sancita la fine della guerra civile – la quale stabilisce che metà dei 128 deputati del Parlamento siano cristiani, e l'altra metà sia formata da parlamentari musulmani - sciiti e sunniti - e drusi.

Elezioni a maggio 2018
Il compromesso tra le maggiori formazioni politiche libanesi rappresenta al momento la base della “stabilità” politica. L'approvazione della legge elettorale consentirà ai libanesi di tornare alle urne per eleggere nuovi deputati. L'attuale Assemblea parlamentare sta operando in regime di proroga da ben quattro anni. Le elezioni sono state già fissate per il maggio 2018.

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Turismo religioso: 330 milioni di persone all'anno nei luoghi della fede

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Sono numerosi i viaggiatori che, ogni anno, scelgono il turismo religioso per le proprie vacanze. Anche tra i più giovani cresce l’interesse per viaggi all’insegna della spiritualità, della cultura e dell’arte ed aumenta il numero di non credenti che si avvicinano a tali esperienze. La terza edizione della Borsa del Turismo Internazione, BTRI, si occupa proprio di tale aspetti, chiamando a raccolta i più importanti esponenti del settore, con tre giornate dedicate ad approfondimenti e workshop. Il servizio di Giulia Bedini

Seguire i passi degli antichi pellegrini: è questo che spinge gli oltre 300 milioni i turisti religiosi, secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio, a recarsi ogni anno a visitare i luoghi della fede. Da Città del Vaticano a Santiago de Compostela, da Assisi a Fatima, passando per Lourdes e la Terra Santa: sono solo alcune tra le mete più richieste da chi si mette in cammino. Il 41,4% di chi sceglie di mettersi lo zaino in spalla e partire ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni; credenti sì, ma non solo. Infatti, il turismo religioso attrae anche chi è più lontano dalla fede perché offre l’occasione di scoprirsi e conoscersi, di intraprendere un viaggio che possa realmente arricchire. Sono molti quelli che si rivolgono ad agenzie specializzate, ma c’è anche chi sceglie di organizzarsi autonomamente; poi c’è chi opta per percorsi culturali, storici e artistici e chi sceglie itinerari più mistici e spirituali. Non mancano sostegno ed aiuti per chi intraprende la via del silenzio e, proprio per questo, i viaggiatori possono spesso contare sull’ospitalità di numerose strutture religiose e non solo, che ogni anno aprono le porte all’accoglienza e alla condivisione.

Giorgio Saracino ha parlato con Nicola Ucci, direttore della Borsa del Turismo religioso Internazionale: 

R.  – La terza “Borsa del turismo religioso internazionale” è una manifestazione che punta da un lato a valorizzare l’offerta turistica delle località e dei luoghi di culto; dall’altro lato punta a far incontrare gli operatori dell’offerta e della domanda turistica durante un workshop in cui gli operatori stessi possono stabilire relazioni per il futuro della loro attività.

D. – È un turismo, quello religioso, che coinvolge sempre più persone…

R. – Indubbiamente il turismo religioso si articola in due tipologie differenti: una prima è quella classica del pellegrinaggio - che ha un’origine storica antica - e che in epoca attuale trova oltre alle destinazioni classiche anche una forte domanda per quanto riguarda i cammini e gli itinerari di fede. Penso al cammino della Via Francigena, come a Santiago de Compostela, Cirillo e Metodio per andare a Est; l’altra è quella tipologia di turismo religioso legato non solo a elementi di fede ma a elementi di cultura, di valore dell’arte, considerando che il grande patrimonio storico-artistico italiano - e non solo italiano - è concentrato prevalentemente in siti di carattere religioso.

D. -Quali sono le mete più richieste?

R. – Naturalmente per quanto riguarda il mondo cattolico, Roma è sicuramente la meta più richiesta. Ma non mancano mete diverse in Italia come Assisi, Pietrelcina con Padre Pio, Loreto, Padova. A livello internazionale oggi sta andando molto bene il Cammino di Santiago, ma anche Lourdes, Fatima, Cracovia, la Madonna Nera a Czestochowa, oppure gli itinerari legati a Cirillo e Metodio.

D. - Non solo gli anziani ma anche i più giovani scelgono il turismo religioso...

R. – Sì, proprio la forma nuova di vivere l’esperienza del cammino favorisce anche la presenza, la partecipazione di fasce giovanili nell’ambito della domanda turistica tra quelle che sono turisti tradizionali legati al mondo del pellegrinaggio, che sono gli anziani. Ma non necessariamente solo gli anziani.

D. - Voi dite che il turismo religioso è fondamentale per rilanciare l’economia delle zone terremotate...

R. – Il turismo può rappresentare un volano per dare fiato a un’economia che è stata colpita così pesantemente o anche per ridare una speranza alle popolazioni locali che attraverso il turismo possono recuperare una dimensione di relazioni con il mondo esterno che il terremoto ha colpito pesantemente.

