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Sommario del 21/05/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa: invidie e divisioni non segnino volto Chiesa. E annuncia nuovi cardinali

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I cristiani sappiano amarsi, sull’esempio del Signore. E’ l’appello che il Papa ha lanciato ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro per la recita del Regina Caeli. Francesco ha poi ricordato il sanguinoso conflitto in atto nella Repubblica Centrafricana, chiedendo che si fermi lo scontro armato. Il Papa ha poi annunciato che il prossimo 28 giugno nominerà cinque nuovi cardinali, provenienti da diverse parti del mondo.  Francesca Sabatinelli 

 “Non è mai facile, non è mai scontato”, neanche per i cristiani, saper amare, volere bene “sull’esempio del Signore e con la sua grazia”. Ma è questo amore il più grande comandamento del Vangelo. Papa Francesco al Regina Caeli della sesta Domenica di Pasqua, richiama all’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, quando promette loro che, dopo di lui, non resteranno “orfani”, perché riceveranno “un altro Paraclito”, “lo Spirito della verità”. Parole che trasmettono “la gioia di una nuova venuta di Cristo” per mezzo dello Spirito Santo:

“Meditando queste parole di Gesù, noi oggi percepiamo con senso di fede di essere il popolo di Dio in comunione col Padre e con Gesù mediante lo Spirito Santo. In questo mistero di comunione, la Chiesa trova la fonte inesauribile della propria missione, che si realizza mediante l’amore”.

Invidie e divisioni lasciano il segno anche sul volto della Chiesa
E’ l’amore che ci fa conoscere Gesù, e “l’amore a Dio e al prossimo è il più grande comandamento del Vangelo” – dice Francesco – e “il Signore ci chiama a corrispondere generosamente alla chiamata evangelica all’amore, ponendo Dio al centro della nostra vita e dedicandoci al servizio dei fratelli, specialmente i più bisognosi di sostegno e di consolazione”.

“Se c’è un atteggiamento che non è mai facile, non è mai scontato anche per una comunità cristiana, è proprio quello di sapersi amare, di volersi bene sull’esempio del Signore e con la sua grazia. A volte i contrasti, l’orgoglio, le invidie, le divisioni lasciano il segno anche sul volto bello della Chiesa. Una comunità di cristiani dovrebbe vivere nella carità di Cristo, e invece è proprio lì che il maligno “ci mette lo zampino” e noi a volte ci lasciamo ingannare”.

Le vittime sono i più deboli che si allontanano anche da parrocchie e comunità
A fare le spese di questo atteggiamento – spiega il Papa – “sono le persone spiritualmente più deboli”, che si allontanano perché non si sentono “accolte, capite e amate”:

“Quante persone si sono allontanate per esempio da qualche parrocchia o comunità per l’ambiente di chiacchiericcio, di gelosie, di invidie, che hanno trovato lì.”

Anche per un cristiano – prosegue Francesco - saper amare non è mai un dato acquisito una volta per tutte:

“Ma sentite questo eh! Ogni giorno si deve imparare l’arte di amare, ogni giorni si deve seguire con pazienza la scuola di Cristo, ogni giorni si deve perdonare e guardare Gesù, e questo con l’aiuto di questo avvocato di questo consolatore che Gesù ci ha inviato che è lo Spirito Santo”.

L'appello per il Centrafrica: tacciano le armi prevalga il dialogo
Subito dopo il Regina Caeli, Francesco ha rivolto un accorato appello per la Repubblica Centrafricana, nazione cara al Papa da lui visitata nel 2015. Il Paese è sconvolto da scontri armati che – sono le parole del Papa – “hanno provocato numerose vittime e sfollati, e minacciano il processo di pace”.

Sono vicino alla popolazione e ai vescovi e tutti coloro che si prodigano per il bene della gente e per la pacifica convivenza. Prego per i defunti e i feriti e rinnovo il mio appello: tacciano le armi e prevalga la buona volontà di dialogare per dare al Paese pace e sviluppo.

