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Sommario del 10/03/2017

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Esercizi Spirituali. Papa: Gesù parla attraverso le cose semplici

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Sesto e ultimo giorno ad Ariccia di Esercizi spirituali per il Papa e la Curia Romana, al termine dei quali Francesco ha fatto rientro in Vaticano. Prendendo la parola dopo la nona meditazione sul tema de “La tomba vuota e la Risurrezione” secondo il Vangelo di Matteo, il Pontefice ha ringraziato il padre francescano Giulio Michelini per la naturalezza e la preparazione con cui li ha guidati nella riflessione augurandogli soprattutto di continuare ad essere un buon frate. Il servizio di Gabriella Ceraso

Grazie per il "lavoro fatto" e la tua "preparazione" e soprattutto grazie per essere “normale”. E' con un sorriso che il Papa si rivolge al francescano padre Giulio Michelini e lo saluta dopo la meditazione:

“Voglio ringraziarti per il bene che hai voluto farci e per il bene che ci hai fatto. Prima di tutto, per il tuo mostrarti come sei, naturale, senza 'faccia da immaginetta'. Naturale. Senza artifici”.

Prepararsi significa avere "responsabilità" e le meditazioni di questi giorni lo dimostrano, prosegue Francesco. Tanti sono stati gli spunti, di cui servirà tutto. Ad ognuno il “Signore parla” attraverso le cose più "semplici" o quelle più "complicate":

“E’ vero: c’è una montagna di cose per meditare, ma Sant’Ignazio dice che quando uno trova negli Esercizi una cosa che dà consolazione o desolazione, deve fermarsi lì e non andare avanti. Sicuramente ognuno di noi ne ha trovate una o due, tra tutto questo. E il resto non è spreco, rimane, servirà per un’altra volta. E forse le cose più importanti, più forti, a qualcuno non dicono niente, e forse una parolina, una [piccola] cosa dice di più… “

La pagina finale di Matteo, quella della Risurrezione, al centro della meditazione di oggi è finalmente una pagina di respiro, commenta padre Giulio Michelini, che svela il mistero cristiano. Dopo il dolore e la Passione non c’è la fine, ma c’è un nuovo inizio, che è la Risurrezione. Ma come annunciarlo all’uomo di oggi si chiede il predicatore? A quell’uomo che ancora appare emblematicamente come il protagonista del racconto di Franz Kafka nelle Metamorfosi, Gregor Samsa, che si sveglia un giorno trasformato in insetto, solo, chiuso in sé, ansioso e senza legami d’affetto con la famiglia? Occorre ripartire da Gesù uomo e dal suo messaggio:

“La Risurrezione indica una novità reale del Cristo rispetto al Gesù storico, certo; il suo corpo è un corpo post-pasquale. Ma una novità che è anticipata nei segni storici del Gesù pre-pasquale. E dove voglio arrivare, con questo mio tentativo di risposta? Che quando sentiamo dire che è risorto, possiamo ripartire dall’uomo Gesù, da quello della Galilea, il cui messaggio è un messaggio di liberazione dell’uomo”.

Un messaggio di liberazione dunque per l’uomo di oggi che può arrivare attrraverso due strade, entrambe Papa Francesco le ha sottolineate e illustrate: l’impegno culturale nell’approfondimento delle Scritture e nella loro nuova spiegazione, e la strada della carità.

“Applicarci per capire di più quello che vogliono dire i 27 Libri del Nuovo Testamento, gli altri Libri del Primo Testamento e perché possiamo spiegarli di nuovo, attraverso – naturalmente – la vita della Chiesa, la Liturgia, l’omelia che è al centro di tanti numeri dell’Evangelii Gaudium, ma attraverso anche l’impegno culturale. Ma l’altra strada, se noi potessimo aprire la stanza dove è chiuso Gregor Samsa, è la strada della carità. Se Gregor Samsa anziché rimanere lì, in una squallida stanza chiusa – avete capito? Volevo dire: è una tomba! – se fosse stato soccorso da qualcuno, avrebbe ritrovato la sua umanità. E anziché insetto, forse avrebbe potuto riconoscere qualche tratto del suo corpo umano”.

