Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 02/07/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Appello del Papa per il Venezuela: Cessi la violenza. Vicinanza alle famiglie

◊  

“Faccio appello affinchè si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi. Nostra Signora di Coromoto interceda per il Venezuela”. Queste la parole di Papa Francesco, al termine dell'Angelus, che con uno sguardo al prossimo 5 luglio, festa dell’indipendenza del Venezuela, ha assicurato la sua preghiera, ed ha recitato l'Ave Maria insieme ai fedeli in piazza, per quella che ha definito una “cara nazione". Francesco ha espresso anche la "sua vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro figli nelle manifestazioni di piazza”.

Gli sconri in continuano
Scontri che, da tre mesi, hanno provocato un bagno di sangue a seguito della dura repressione governativa sui manifestanti, che protestano contro il presidente Maduro, accusato di corruzione, abuso di potere, ma anche di essere l’artefice della gravissima crisi economica che attanaglia il Paese. Nelle ultime ore le autorità venezuelane hanno fatto sapere che almeno altre quattro persone sono morte negli scontri.

Tre mesi di conflitto
Negli ultimi tre mesi sono state almeno 80, ma c’è chi ne segnala 90, le vittime complessive. La conferenza Episcopale venezuelana ha chiesto al governo “di riconsiderare la situazione”, di non impiantare “un sistema totalitario militarista-marxista. I presuli chiedono anche all’esecutivo di Caracas “di desistere dall'utilizzare risorse legali per smantellare lo Stato”. Per il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, che chiede di porre fine ad ogni violenza, “si potrebbe parlare di guerra di un governo contro il popolo”.

Ascolta il servizio di Paola Simonetti:      

 

inizio pagina

Francesco all’Angelus: no ad un cuore doppio; essere ambasciatori di Gesù

◊  

Il legame con Gesù e la testimonianza sono stati al centro dell’Angelus del Papa. Davanti a migliaia di fedeli assiepati in Piazza San Pietro, Francesco si è riferito alla liturgia odierna sottolineando “due aspetti essenziali per la vita del discepolo missionario”, ovvero che il legame con Gesù è “più forte di qualunque altro legame”; e che “il missionario non porta sé stesso, ma Gesù, e mediante Lui l’amore del Padre celeste”.

Il rapporto prioritario con Gesù
“L’affetto di un padre - ha detto - la tenerezza di una madre, la dolce amicizia tra fratelli e sorelle, tutto questo, pur essendo molto buono e legittimo, non può essere anteposto a Cristo”. Tutto questo - ha spiegato – non perché il Signore ci vuole “senza cuore e privi di riconoscenza, anzi, al contrario; ma perché la condizione del discepolo esige un rapporto prioritario col maestro”. "Qualsiasi discepolo - ha ribadito -  sia un laico, una laica, un sacerdote, un vescovo". Per il Papa, "forse la prima domanda che dobbiamo fare a un cristiano è: 'Ma tu ti incontri con Gesù? Tu preghi Gesù?'".

Non avere il cuore doppio
“Chi si lascia attrarre in questo vincolo di amore e di vita con il Signore Gesù - ha proseguito - diventa un suo rappresentante, un suo ‘ambasciatore’, soprattutto con il modo di essere, di vivere”. Per il Santo Padre non importano “limiti” e “sbagli”, purché si riconoscano; l’importante è “non avere il cuore doppio: questo è pericoloso". Francesco ha esortato ad avere un cuore "semplice, unito; che non tenga il piede in due scarpe, ma sia onesto con sé stesso e con gli altri”. La doppiezza non è cristiana - ha incalzato a braccio - per questo Gesù prega il Padre affinché i discepoli non cadano nello spirito del mondo. O sei con Gesù, con lo spirito di Gesù, o sei con lo spirito del mondo".