I cattolici cinesi contribuiscano alla comunione e all'armonia della società
Francesco ha poi invitato i fedeli a unirsi spiritualmente, il prossimo 24 maggio, ai  cattolici in Cina, “nella ricorrenza della Beata Vergine Maria ‘Aiuto dei Cristiani’, venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai”:

"Ai cattolici cinesi dico: alziamo lo sguardo a Maria nostra Madre, perché ci aiuti a discernere la volontà di Dio circa il cammino concreto della Chiesa in Cina e ci sostenga nell’accogliere con generosità il suo progetto d’amore. Maria ci incoraggia ad offrire il nostro personale contributo per la comunione tra i credenti e per l’armonia dell’intera società. Non dimentichiamo di testimoniare la fede con la preghiera e con l’amore, mantenendoci aperti all’incontro e al dialogo, sempre".

Il 28 maggio il Concistoro per la nomina di cinque cardinali
Francesco al termine del Regina Caeli ha annunciato un concistoro il prossimo 28 giugno per la nomina di cinque cardinali:

“La loro provenienza da diverse parti del mondo manifesta la cattolicità della Chiesa diffusa in tutta la terra e l'assegnazione di un titolo o una diaconia nell’urbe esprime l’appartenenza dei cardinali alla diocesi di Roma che, secondo la nota espressione di Sant’Ignazio,  ‘presiede alla carità di tutte le Chiese’”.

I nuovi porporati, che provengono da Mali, Spagna, Svezia, Laos e San Salvador, concelebreranno la Santa Messa con il Papa il 29 giugno, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

I cardinali sono:

Mons. Jean  Zerbo, arcivescovo di Bamako, nel Mali.

Mons. Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona, Spagna.  

Mons. Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, Svezia.

Mons. Luis Marie-Ling Mangkhanekhoun, vescovo titolare di Acque Nuove di Proconsolare, vicario apostolico di Paksé, nel Laos.  

Mons. Gregorio Rosa Chávez, vescovo titolare di Mulli, ausiliare dell’arcidiocesi di San Salvador, a El Savador.

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Francesco visita la parrocchia di San Pier Damiani a Casal Bernocchi

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Papa Francesco si reca oggi pomeriggio in visita pastorale alla Parrocchia romana di “San Pier Damiani”, a Casal Bernocchi, nella periferia sud della Capitale. Il Papa incontrerà i giovani, i malati, le famiglie con i bimbi battezzati quest’anno, gli operatori pastorali e confesserà alcune persone. Intorno alle 18 presiederà la Messa. Sarà la quindicesima visita in una parrocchia della sua Diocesi. Ad accoglierlo ci sarà anche il cardinale vicario Agostino Vallini, che è titolare di San Pier Damiani. Sulla vita di questa parrocchia, Federico Piana ha sentito il parroco, don Lucio Coppa

R. - È una parrocchia di periferia, in un cosiddetto quartiere “dormitorio”; qui non abbiamo molti servizi per le persone: ci sono alcuni bar, qualche ristorante, ma non ci sono banche, non ci sono poste, quindi le persone devono uscire dal quartiere. Molti lavorano tutta la giornata, escono la mattina e tornano la sera dal lavoro, quindi sono stanchi naturalmente. Il quartiere conta circa 14mila persone, ma la parrocchia non è molto frequentata, forse arriviamo a duecento persone la domenica. Ci sono tutte le attività normali di una parrocchia. Le uniche aggregazioni sociali del quartiere sono la nostra parrocchia, il campo sportivo e un centro anziani del comune.

D. - Quindi la parrocchia si trova svolgere un ruolo sociale …

R. - Sì, insieme ad altre tre parrocchie collaboriamo per quanto è nelle nostre possibilità.

D. - Quali sono le difficoltà di questo quartiere, visto che la parrocchia svolge questo ruolo sociale?

R. - La difficoltà più grande – come dice il Papa – è quella di "andare fuori", cioè andare a cercare le persone. Ci sono alcune persone che vanno a visitare le famiglie e la nostra Caritas parrocchiale che aiuta le persone in difficoltà. Non è un quartiere povero, però ci sono molti disagi, molti anziani soli che non escono dalle loro case, sono questi i disagi maggiori del quartiere.