 

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Nel libro di Silvano Gianti le storie degli "ultimi" a Genova

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Malati di mente, senza fissa dimora, migranti, giovani prostitute, ragazzi smarriti, anziani con pensioni da fame, disoccupati o separati alle prese con la povertà: sono le “periferie esistenziali” di cui Silvano Gianti racconta nel libro: “Senza diritto di cittadinanza”, edito da Città Nuova. Ma queste “periferie” non sono ai margini delle città. A Genova, ad esempio coincidono con il centro storico, ed è lì che l’autore incontra gli uomini e le donne di cui descrive la storia, qualche volta a lieto fine. Una sensibilità particolare, la sua verso gli ultimi, che si traduce anche in azioni concrete di solidarietà. Ascoltiamo Silvano Gianti, al microfono di Adriana Masotti

R.  – Sono stato in alcune città, soprattutto del Nord Italia ed ho potuto conoscere le situazioni di tante persone che ho incontrato. L’idea di questo libro nasce 60 anni fa, quando sono nato. Sono una persona estremamente curiosa e quindi mi hanno sempre attirato i casi strani, le cose che io definivo “non normali”. Allora, già da ragazzino, andando a scuola, vedevo questo ragazzo, questo adulto, … e mi scrivevo degli appunti su un quaderno e ho sempre continuato a scrivere di queste situazioni. Papa Francesco mi ha praticamente sollecitato a scrivere questo libro, perché è stato lui che ha portato le periferie esistenziali al centro delle città; ha messo in evidenza queste persone dicendo: “Sono uomini e donne pari a noi”. In queste pagine ho raccolto la storia di alcuni di loro.

D. – Quindi venditori ambulanti, immigrati, prostitute, senza dimora …

R. -  … comuni barboni …

D. – Semplicemente poveri. Tanti nomi: Roberto, Nicola, Sally, Romano, Youssuf, Salif ecc… Ci racconta una di queste storie?

R. – Racconto la storia di Sally, una nigeriana che è venuta a Genova per fare la hostess. È arrivata qui, le hanno ritirato il passaporto e l’hanno mandata a lavorare sul marciapiede nel centro storico, nei Carrugi di Genova. Eravamo vicini ad abitare: mi ha raccontato dei suoi genitori, dei suoi fratellini. Era venuta in Italia proprio per aiutare la sua famiglia povera, però all’inizio si era vergognata di mandare ai suoi i soldi dei primi stipendi perché diceva che erano soldi ‘schifosi’. Poi si è ammalata di Aids ed è morta. Questa è stata una storia che mi ha toccato tantissimo, perché mi aveva confidato tutta la sua voglia di vivere; una ragazza di poco più di venti anni, piena di entusiasmo, di sogni ed è finita così.

D. – Per fortuna ci sono anche storie dal lieto fine, diciamo …

R. – Ci sono storie dal lieto fine – tante – anche molto impressionanti. Ci sono situazioni di disagio estremo, però una cosa che colpisce è che la gran parte di queste persone non ci chiedono soldi: ci chiedono: “Dammi cinque minuti del tuo tempo. Chiedimi chi sono, cosa facevo prima”. E questi ti raccontano la loro vita come un rubinetto aperto. Noi tante volte per fretta, perché dobbiamo andare al lavoro, perché dobbiamo scappare a casa, diamo 50 centesimi, un euro di corsa; invece dobbiamo imparare di nuovo ad ascoltare le persone, a guardarle in faccia, a guardarle negli occhi, come dice Papa Francesco. Penso che questo sia il più grande servizio che possiamo fare a queste persone.

D. – Accanto a questa fraternità, a questa solidarietà, diciamo, individuale, certamente è necessaria una solidarietà organizzata. Sappiamo che ci sono centri di accoglienza, mense … E lei ha deciso anche di diventare parte attiva di alcune organizzazioni. In particolare due …

R. – L’Associazione “Umanità nuova azione sociale per il centro storico” è una onlus nata nel 1980 per accogliere la gente che arrivava al porto senza lavoro, senza conoscere la lingua. Da lì si è cominciato con una scuola di italiano, un dopo-scuola per i bambini, poi un ambulatorio medico. Nel 2012 è nata “Città Fraterna”, un’altra onlus per accogliere generi alimentari. All’inizio c’erano 30 famiglie, adesso superiamo le 300 a cui diamo regolarmente il cibo non cotto, pasta, latte, olio, pelati, biscotti, omogeneizzati ecc… e anche generi per la pulizia personale. Tutte due queste organizzazioni sono espressioni concrete del  Movimento dei Focolari presente a Genova.