Il popolo di Dio aiuta ad essere un buon prete
Il Papa poi ha guardato all’esperienza sacerdotale, alla vicinanza e "’accoglienza del santo popolo fedele di Dio” che “aiuta ad essere un buon prete!”. Perché, ha detto, “c’è una reciprocità anche nella missione: se tu lasci tutto per Gesù la gente riconosce in te il Signore; ma nello stesso tempo ti aiuta a convertirti ogni giorno a Lui, a rinnovarti e purificarti dai compromessi e a superare le tentazioni. Quanto più un sacerdote è vicino al popolo di Dio - ha soggiunto - tanto più si sentirà prossimo a Gesù, e quanto più un sacerdote è vicino a Gesù, tanto più si sentirà prossimo al popolo di Dio".

La via della Vergine Maria
Quindi ha concluso indicando la via della Vergine Maria che “ha sperimentato in prima persona che cosa significa amare Gesù distaccandosi da sé stessa, dando un nuovo senso ai legami familiari, a partire dalla fede in Lui”.

Ascolta il servizio di Massimiliano Menichetti:       

 

inizio pagina

Tweet del Papa: i giovani siano “viandanti della fede”

◊  

Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni angolo della terra!

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Iraq. Inaugurata ad Erbil la chiesa dei santi Pietro e Paolo

◊  

Inaugurata ad Erbil, in Iraq, la chiesa dei santi Pietro e Paolo nel giorno della loro festa, il 29 giugno. La cerimonia si è svolta nel sobborgo di Mar Auda ad Ankawa, nel Kurdistan iracheno, ma la notizia è stata diffusa solamente oggi dalla diocesi. A celebrare è stato il patriarca della Chiesa caldea Louis Rapahaël I Sako

Patriarca Sako: non abbandonare l’Iraq, difendere identità caldea
Nell'omelia il patriarca Sako ha esortato i fedeli a non lasciare l’Iraq e a difendere la propria identità caldea, pur nelle difficili circostanze che il Paese si trova a vivere. L’appello è stato a non disperdersi in visioni limitate e sogni poco realizzabili, ma ad avere un’unità di intenti. Suggestivo il rito di consacrazione dell’unzione con l’olio sacro dell’altare ligneo da parte del patriarca. Presenti diverse autorità religiose tra cui l'Arciverscovo di Erbil, mons. Bashar M. Warda, l'arcivescovo emerito mons. Jacques Isaac, il vescovo di Alqosh, Mons. Mikhail Maqdassi e il vescovo di Dohuk Mons. Rabban al Qas, il nunzio apostolico in Iraq e Giordania mons. Alberto Ortega Martin, il vescovo di Erbil della Chiesa Assira dell'Est Mar Abris Youkhanan e, naturalmente, il parroco padre Rayan Atto. Ad accompagnare il rito i canti del coro della chiesa.

Chiesa dei santi Pietro e Paolo  in grado di accogliere mille fedeli
Conclusa la celebrazione, mons. Warda, ha ringraziato i fedeli che hanno preso parte al rito e in special modo l'ufficio per gli affari cristiani del governo del Kurdistan per il sostegno economico dato al progetto che include lo spazio per circa 1000 fedeli, 3 sale per attività diverse, gli uffici amministrativi, 24 aule da studio, giardini e spazi interni all'aperto.

Di Paolo Ondarza

inizio pagina

Conferenza Fao. Beccegato: da Chiesa grande contributo a lotta fame

◊  

Si apre lunedì 3 luglio a Roma, la 40.ma sessione della Conferenza generale della FAO, il più importante momento nella vita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro la fame nel mondo. All’evento, che vede la presenza di 70 ministri di diverse nazioni, interverrà anche il cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. Tra i temi più rilevanti oggetto dei lavori, la sicurezza alimentare, il cambiamento climatico e l’impegno per sconfiggere la fame (Global Goal of Zero Hunger). Alessandro Gisotti ne ha parlato con Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas Italiana: 