D. - I giovani frequentano? 

R. - Noi abbiamo provato per tanti anni a fare una pastorale giovanile. Puntiamo molto sulla famiglia, questa è la nostra linea, perché poi dalla famiglia vengono tutte le altre cose: se c’è la famiglia, arrivano le vocazioni e l’impegno nella parrocchia. Da circa setto/otto anni c’è il post Cresima per i ragazzi che hanno ricevuto il Sacramento, oggi quasi la totalità di quelli che ricevono la Cresima continuano con il post Cresima. Abbiamo un bacino di ragazzi, di giovani, fino ai 19 anni, sono circa una settantina e sono legati moltissimo alla famiglia. Questo è il legame principale.

D. - Cosa vi aspettate da questa visita di Papa Francesco?

R. - Mi aspetto una ventata di benedizione, di gioia, di testimonianza da parte del nostro Vescovo per questa parrocchia. Ai miei parrocchiani ho detto: “Ricordate, prima di essere Papa è il nostro Vescovo”. Anche Papa Francesco ci tiene a ribadire questo. Per noi è una visita pastorale di incoraggiamento ad andare avanti, a non scoraggiarci; a volte ci sono dei fallimenti, a volte delle gioie come in ogni famiglia che si rispetti, no? Non possiamo pensare che tutto vada bene, che tutto funzioni. Siamo esseri umani e sbagliamo, però il coraggio e la gioia di Papa Francesco e le sue esortazioni, le udienze, i viaggi, ci danno la forza.

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Tweet: Maria ci insegna a sperare in Dio anche quando tutto appare privo di senso

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"Maria ci insegna a sperare in Dio anche quando tutto appare privo di senso, anche quando Lui sembra nascosto".

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Oggi in Primo Piano



Venezuela, in 200mila in piazza ieri contro Nicolas Maduro

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Oltre 200mila persone sono scese in piazza ieri in Venezuela, nel 50esimo giorno di proteste contro il presidente Nicolas Maduro. Gli incidenti da inizio aprile hanno provocato 47 morti e centinaia di feriti. Intanto, il Paese resta immerso in una profonda crisi economica, caratterizzata dalla penuria di cibo e medicine. Il servizio di Elvira Ragosta 

Duecentomila, di cui 160mila nella capitale Caracas: sono i numeri dei manifestanti scesi in piazza ieri per il 50esimo giorno di protesta contro il presidente socialista Nicolas Maduro. L’opposizione chiede elezioni anticipate e rifiuta la decisione di Maduro di convocare un'Assemblea costituente per modificare la Costituzione, ritenendola una mossa per evitare le presidenziali previste per il 2018. Le manifestazioni, quasi quotidiane dall’inizio di aprile, degenerano spesso in scontri con le forze dell’ordine. La Procura stima che le vittime dall’inizio dell’ondata di proteste siano 47.

Secondo l'organizzazione non governativa 'Foro Penal', gli scontri hanno provocato centinaia di feriti e almeno 161 persone sono state arrestate per ordine dei tribunali militari. A ciò si aggiungono saccheggi e violenze dei “colectivos”, gruppi di civili, che secondo l’opposizione sono armati dal governo. "Questi 50 giorni sono stati un massacro contro il popolo del Venezuela, – ha detto il leader dell’opposizione Henrique Capriles – ma in mezzo a una repressione maggiore, c‘è più resistenza e più lotta”. Anche per il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani, Luis Almagro, la sola via d’uscita alla crisi venezuelana è l’organizzazione di elezioni.

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I vescovi venezuelani promuovono una Giornata di preghiera per la pace

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Giornata di preghiera per il Venezuela, oggi, indetta dai vescovi del Paese. La Conferenza episcopale ha chiesto alla gente di manifestare pacificamente per difendere la democrazia contro i tentativi del regime chavista di cancellare lo stato di diritto. Su questa giornata ascoltiamo il presidente dei vescovi venezuelani, mons. Diego Padrón, al microfono di Alina Tufani: 

R. – Questo è soltanto un simbolo perché i giorni di preghiera sono tanti e sono tanti i gruppi che nel Venezuela pregano perché siamo convinti che la preghiera è un’arma, è una forza spirituale che può cambiare la situazione. Perciò abbiamo chiesto a tutte le nostre comunità parrocchiali, religiose, i collegi cattolici, a tutti i credenti cattolici di radunarsi intorno a una Chiesa oppure una cappella oppure in famiglia oppure per strada e pregare, e non soltanto la preghiera delle parole ma la preghiera della solidarietà e anche del digiuno perché il digiuno viene a confermare che noi tutti siamo solidali con i nostri fratelli che non hanno cibo e medicine.