L’annuncio della Risurrezione è, nel Vangelo di Matteo, dato dall’Angelo. Questo dà lo spunto a padre Michelini, per sottolineare che non basta la tomba vuota, della Risurrezione va detto, il messaggio di Cristo Risorto va annunciato. Ma le parole di Matteo mettono in chiaro anche un’altra dimensione della Resurrezione, il perdono. Gesù Risorto vuole incontrare gli undici discepoli e li chiama 'fratelli', li ha perdonati per averlo abbandonato; e li incontra in Galilea, 'prostrati' ma nel contempo 'dubbiosi'. Eppure si fa loro vicino, e la narrazione di Matteo si conclude con le parole: 'Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo'. E’ davvero questo, conclude padre Michelini, il 'modo di fare di Dio' la cui Parola è 'capace di illuminare i nostri limiti e trasformarli inopportunità'":

“Il Padre di Gesù Cristo si è avvicinato a noi attraverso la sua Parola e il suo Figlio che infatti nel Vangelo di Matteo è chiamato “Immanuel”, il Dio-con-noi. E il Vangelo di Matteo finisce così: “Io sono con voi, Immanuel, fino alla fine dei tempi”. Si tratta della risorsa più grande che abbiamo, nonostante i nostri dubbi e la parte cattiva di noi e i nostri peccati”.

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Papa dona 100 mila euro a poveri Aleppo, stasera incontra parroci romani

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Questa mattina, informa la vicedirettrice della Sala Stampa vaticana Paloma Garcia Ovejero, il Papa ha celebrato ad Ariccia la Messa per la Siria ed ha inviato 100 mila euro ai poveri di Aleppo, grazie anche al contributo della Curia Romana. La donazione sarà effettuata tramite la Elemosineria Apostolica attraverso la Custodia di Terra Santa. Il Papa è dunque rientrato in Vaticano intorno alle 11.30, dopo la conclusione degli Esercizi Spirituali. Questa sera, alle ore 17, Francesco si recherà al Vicariato di Roma per incontrare i parroci prefetti della diocesi. “Si tratta di un incontro assolutamente privato – conclude la vicedirettrice – che rientra nella normale prassi della vita della Chiesa”.

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Predica Quaresima. Cantalamessa: rinnovare ogni giorno incontro con Gesù

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Prima predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa, stamattina nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Proseguendo la riflessione fatta in Avvento sullo Spirito Santo che deve permeare tutta la vita della Chiesa, il predicatore della Casa Pontificia ha scelto di approfondire nelle meditazioni quaresimali il secondo articolo del Credo di Nicea, mettendo in luce come lo Spirito Santo “ci introduce alla piena verità” su Cristo unico Signore e sulla sua opera di salvezza. Il servizio di Adriana Masotti

“Credo in un solo Signore, Gesù Cristo: recita così nella sua prima parte il secondo articolo del Credo, che riassume la fede cristiana. Padre Cantalamessa dedica a questo la sua meditazione e per indagare sul rapporto tra lo Spirito santo e la conoscenza di Cristo traccia un ampio excursus su quello che la teologia ha maturato nella storia a partire dagli Apostoli. Già allora tra Paolo e Giovanni c’erano due tipi di conoscenza: l’una più oggettiva, sull’essere in sé di Cristo, l’altra più soggettiva e interiore che guarda a quello che Gesù “fa per me”. Fino alla Riforma, afferma padre Cantalamessa, è stata predominante la prima conoscenza, quella oggettiva e dogmatica per affermare l’ortodossia della fede, per i riformatori protestanti invece il Cristo “per me” e dunque riconoscere i suoi benefici balza in primo piano. Si arriva poi ai secoli dell’Illuminismo di cui noi siamo diretti eredi:

“Ritorna in auge una conoscenza oggettiva, distaccata; non più però di tipo ontologico, come nell’epoca antica, ma storico. In altre parole, non interessa sapere chi è in sé Gesù Cristo (la preesistenza, le nature, la persona), ma chi è stato nella realtà della storia. È l’epoca della ricerca intorno al cosiddetto “Gesù storico”! In questa fase, lo Spirito Santo non svolge più alcun ruolo nella conoscenza di Cristo; vi è del tutto assente”.