R. – Sarebbero quattro gli obiettivi principali della Conferenza. Il primo è proprio quello della cosiddetta “fame zero”, che comprende anche il tema dell’acqua che ormai vediamo essere sotto gli occhi di tutti una questione sempre più urgente, in particolare nella regione del Medio Oriente e Nord Africa che, come sappiamo, è una regione fortemente a rischio rispetto a questi fenomeni. Il secondo riguarda le soluzioni sostenibili per prevenire la fame nei Paesi in guerra o comunque in situazioni di conflitto armato. E il tema della fame in correlazione al tema della guerra è un binomio veramente esplosivo, a partire dalla Siria ma in tutte le zone “calde”. Il terzo tema è quello della sicurezza alimentare, in particolare in rapporto alle piccole isole in via di sviluppo. Quindi sappiamo benissimo che il cambiamento climatico – soprattutto l’innalzamento del livello degli oceani – mette sotto pressione queste regioni del mondo che non devono essere dimenticate. Il quarto e ultimo è il ruolo dello sviluppo rurale per ridurre anche la pressione migratoria.

D. – Papa Francesco ha detto più volte che la fame è uno scandalo, in un mondo che produce a sufficienza per nutrire tutti. E’ l’economia che non funziona, che non serve l’uomo?

R. – E’ veramente uno scandalo perché potrebbe essere facilmente risolto, come problema. Sappiamo che, appunto, i dati sostanzialmente dicono come poco meno di un miliardo di persone soffre la fame. Pensiamo anche a situazioni particolari: il Venezuela, la Corea del Nord, Paesi dove questi dati sono fortemente legati alla politica. Perché è uno scandalo? Perché se ci fosse una collaborazione attiva, propositiva della comunità internazionale rispetto a Paesi sovrani, molto probabilmente potrebbe essere completamente risolto, questo problema. Certamente con una volontà politica forte e non violenta, appunto attiva e propositiva e quindi non passiva e inerte, mettendo questo problema verso il fondo delle priorità della comunità internazionale.

D. – La presenza del cardinale Parolin sottolinea l’attenzione della Santa Sede verso questa conferenza. Qual è il contributo che la Chiesa, che Caritas può dare per rafforzare l’impegno contro la fame nel mondo?

R. – Prima di tutto, un contributo di carattere morale: ogni comportamento, personale e collettivo, può contribuire a risolvere questo che forse è il più grande scandalo sotto gli occhi di tutta l’umanità. Quindi un indirizzo che possa dare il giusto peso alle parole, ai concetti, alle cose da fare perché non c’è alcun tipo di azione politica o personale o di responsabilità che possa non considerare adeguatamente questo problema che affligge sempre più contesti: penso ad alcune regioni in particolare, ad alcune zone in particolare. Veramente scandaloso, che le persone non abbiano un’alimentazione insufficiente.

inizio pagina

Sud Sudan. Sette milioni di persone a rischio fame ed epidemie

◊  

In Sud Sudan è sempre più grave la crisi umanitaria. Sette milioni di persone rischiano di morire di fame ed epidemie ed oltre un milione e mezzo di sfollati fuggono da guerra e violenza. In questo contesto anche gli aiuti delle organizzazioni internazionali hanno difficoltà ad arrivare. Federico Piana ha raccolto di testimonianza di suor Laura Germignani, responsabile dell’ospedale comboniano della città di Nzara: 

R. – Credo che la possibilità di poter operare ancora nel nostro ospedale sia veramente un miracolo, perché siamo isolati – le strade non sono praticabili perché sono molto pericolose – e l’ospedale riesce a funzionare grazie alla disponibilità dei sud-sudanesi stessi, dei nostri infermieri, del dottore che è ugandese e opera 24 ore su 24 nell’ospedale, riesce a coordinare le varie realtà; suor JeanFrancis, una sorella ugandese che è la responsabile dal punto di vista del nursing nell’ospedale. Riusciamo a lavorare, dicevo, con l’aiuto e il supporto di molte persone, per esempio: coloro che con l’elicottero ci portano le medicine dall’Uganda a Yambio, perché via terra sarebbe quasi impossibile, in quanto la strada che arriva a noi e tappezzata di ribelli: ribelli che a loro volta sono affamati, arrabbiati, armati.