D. – Qual è stata la presenza della Chiesa venezuelana in questo momento così difficile della storia del Paese?

R.  – Noi abbiamo accompagnato il popolo in questo cammino di sofferenze sin dall'inizio, 18 anni fa. Siamo compagni di viaggio, perché noi vescovi sentiamo come tutti le difficoltà che ci sono per trovare il cibo e non soltanto il cibo materiale. Ma questa situazione ci toglie la fiducia, fa venire meno la speranza, è un sentimento molto difficile da tradurre ma viene di lasciare tutto e di perdere la fiducia anche nelle nostre forze spirituali. Perciò dobbiamo esercitare un’attività forte come la preghiera, come il digiuno, come la solidarietà, per arrivare a coprire questo debilitamento della persona e del popolo in generale.

D. - I vescovi sudamericani riuniti nell’assemblea del Celam sono stati solidali con la situazione del Venezuela…

R. – Io sono testimone della solidarietà delle Chiese latinoamericane, anche delle Chiese americane del Nord, Stati Uniti e Canada: solidarietà con il popolo e con la Chiesa che cammina nel Venezuela. Sono andato e ho visto e ho sentito la vicinanza dei fratelli vescovi e dei popoli che loro rappresentano. Perciò ringraziamo Dio e confermiamo la grandezza dell’unità del nostro continente. Siamo fiduciosi che la loro preghiera e la loro solidarietà saranno senz’altro un aiuto grandissimo nel superamento della nostra crisi.

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Libia, strage alla base area di Haftar. Oltre cento le vittime

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In Libia le milizie di Misurata, fedeli al governo di unità nazionale di al Serraj, hanno colpito a sorpresa la base aerea di Brak-Al-Shati, nel sud Paese. L’installazione militare era controllata dagli uomini del generale Haftar, legato al governo non riconosciuto di Tobruk. Il governo di concordia nazionale ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco, il cui bilancio sarebbe di oltre cento morti, tra loro anche civili. L'accaduto rischia di alterare il già precario equilibrio nel Paese, come spiega Gabriele Iacovino, responsabile analisti del Centro Studi Internazionali, al microfono di Michele Raviart

R. – Nel corso dell’ultimo mese, lo scontro tra Haftar e le milizie di Misurata si è spostato a Sud, nella regione del Fezzan, che sta diventando sempre più una zona “importante” per l’economia libica, perché da lì passano tutti i traffici che in questo momento stanno sostenendo, volenti o nolenti, l’economia di queste milizie. Lo scontro è tra i due protagonisti militari più forti per capacità, ma anche per risorse, quindi potrebbe anche andare ad allargarsi ad altre aree geografiche della Libia.

D. – Le forze di Misurata formalmente fanno capo al ministro della Difesa, ma sono molto autonome. Che ruolo giocano nell’attuale assetto della Libia?

R. – Misurata è sempre stata, fin dall’inizio della rivolta contro Gheddafi, un attore forte del palcoscenico libico che ha sempre agito in maniera abbastanza autonoma. La stragrande parte delle truppe di Misurata hanno supportato al Serraj, però portando avanti sempre una politica autonoma. Non dimentichiamoci poi che le milizie di Misurata sono quelle più forti militarmente, che hanno sconfitto da sole – per esempio – la presenza, sia pur minima, dello Stato islamico a Sirte. La stessa capacità di agire e di portare avanti un’azione militare così importante a così tanti chilometri dalla propria città di provenienza – Misurata – sulla costa, sono sintomo di quali possano essere le capacità di questa milizia e di quali possano essere gli interessi.