La signoria di Cristo è un mondo nuovo dove si entra per opera dello Spirito Santo
Allo Spirito Santo, prosegue, padre Cantalamessa, si sostituisce lo spirito dell’uomo. Il Gesù storico risulta un Gesù separato dalla storia che lui stesso ha creato e cioè separato dalla Chiesa. Da qui i limiti di questo approccio. Nel secolo scorso si assite dunque alla nascita di un movimento spirituale sempre più vasto che porta ad un rinnovamento dello studio dello Spirito Santo:

“Quale conoscenza di Cristo va emergendo in questa nuova atmosfera spirituale e teologica? Il fatto più significativo non è la scoperta di nuove prospettive e nuove metodologie suggerite dalla filosofia del momento, ma è la riscoperta di un dato biblico elementare: che Gesù Cristo è il Signore! La signoria di Cristo è un mondo nuovo nel quale si entra solo “per opera dello Spirito Santo”. San Paolo parla di una conoscenza di Cristo di grado “superiore”, o, addirittura, “sublime”, che consiste nel conoscerlo e proclamarlo proprio “Signore. È la proclamazione che, unita alla fede nella risurrezione di Cristo, fa di una persona un salvato: “Se con la tua bocca proclamerai: ‘Gesú è il signore!’, e con il cuore crederai che  Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo”.

La forza oggettiva della frase: “Gesù è il Signore” è quella di mettere in luce la storia e il mistero pasquale: Cristo è morto per i nostri peccati, è risorto per la nostra giustificazione, perciò è il Signore”.

“Dal punto di vista soggettivo - cioè per quello che dipende da noi - la forza di quella proclamazione sta nel fatto che essa suppone anche una decisione. Chi la pronuncia decide del senso della sua vita. È come se dicesse: “Tu sei il mio Signore; io mi sottometto a te, io ti riconosco liberamente come il mio salvatore, il mio capo, il mio maestro, colui che ha tutti i diritti su di me”. Io appartengo a te più che a me stesso, perché tu mi hai ricomprato a caro prezzo. L’aspetto di decisione insito nella proclamazione di Gesù “Signore” assume oggi una attualità particolare. Alcuni credono che sia possibile, e anzi necessario, rinunciare alla tesi della unicità di Cristo, per favorire il dialogo tra le varie religioni. Ora proclamare Gesù “Signore” significa proprio proclamare la sua unicità”.

Rinnovare l'incontro personale con Gesù Cristo, cercarlo ogni giorno senza sosta
La riscoperta di Gesù come Salvatore è, secondo padre Cantalamessa, la novità e la grazia che Dio sta accordando nei nostri tempi alla Chiesa:

“Dove sta, in tutto ciò, il salto qualitativo che lo Spirito Santo ci fa fare nella conoscenza di Cristo? Sta nel fatto che la proclamazione di Gesù Signore è la porta che immette alla conoscenza del Cristo risorto e vivo! Non più un Cristo personaggio, ma persona; non più un insieme di tesi, di dogmi (e di corrispettive eresie), non più solo oggetto di culto e di memoria, fosse pure quella liturgica ed eucaristica, ma persona vivente e sempre presente nello Spirito”.

Per indicare una risoluzione pratica da prendere a conclusione della sua meditazione, padre Cantalamessa ricorre alle parole di Papa Francesco all’inizio dell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”:

“Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui”.

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Mons. Follo: beni culturali ecclesiastici non sono oggetti da museo

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Un patrimonio immenso da valorizzare e rispettare, i beni culturali ecclesiastici non sono oggetti da museo. E’ questo un passaggio significativo dell’intervento di mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, nel corso del Convegno Nazionale a Vicenza “Conoscere, conservare, valorizzare. Il patrimonio religioso culturale”. Il servizio di Paolo Ondarza

Forte il legame tra fede e cultura
Sarebbe riduttivo intendere i “beni culturali” della Chiesa solo nel loro aspetto sociologico o socio-economico, dimenticandone il valore religioso e pastorale: secondo mons. Follo infatti porre l’accento solo sull’aspetto “romantico-conservativo dell’opera d’arte in quanto portatrice di bellezza” rischia di privarla del suo “valore religioso”. Citando San Giovanni Paolo II, l’Osservatore della Santa Sede all’Unesco ha rimarcato l’importanza del legame fede-cultura: “Una fede che non diventa cultura – diceva Papa Wojtyla – è una fede non pienamente accolta”, ma occorre evitare una “culturalizzazione” della fede che la svuoti di significato.

Arte religiosa trae origine dalla liturgia
Particolarmente rilevante è considerare i  beni culturali ecclesiastici nella loro “vitalità”: “non solo perché la teoria del restauro dice che il primo modo per conservarli è quello di usarli, ma in quanto questo uso è finalizzato allo sviluppo della esperienza religiosa”. Mons. Follo quindi evidenzia l’inscindibile nesso tra arte e liturgia: “La liturgia – osserva – non desume le sue forme dall’arte”, ma “l’arte costruisce le sue forme traendo origine dal culto”; solo così l’opera artistica religiosa diventa significativa. Ecco perché secondo l’Osservatore permanente, “valorizzare significa riprendere contatto con la 'scintilla originaria' in cui l’esperienza religiosa si è fatta forma”.