D. – Sono sette milioni di persone che soffrono la fame: donne, bambini …

R. – Noi abbiamo ricoverato circa 1.200 bambini che erano a rischio di morte proprio per la fame: non mangiavano da diversi giorni perché le mamme scappano con loro in foresta. Quindi, in questa situazione, seguire i più piccoli è abbastanza difficile. Grazie a Dio e grazie alla World Health Organization, ci hanno rifornito di un po’ di latte che è un cibo molto ricco fatto con le noccioline americane, con le arachidi … Insomma, facciamo quello che possiamo: veramente, tante gocce messe assieme che ci aiutano ad aiutare. Tempo fa – l’abbiamo saputo – anche una nostra missionaria è stata uccisa a Yeli, nell’ambulanza, mentre trasportava dei malati dall’ospedale al “Centre”, e viceversa. Non se ne sa il perché …

D. – Vi aspettate, prima o poi, la visita del Papa? Ci sperate?

R. – Io vorrei avere la certezza, ma almeno ho la grande speranza. E se la situazione migliora un pochino e c’è un minimo di sicurezza, la determinazione del Papa è grande e lo aspettiamo a braccia aperte: è il nostro papà …

inizio pagina

L'Africa ha il più alto tasso di propensione imprenditoriale al mondo

◊  

L’Africa ha il più alto tasso di propensione imprenditoriale al mondo e la più giovane età media di chi si mette in proprio. È quanto afferma l’African Economic Outlook 2017: il 70% della popolazione del continente ha meno di 30 anni, la crescita demografica africana è in forte sviluppo e la crescita economica, seppur instabile, è in aumento. Giorgio Saracino ne ha parlato con l’economista Riccardo Moro

R. - L’immagine internazionale dell’Africa normalmente è quella del continente più povero. In realtà, se guardiamo ai numeri economici, vediamo che negli ultimi anni l’Africa ha manifestato alcuni trend di un certo interesse. In Africa la disuguaglianza è minore e un continuato ritmo di crescita può farci supporre un graduale miglioramento abbastanza diffuso nell’intera popolazione. Usando i numeri con grande semplicità, vediamo che c’è stata una riduzione di questo trend di crescita durante il 2016, ma le prospettive sono di tornare al 3,4 % in tutto il continente.

D. - Quali sono gli Stati o le zone in cui la crescita è maggiore?

R. - Fondamentalmente è l’Africa dell’Est, in questo momento, ad avere un trend un pochino più forte; poi c’è tutta la fascia che comprende la zona verso l’Arabia, la Tanzania, l'Etiopia e il Kenya. Decisamente più basso è il livello dell’Africa occidentale, cioè l’area che va dalla Mauritania al Mali e che scende verso il Senegal fino alla Nigeria. Abbastanza bassi sono i numeri della Nigeria e del Sud Africa, che sono le due nazioni economicamente più importanti, le economie più grandi del continente.