D. – Al Serraj ha sospeso il ministro della Difesa e un importante comandante delle forze di Misurata. Quali saranno le conseguenze per il governo?

R. – Il ruolo di al Serraj in questo momento è molto delicato, perché se da una parte il sostegno di Misurata per lui è fondamentale per avere ancora un minimo di influenza a Tripoli, dall’altro, ovviamente, i passi di dialogo e di apertura nei confronti di Haftar compiuti nelle ultime settimane, lo hanno portato a queste decisioni. Quindi, il ruolo di al Serraj è quello di trovare un equilibrio tra l’apertura ad Haftar e la necessità di mantenere il sostegno di Misurata. Se da una parte, nel corso degli ultimi anni, abbiamo sempre parlato di Haftar come di un soggetto forte, con cui bisogna parlare, il vero soggetto forte – dal punto di vista militare – in Libia sia in questo momento così come nel corso degli ultimi anni – è sempre stato Misurata. Quindi rompere definitivamente con Misurata significa aprire un fronte di conflitto molto vasto i cui risultati, in questo momento, sono imprevedibili.

D. – All’inizio del mese al Serraj e Haftar avevano annunciato un’intesa. Che cosa cambia nel processo di pace dopo questi attacchi?

R. – Sicuramente il negoziato tra Serraj e Haftar era un negoziato difficile, alla luce degli ultimi eventi lo è ancora di più. Perché, nonostante ci sia stata una sia pur flebile apertura, comunque un possibile accordo negoziato tra Serraj e Haftar dev’essere poi di fatto messo in atto sul terreno, e non è che Haftar e Serraj abbiano un seguito così ampio e così vasto in tutti e due gli schieramenti. Gli eventi e lo scontro violento tra Misurata e Haftar rendono questo negoziato ancora più difficile, ancora più imprevedibile, perché a questo punto bisognerà capire anche che cosa faranno le milizie di Tripoli che in questo momento stanno supportando Serraj, ma che in parte sono anche alleate di Misurata. I soggetti sono molti e sono espressione di potentati locali. Se il negoziato libico, così come è stato portato avanti dalle Nazioni Unite nel corso degli ultimi anni, cercherà sempre di trovare soggetti “forti” che poi dovranno fare applicare l’accordo negoziato, difficilmente la Libia uscirà da questo pantano di crisi. Riconoscere anche un determinato ruolo a una molteplicità di soggetti è l’unico modo per cercare una soluzione condivisa e di fatto applicabile in Libia.

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Kabul, uccisa cooperante tedesca e rapita collega finlandese

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Una cooperante tedesca è stata uccisa e una sua collega finlandese è stata rapita ieri sera a Kabul, nel corso di un attacco a una guest house della ong svedese 'Operation Mercy'. A confermare la notizia il portavoce del ministero dell'Interno, Najib Danish. Durante l'attacco, avvenuto sulla Darulaman Road della capitale, è stata anche decapitata una guardia del corpo afghana.

Attacco dei talebani nella provincia di Zabul
Ieri, inoltre, 20 agenti della polizia nazionale e locale afgana sono stati uccisi e altri dieci sono rimasti feriti in attacchi dei talebani nella provincia meridionale di Zabul. Secondo un portavoce del governo provinciale, "centinaia" di talebani hanno attaccato simultaneamente diversi posti di controllo in tre punti della provincia. L'attacco è stato respinto dalle forze di sicurezza.(E.R.)

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Nord Corea: altro lancio di missile. Seul convoca Consiglio sicurezza

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La Corea del Nord ha effettuato un nuovo test, lanciando un missile balistico a medio raggio. La notizia, diffusa questa mattina dal ministero della Difesa sudcoreano, è stata confermata anche da Washington. Fonti della casa Bianca hanno riferito che si tratta di un missile a medio raggio già testato a febbraio e dalla gittata inferiore a quello lanciato il 14 maggio.