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A Stromboli la IV edizione del Teatro Eco Logico

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“Teatro, musica, danza e altri incontri alla luce del sole e l’altre stelle”: è questo la Festa di Teatro Eco Logico che Stromboli ospita dal 24 giugno al 2 luglio. Giunta alla IV edizione, la rassegna di incontri - tutti gratuiti e proposti nello scenario naturale dell’isola senza l’ausilio di corrente elettrica per l’illuminazione e l’amplificazione – è dedicata quest’anno allo scrittore e filosofo americano Henry David Thoreau. Il tema di quest’anno è “The body Electric”. Al microfono di Tiziana Campisi, Alessandro Fabrizi, direttore artistico della manifestazione, spiega il progetto di quest’anno: 

R. – La quarta edizione della Festa di Teatro Eco Logico è di fatto la quinta annualità, perché siamo partiti con un’edizione zero nel 2013. Come ogni anno la festa ha un tema, una figura di riferimento, una storia, un’immagine … Quest’anno abbiamo deciso di celebrare i 200 anni dalla nascita di Henry David Thoreau, un uomo, uno scrittore, un filosofo americano nato nel 1817, noto soprattutto per due episodi che si sono trasformati in letteratura. Il primo è questo: lui ad un certo punto ha deciso di vivere per due anni in una capanna in riva ad un lago - il lago di Walden – per conoscersi, conoscersi nel mondo, conoscersi nel silenzio, in relazione con la semplicità, perché attraverso questo allontanarsi dal logorio della vita moderna, dal trambusto della vita moderna, potesse dare pieno sfogo all’esplorazione della complessità dell’animo umano, dell’essere umano, in questa relazione diretta con la natura e con il mondo. Poi, è noto anche per un altro episodio. Si rifiutò di pagare una tassa imposta dal governo americano per una guerra colonialista contro il Messico e finì in carcere. Fondamentalmente in questo momento ci sembravano molto importanti i temi dell’ecologia, del pacifismo, del rispetto dei diritti dell’individuo, e anche la decrescita, il risparmio, non solo energetico, ma anche gli sprechi che stanno mandando il mondo un po’ in rovina.

D. – Qual è la filosofia della Festa di Teatro Eco Logico?

R. – Riproporre teatro, musica, danza, altri incontri e comunque la performance dal vivo nella sua forma più eterna, che è quella in cui le persone si incontrano senza il necessario utilizzo della corrente elettrica per l’amplificazione o l’illuminazione. Alla festa, tutti questi eventi si fanno, come diciamo noi, “a la spina staccata”, cioè senza usare la corrente elettrica per l’illuminazione o l’amplificazione. La voce è naturale, viaggia nello spazio, come ha sempre fatto nei secoli dei secoli, e la luce è quella del sole, o delle candele o delle torce.

D. – Perché il tema di quest’anno è “The body Electric”?

R. – Lo abbiamo rubato a Walt Whitman, l’autore di “Canto il corpo elettrico”, nel senso del riconoscimento di un’elettricità, di un’energia che è nei corpi, nelle cose, nelle piante, negli animali, nella natura, nel mondo. Il mondo è elettrico anche senza la corrente elettrica.

D. – Lo scenario è Stromboli …

R. – Sì, Stromboli diventa per noi una specie di grande palcoscenico delle feste. Usiamo qualunque tipo di spazio ci offe l’isola, per cui questi eventi, questi spettacoli, non si svolgono sui palcoscenici tradizionalmente riconoscibili come tali, ma su spiagge, sul pendio della montagna, al porto, nei giardini di case private o giardini aperti … Qualunque spazio è per noi gravido di un possibile evento di spettacolo.

D. – Che cosa c’è in programma nella festa di quest’anno?

R. – Quest’anno è un festival molto più filosofico, poetico, musicale. Abbiamo una lettura in collaborazione con Medici Senza Frontiere - di cui ospitiamo la campagna “Milionidipassi” - del testo di Thoreau “Disobbedienza civile”; abbiamo un duo di danzatori, i Cuenca-Lauro, che proporranno un loro lavoro mettendolo in sintonia con le parole di una poesia di Walt Whitman. Leggeremo un inedito, una traduzione fatta appositamente per la festa da Iolanda Plescia di un testo di Virginia Wolf dedicato a Thoreau e Isabella Ferrari ci farà il grande dono di venire a leggerla. Maya Sansa invece ci offrirà un omaggio che vogliamo fare a Margaret Fuller. Ci sarà un gruppo musicale formidabile, si chiamano Guappecartò. Ci saranno tante altre cose. Tra queste, siccome quest’anno ricorrono anche duemila anni dalla morte di Ovidio, ricorderemo questo anniversario con il primo canto delle Metamorfosi: “La creazione del mondo”.

D. – In che modo si sviluppa questa convivenza tra gli artisti delle Festa di Teatro Eco Logico e gli abitanti di Stromboli?

R. – Il rapporto è molto ricco, è molto bello, è variegato. Sembra che gli isolani siano contenti di questa festicciola che organizziamo sull’isola. Tra l’altro alcuni villeggianti ci offrono i loro giardini per fare gli incontri. Quindi sono molto, molto ospitali.

D. – Un invito ad andare a Stromboli per prendere parte alla Festa di Teatro Eco Logico …

R. – Venite a Stromboli perché la Festa di Teatro Eco Logico è bellissima, è un modo di riscoprire un’antica arte del teatro, della musica, della danza e della performance dal vivo, senza i filtri della tecnologia, in un rapporto immediato tra pubblico e artisti, illuminato dalla stessa luce del sole o l’altre stelle. In particolare quest’anno ci sarà una bellissima passeggiata sul vulcano in compagnia di un botanico, di un vulcanologo e di un paesaggista che ci racconteranno un pochino anche la realtà dell’isola.

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 169

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.