D. - Quali sono i settori in cui si investe maggiormente e si potrebbe, magari in futuro, investire di più?

R. - Sicuramente a breve quello della trasformazione alimentare sarà un settore rilevante, così come è forte la tentazione di continuare a investire nel settore della materie prime e nel settore estrattivo. Però questo significherebbe votarsi sempre a dipendere dalle esportazioni e da una dinamica di formazione dei prezzi su cui l’Africa non riesce a incidere: cadute generalizzate delle materie prime, quindi, comporterebbero cadute generalizzate delle entrate. Viceversa si dovrebbe guardare allo sviluppo del mercato interno, fare qualcosa di effettivamente più sostenibile nel tempo e che permetta - come nel caso dello sviluppo dell’industria alimentare - di guardare all’esportazione, ma in un modo meno vulnerabile rispetto al solo sviluppo delle materie prime. Un altro ambito è quello delle costruzioni: ci sono ampie aree del continente in cui il tema delle costruzioni è affrontato sotto il profilo del miglioramento del livello delle costruzioni; anche in questo caso significa guardare sia al mercato interno che a prospettive di sostenibilità ambientale. C’è molto spazio - in sostanza - per provare a investire con fantasia, con modi e tecnologie nuovi, a basso consumo di risorse ma che possano portare ad un coinvolgimento di persone, prodotti, beni e servizi che possano esser venduti all’interno dei Paesi e che possano essere in grado di consentire sostenibilità ambientale nel tempo.

inizio pagina

Oggi giornata di preghiera per l'abolizione delle armi nucleari

◊  

In concomitanza con la Conferenza sull’approvazione di un Trattato internazionale che proibisca la produzione e l’utilizzo di armi nucleari, in corso in questi giorni alle Nazioni Unite a New York, la Diocesi di Concordia–Pordenone ha promosso per questa domenica una giornata di preghiera nelle parrocchie per la messa a bando di questi armamenti. Infatti proprio in questo territorio c'è la base militare di Aviano che ospita ordigni atomici statunitensi. Ascoltiamo Marco Gaiarin, della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi, al microfono di Marina Tomarro

R. – Questa iniziativa nasce all’interno della Commissione per la Pastorale sociale del lavoro, Giustizia e Pace e custodia del Creato della Diocesi di Concordia-Pordenone. All’interno di questo contesto, è nata l’idea di supportare questa iniziativa del Trattato internazionale per la messa al bando delle armi nucleari; perché è una cosa che interessa molto e su cui la dottrina sociale della Chiesa si è espressa in modo molto chiaro. Ma è anche una cosa che interessa molto alla nostra diocesi visto che ospita la base militare di Aviano, dove si trovano una quarantina di testate nucleari.

D. – Qual è il messaggio che arriva attraverso questo sussidio a chi lo leggerà?

R. – Questo sussidio è nato come una iniziativa di preghiera diffusa. Nasce con alcune riflessioni e alcune proposte per la celebrazione della Messa. Però, visto che è iniziata l’estate e c’è tutta una serie di attività nelle parrocchie, sono stati aggiunti degli strumenti e ulteriori idee, come ad esempio la possibilità di visionare un film o una canzone, perché sono attività che possono essere utilizzate nei campiscuola ad esempio.

D. – Perché è giusto sensibilizzare i fedeli verso questo problema?

R. – Da questo punto di vista la Chiesa si è espressa in modo assolutamente chiaro: le armi atomiche sono un rischio inaccettabile per l’uomo e per la Terra. In questo momento, al mondo ci sono diverse decine di migliaia di armi atomiche – quasi 15mila – e solo con l’esplosione di una minima parte di queste ultime non ci sarebbe più vita. Oltre a ciò, gestire questo arsenale nucleare in modo sicuro costa moltissimi soldi, i quali potrebbero essere impegnati a rendere il mondo più giusto e pacifico.

D. – Nel concreto che cosa si potrebbe fare di più, secondo lei?

R. – Capire che queste armi, anche se non se ne parla molto, sono ancora qui e sono ancora perfettamente in azione, esattamente come trent’anni fa.

D. – Forti sono anche gli appelli del Papa: quanto possono sensibilizzare ulteriormente anche i potenti della Terra, secondo lei?