Il missile, secondo fonti militari sudcoreane, ha compiuto un tragitto di circa 500 chilometri. Il nuovo presidente sudcoreano, Moon Jae-In ha convocato subito il Consiglio per la sicurezza nazionale. Si tratta dell'undicesimo test di Pyongyang dall'inizio dell'anno. Il 14 maggio scorso un altro missile a medio raggio aveva percorso un tragitto di circa 700 chilometri, prima di cadere nel Mar del Giappone. (E.R.)

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Santa Rita: premiate 4 donne testimoni di perdono e amore

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Oggi domenica, a Cascia, quattro donne riceveranno il Riconoscimento internazionale Santa Rita, alla vigilia delle solenni celebrazioni che ricorderanno la monaca agostiniana nota come la santa dei casi impossibili. Alle 17.30 nella Basilica di Santa Rita saranno premiate: Federica Lisi - moglie del giocatore di pallavolo Vigor Bovolenta, morto sul campo di gioco nel 2012 - per il suo esempio di donna e madre di 5 figli, spesasi per la famiglia e la vita; Antonella Leardi, per aver perdonato l’uccisore del figlio - Ciro Esposito, morto nel 2014 durante gli scontri che hanno preceduto la finale di Coppa Italia a Roma - e per aver promosso la pace e il dialogo tra i giovani attraverso l’associazione “Ciro Vive”; Anna Montebruno, per aver perdonato l’uomo che ha investito la figlia Maria di 15 anni uccidendola e per il suo spirito volto alla ricerca del dialogo e al servizio per il prossimo; Luciana Mosciatti, per aver perdonato il ragazzo che ha causato la morte del figlio in un incidente stradale e per il suo esempio di vita cristiana nella famiglia e nella comunità parrocchiale.

Giunti quasi al termine i restauri nella Basilica di Santa Rita danneggiata dal terremoto
Per celebrare Santa Rita, nella cittadina umbra, colpita anch’essa dalle scosse di terremoto che si sono susseguite dal 24 agosto dello scorso anno, si è lavorato senza sosta. La Basilica – che custodisce le spoglie di Santa Rita - ha subìto lesioni, non strutturali ma economicamente ingenti e per la ristrutturazione esterna l’obiettivo è quello di togliere i ponteggi in tempo per la grande festa del 22 maggio. I lavori all’interno sono stati ultimati a fine aprile e le celebrazioni liturgiche sono riprese regolarmente. Tante le persone che hanno offerto il loro aiuto per la ristrutturazione.

Il Transito di Santa Rita e il 59.mo Gemellaggio di fede e di pace: quest’anno Cascia-Parigi
A precedere la consegna del Riconoscimento internazionale, alle ore 16.30, sarà la solenne concelebrazione eucaristica con la famiglia agostiniana, presieduta da padre Alejandro Moral Antón, priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino. Alle ore 18.30 è in programma il Transito di Santa Rita, presieduto dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo. Alle ore 20.45, poi, sul sagrato della Basilica, intrattenimento musicale con la banda “Giovanni e Donato da Cascia”, e sfilata degli sbandieratori e tamburini medievali di Cascia nell’attesa, dell’arrivo, alle 21.30 della Fiaccola della pace, simbolo del 59.mo Gemellaggio di fede e di pace che quest’anno unisce Cascia a Parigi, nel nome di Santa Rita.

Le celebrazioni del 22 maggio
Lunedì 22 maggio, giorno in cui la Chiesa ricorda Santa Rita, alle ore 10, sul sagrato della Basilica, è previsto l’arrivo da Roccaporena del Corteo storico in costumi quattrocenteschi e della Processione che porta la statua della religiosa agostiniana. Alle 11, solenne Pontificale presieduto dal card. Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, seguito dalla supplica a Santa Rita e dalla benedizione delle rose. Sarà possibile seguire le celebrazioni ritiane su www.youtube.com/user/monasterosantarita. (A cura di Tiziana Campisi)

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Milano, circa 100mila persone ieri a marcia pro migranti

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Hanno sfilato in circa 100mila ieri a Milano in occasione della marcia pro-migranti. La manifestazione a favore dell’accoglienza, sul modello del corteo antirazzista organizzato a Barcellona lo scorso febbraio, ha visto la partecipazione di cittadini, migranti, rappresentanti di comunità straniere, politici e associazioni. Con il presidente del Senato, Pietro Grasso, ad aprire il corteo anche il sindaco di Milano, Beppe Sala ed Emma Bonino. Dal palco il presidente del Senato ha difeso i diritti dei migranti: "Integrazione significa sicurezza - ha detto Grasso - chi è nato e studia in Italia è italiano". "Con la solidarietà e l'accoglienza - ha detto il sindaco di Milano Sala - ci sarà giustizia". E' stata una manifestazione pacifica in cui è stata registrata solo una contestazione al Pd da parte di un gruppo di antagonisti. (E.R.)