Molteplici le espressioni religiose delle singole culture
Lungo la storia, la Chiesa - indica  mons. Follo - ha sempre accolto e valorizzato le molteplici espressioni prodotte dalle singole culture per dare forma e bellezza alla liturgia: tutto “ciò costituisce un insieme di beni culturali di insigne valore per il mondo intero”. In tal senso i beni culturali ecclesiali, espressione della presenza dei cristiani nelle varie società e nel mondo, non sono solo le Chiese o quei luoghi di culto comprendenti statue e dipinti, ma anche biblioteche, archivi, musei, musica sacra, devozioni popolari, coreografie, editoria cattolica.

In Vaticano i beni culturali anche nei luoghi di lavoro
All’interno dello Stato della Città del Vaticano ad esempio vanno considerati come beni culturali, oltre a quelli universalmente riconosciuti tali, come la  Basilica di San Pietro o la Cappella Sistina, anche i luoghi di lavoro e servizio all’attività pastorale del Papa e dei suoi collaboratori. Tra gli altri mons. Follo cita esplicitamente la Biblioteca, l’Archivio Segreto, i Musei, i Palazzi, i Giardini, la Casa Editrice, la Specola, la Radio e il Centro Televisivo.

In Italia il 50 per cento dei beni culturali mondiali, in gran parte ecclesiastici
Guardando all’Italia infine l’Osservatore Permanente della Santa Sede rimarca come al suo interno, stando alle stime Unesco, sia presente il 50% dei beni culturali mondiali, di cui quelli ecclesiastici sono il 70-80 per cento con circa 95mila chiese, 3mila biblioteche e 28mila archivi parrocchiali.

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Le nomine di Papa Francesco

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Consulta le nomine di Papa Francesco nel Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede. Leggi qui

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Oggi in Primo Piano



Sud Corea: destituita la presidente Park Geun-hye

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Svolta politica in Corea del Sud. Il presidente, la signora Park Geun-hye, è stata destituita dalla sua carica su decisione unanime della Corte Costituzionale del Paese asiatico. Il capo dello Stato è stata giudicata responsabile della ripetuta e continua “fuga di molti documenti riservati”. Intanto si segnalano anche due morti nelle manifestazioni in corso a Seul. Sulle conseguenza interne e internazionali della destituzione, Giancarlo La Vella ha intervistato Francesco Sisci, corrispondente dall’Estremo Oriente del Sole 24 Ore: 

R. – Naturalmente, è un grande schiaffo alla destra, che aveva stipulato una specie di alleanza con le grandi aziende sudcoreane, che erano state protagoniste, tra l’altro, della ripresa economica del Paese; quindi è un’opportunità per la sinistra di ritornare al potere, forse con nuovi piani di allontanamento dalle troppo invasive aziende sudcoreane. Sul piano internazionale, naturalmente, si apre un momento di grande confusione, proprio nel momento in cui la crisi con la Nord Corea invece è in piena espansione. Pyongyang non sembra rallentare la sua corsa verso test missilistici sempre più provocatori. Quindi, queste dimissioni complicano tutto il quadro intorno alla Nord Corea, perché la Sud Corea oggi è assente in un momento in cui invece sarebbe stata importantissima una sua presa di posizione.

D. – Quali saranno i tempi di questa crisi?

R. – Il nuovo presidente dovrebbe emergere tra la fine dell’anno e l’inizio dell’anno prossimo, quindi sono mesi particolarmente delicati, proprio perché in questi mesi il nervosismo in tutta la regione potrebbe aumentare e la Nord Corea, che è un Paese assolutamente imprevedibile, potrebbe combinarne di tutti i colori. Chiunque governi non ha un mandato forte per prendere decisioni importanti. Cioè, il problema è che bisogna trovare delle soluzioni creative alla questione nordcoreana. Non è possibile attaccare, perché c'è la potenzialità che Seul sia bersaglio di un bombardamento da parte dei cannoni nordcoreani; ma evidentemente queste provocazioni continue non lasciano nemmeno lo spazio a dire “non facciamo niente”, perché in qualche modo il Nord Corea potrebbe sentirsi legittimato da questa indifferenza generale. L’altro elemento è che c’è questa minaccia di avere dei missili balistici che possano colpire l’America. Ora, l’America, dopo l’11 settembre, non può permettersi di essere sotto la minaccia dei missili balistici nordcoreani, e quindi nel caso un missile nordcoreano colpisse, cosa farebbe l’America? E’ possibile che Washington contempli anche la possibilità di un bombardamento preventivo ai siti missilistici nordcoreani. Per evitare tutte queste varie opzioni, bisognerebbe avere una guida politica forte in Sud Corea. Cosa che in questi mesi non ci sarà. Quindi, manca un pezzo importante di questa dinamica, cosa che rende tutto più delicato e più pericoloso.