R. – I potenti della Terra hanno l’opportunità con questo trattato di dichiarare le armi illegali. È un processo lungo perché dichiarare un’arma illegale non vuol dire che questa sparisce il giorno dopo; però è un primo passo e soprattutto si è dimostrato molto efficace. È lo stesso percorso attuato ad esempio per le mine antiuomo: queste armi non sono sparite dalla Terra però sono molto meno usate. Soprattutto, per l’opinione pubblica è diventato palese che queste armi non sono nè consone e nè lecite.

inizio pagina

Di Raffello due figure femminili ai Musei Vaticani

◊  

Sono opera di Raffello, due figure femminili della Sala di Costantino, nei Musei Vaticani. La conferma arriva dalla squadra internazionale di restauratori guidati da Fabio Piacentini e coordinati da Maia Ludmilla Pustka, che da due anni lavora nell’imponente sala destinata a banchetti, nomine di cardinali e ricevimenti ufficiali. Si tratta delle raffigurazioni della “Comitas” – amicizia, in latino – e della Giustizia, straordinari e unici esempi di olio su muro nel contesto dei grandiosi affreschi circostanti. L’emozione di questa scoperta nelle parole della coordinatrice del restauro Maia Ludmilla Pustka al microfono di Gabriella Ceraso

R. – L’emozione è stata grande. Non possiamo dire che sia una scoperta “caduta dal cielo”, in quanto siamo andati a cercare dove potesse essere realmente Raffaello, perché già da Vasari in poi si sapeva che fosse comunque Raffaello a seguire il grande progetto delle “Stanze”, e concludeva l’intero appartamento con una sua partecipazione nel Salone di Costantino. Abbiamo appena concluso la scena della “Visione della Croce” all’interno della quale, all’angolo, c’è la figura della “Comitas”, che è la prima da noi studiata per capirne bene le differenze con il resto della pittura. Ed è questo che ci ha guidato nella giusta interpretazione, in quanto è dipinta ad olio sul muro e Raffaello – e qui si riconosce la sua mano – usa una tecnica a lui conosciuta su tavola. Quindi, le analogie, l’uso del colore, il riconoscimento dei pigmenti, la tavolozza chiara a Raffaello noi la ritroviamo su questa figura.

D. – Quindi lui sul muro applica uno strato di cera …

R. - … di cera, per far sì che l’olio tenga, ben adeso; usa una strategia tecnica innovativa per quei tempi, e noi lo riconosciamo proprio per questo. In più, accanto, abbiamo appena iniziato il restauro della grande scena della “Battaglia di Ponte Milvio”: sulla destra si vede la figura della Giustizia, anch’essa dipinta a olio …

D. – Quindi in questo Salone di Costantino, questi sono gli unici due olii su muro?

R. – Sì. Questo cosa ci fa pensare? Che forse lui inizia da queste figure per dare un po’ una sorta di tabella-colore, una sorta di tecnica che lui forse vuole continuare ma non riesce, perché poi purtroppo sopraggiunge la morte. E quindi i suoi aiuti, altrettanti maestri, continuano dipingendo però in affresco, anche se ci sono delle finiture a secco, e lo fanno in modo timido ma puntuale, in quanto riescono a usare il colore a mo’ di olio – ma non è olio …

D. – Lei le ha viste, noi no: se le dovesse descrivere, che cosa direbbe di queste due figure femminili?

R. – Sono qualcosa di straordinario: gli incarnati, le vesti, il modo di realizzare i volti è qualcosa di delicatissimo e sublime; il messaggio che lui dà è sicuramente una fermezza per quello che rappresenta la Giustizia. E lo stesso è per la “Comitas”: una grande sensibilità, una grande femminilità, soprattutto, di espressione, quell’atteggiamento così dolce, cauto … Sicuramente a noi tecnici ha dato un’emozione molto grande, di grande calore, ecco. Mi auguro che questo possa trasparire anche dalle immagini che tutti potranno vedere in futuro.

inizio pagina

Dal 4 luglio cambia la nostra Newsletter

◊  

A partire dal 4 luglio, la Newsletter cambia forma, resta il contenuto. Confidando nel vostro apprezzamento, vi invitiamo a consultare il sito della Radio Vaticana – www.radiovaticana.va – per aggiornamenti e approfondimenti.

inizio pagina
Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 183

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.