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Roma, Festa dei Popoli. Le comunità etniche incontrano i cittadini

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Una festa di piazza, occasione di incontro e dialogo tra le comunità etniche di Roma. E’ la Festa dei Popoli, promossa dai Missionari Scalabriniani e dalla Diocesi di Roma che si svolge oggi, domenica, in Piazza San Giovanni in Laterano. Il servizio di Alessandro Guarasci

Danze, animazione liturgica, canti popolari e degustazioni di cibo tipico. Torna la Festa dei Popoli a San Giovanni in Laterano. Un modo per dare l’opportunità ai romani di conoscere, senza pregiudizi, le comunità straniere che vivono nella città. Quest’anno l'evento ha un titolo tratto da una frase molto nota di Papa Francesco: “Costruiamo ponti e non muri” per sottolineare l’importanza del dialogo. Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma:

R. - In qualche maniera sempre di più nel nostro Paese, nella nostra città, abbiamo gli ultimi e abbiamo i penultimi. Tra gli ultimi abbiamo sicuramente gli immigrati. Vorrei ricordare che a Roma vivono più di 360mila migranti, almeno quelli di cui siamo a conoscenza e sono pari alla città di Firenze. Sono una grande ricchezza e possono esserlo sempre di più. Invece, spesso vengono percepiti come un’invasione: “Mi tolgono il lavoro”, “Mi tolgono la casa” . E allora su questo bisogna lavorare tantissimo a livello cultuale e a livello valoriale. Quindi, i momenti come la festa di San Giovanni, ”Costruiamo ponti non muri”, servono anche a questo: a conoscersi meglio, magari condividendo i piatti tipici di ogni Paese perché attorno alla tavola spesso nascono delle bellissime relazioni.

D. – Da questa festa, secondo lei, si può ripartire per parlare di una nuova legge sulla cittadinanza in Italia?

R. - Chi nasce in Italia non può essere considerato straniero, soprattutto in un momento in cui si sta parlando tanto del livello bassissimo di natalità, un vero allarme, un campanello assai preoccupante. Gli immigrati ci aiutano tanto su questo versante. Bisogna veramente farli sentire cittadini di serie A.

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Cei: messaggio per la 12.ma Giornata per la Custodia del Creato

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“'Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo’ (Gen. 28, 16). Viaggiatori sulla terra di Dio”. Questo il tema scelto dalla Conferenza episcopale italiana per il messaggio dedicato alla 12ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato, il 3 settembre prossimo, che quest'anno si celebrerà a Gubbio, ospitata dalla diocesi. Il Messaggio parte dall’esclamazione espressiva dello stupore di Giacobbe, che nel corso di un lungo viaggio scopre la terra di Carran come luogo di presenza del Signore.

I vescovi ricordano che, seppur radicata in un luogo, la nostra storia personale si dispiega in una varietà di tempi e di spazi e che, come molte altre religioni, il cristianesimo saprà valorizzare la pratica del pellegrinaggio, riscoprendolo in forme sempre nuove e formative.Nel testo si esorta anche ad abitare la terra come viaggiatori e a far crescere un turismo autenticamente sostenibile, capace cioè di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza. (E.R.)

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"La Roma di don Luigi Di Liegro", un libro a 20 anni dalla morte

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“La carità non è un vago sentimento di compassione, né si fonda su un sentimento di altruismo ingenuo, ma nasce dall’analisi della complessità del sociale, dai guasti provocati dal sistema sociale disordinato e dalla carenza di etica collettiva”. Così spiegava don Luigi Di Liegro il reale valore della carità. Una virtù da applicare nella vita di tutti i giorni, tendendo una mano a chi ne ha più bisogno, ma sforzandosi di capire anche le cause che generano povertà e subalternità all’interno della società. A 20 anni dalla sua morte, il libro “La Roma di don Luigi di Liegro”,  edito dalla Palombi Editore, raccoglie i numerosi scritti del sacerdote. Il servizio di Daniele Gargagliano: 

Un uomo dolce ma determinato, un pastore al servizio dei più deboli. Chi lo ha conosciuto, lo descrive così don Luigi Di Liegro, primo direttore della Caritas diocesana di Roma. Un prete in prima linea nel difendere e aiutare gli ultimi della società: malati di Aids, immigrati e poveri. Tutti meritano la carità, virtù teologale, intesa non come mera beneficienza, ma con l’intelligenza di chi riesce a tradurre il Vangelo nelle circostanze in cui vive: dentro una società che cambia e si trasforma. Con l’unico scopo di assistere e restituire dignità a chi sta lì fuori, ai margini della strada: gli ammalati, gli esclusi, i carcerati. Una missione spiegata dal presidente della Fondazione Internazionale don Luigi Di Liegro Onlus, padre Sandro Barlone:

"Credo di aver compreso come tutto il movente delle sue azioni fosse proprio una comprensione teologica della Carità, come partecipazione all’amore con cui Dio ama l’uomo, come espressione dell’amore sorgivo di Dio che ama l’uomo attraverso altri uomini, tra l’altro, a cui consegna una sensibilità che permette di intercettare un bisogno e di rispondergli proprio come avrebbe risposto Dio".

Il ritratto e l’azione pastorale del prete, venuto da Gaeta, emergono in modo chiaro nei suoi scritti, raccolti nel libro “La Roma di Don Luigi Di Liegro”. Don Luigi fu tra i promotori nel 1974 del “Convegno sui mali di Roma”, un evento destinato a cambiare le sorti dell’associazionismo, non solo cattolico, ma soprattutto ad accendere le luci sui primi segnali di crisi sociale e morale della capitale. Il curatore del libro, il giornalista Vittorio Roidi:

"Erano anni già difficili: i poveri, i bisognosi, gli  immigrati … Lui in realtà ha messo al centro della risoluzione del problema la carità, la misericordia ma anche  l’essere diversi come cristiani. Lui ha teorizzato che la Chiesa debba muoversi in modo diverso. Il prete lavora diversamente in una città, che poi si è complicata, e purtroppo ora l’abbiamo davanti. Si è capito che lui aveva visto giusto: i problemi non si sono risolti ma la strada era quella".

Anni difficili per la città di Roma, in cui si creavano le prime barricate contro le comunità nomadi Rom e Sinti o esplodeva la paura per l’insorgere dell’Aids. Nell’aprile del 1988 la Caritas ottenne dal Consiglio comunale di Roma l’autorizzazione per aprire una Casa alloggio per malati di Aids, in un parco nel centrale quartiere Parioli. Gruppi di residenti protestarono a gran voce contro la decisione e ne chiesero la revoca. Una volta, rivolgendosi a quei cittadini, don Di Liegro disse: “Stiano tranquilli, giacché nove ragazzi moribondi non metteranno in pericolo le loro ricchezze, più che consolidate e fortificate in questa società. Vivono in una contraddizione: vogliono difendere prerogative e privilegi. Verso le loro povere rabbie e le loro frasi offensive provo molta pietà”.

Il ricordo di don Luigi Di Liegro nelle parole dell’attuale direttore della Caritas di Roma, monsignor Enrico Feroci:

"È un’eredità importante quella che ho ricevuto, ma che tante volte mi ha sgomentato, perché un modello così alto di prete e di cristiano, che si è impegnato per gli ultimi e per i poveri, è difficile da raggiungere. Questo mi ha comportato, e mi comporta sempre, un impegno di lavoro molto forte per far sì che quello che don Luigi ha pensato e voluto, insieme alla Chiesa di Roma e con la Caritas, possa essere ancora sentito da tutta la Chiesa di Roma".

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 141

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.