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Siria: inviati dagli Stati Uniti 400 marines per liberare Raqqa

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E’ stato ufficializzato dagli Usa l'invio di 400 soldati in Siria per sostenere l'offensiva contro la roccaforte del califfato a Raqqa. Saranno però "rinforzi temporanei", in quanto il contingente autorizzato a lungo termine, resta di 500 uomini. Fonti del Pentagono affermano che i nuovi arrivati appartengono al corpo dei Marines e agli Army Rangers e sono equipaggiati con pezzi di artiglieria pronti ad aprire il fuoco su migliaia di jihadisti del 'Califfato' che resistono nella città siriana. Intanto continuano da parte dell’artiglieria turca, gli attacchi verso le postazioni dell'Esercito siriano e delle forze alleate nella regione di Manbij, causando diversi morti e feriti tra le guardie di frontiera. Ma su questo nuovo invio di soldati ascoltiamo il commento di Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa, raccolto da Marina Tomarro

R. – Credo che dobbiamo fare una premessa: nella fattispecie l’invio del contingente dei marines era già programmato, un contingente analogo opera da ormai un anno anche in Iraq per appoggiare l’offensiva delle forze irachene contro Mosul; per questa ragione si è deciso di replicare questo schema per supportare le forze curde nell’offensiva contro Raqqa. Per cui si tratta di qualcosa che comunque era già previsto ed era nella pianificazione. È possibile che gli Stati Uniti nei prossimi mesi vogliano allargare e spendere la loro presenza militare in Siria per combattere quello che l’amministrazione Trump ha identificato come uno dei nemici fondamentali del proprio mandato, ovvero lo Stato islamico, che tra l’altro in Iraq e in Siria è ormai del tutto agonizzante.

D. - Questo potrebbe voler dire per gli Stati Uniti un loro nuovo ruolo per quanto riguarda lo scenario mediorientale?

R. - Non credo o se sarà così, lo sarà fino ad un certo punto. Credo che il pivot degli Stati Uniti verso il teatro Asia-Pacifico sia qualcosa di irreversibile. A ciò aggiungiamo il fatto che gli Stati Uniti da un punto di vista energetico sono ormai autosufficienti, per cui nella loro strategia l’importanza del Medio Oriente viene irrimediabilmente a diminuire, a calare. Per cui credo che gli Stati Uniti faranno e manterranno una presenza nel Medio Oriente, ma non ci sarà impegno come c’è stato in passato negli ultimi 15 anni.

D. - Tra pochi giorni ci saranno i colloqui ad Astana. Quale sarà il ruolo degli Stati Uniti? Che cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo incontro?

R. - Gli Stati Uniti chiaramente, per ciò che concerne i colloqui di Astana, hanno una posizione, un ruolo secondario perché il ruolo principale è assunto da Turchia, soprattutto Russia e in misura minore Iran, che sono i tre protagonisti recenti della crisi siriana e del conflitto siriano e sono i tre attori il cui contributo sarebbe fondamentale per giungere quanto meno ad un cessate il fuoco nella guerra civile siriana. Gli Stati Uniti del resto con l’amministrazione Obama hanno scommesso, hanno puntato sul cambiamento di regime in Siria e sul crollo di Assad. Questo crollo non c’è stato anche grazie al supporto e all’intervento di Russia ed Iran nella guerra, per cui gli Stati Uniti non hanno un attore locale su cui fare affidamento se non i curdi siriani.

D. - Secondo lei cosa verrà fuori da questi nuovi incontri?

R. - Mi aspetto quanto meno dei cessate il fuoco sul piano locale che grazie al ruolo di Turchia, Iran e Russia possano in qualche misura materializzarsi. Però da questo punto di vista è fondamentale che tenga il reapproachment che c’è stato negli ultimi mesi tra il presidente Putin e il presidente Erdogan.

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Medio Oriente: Hamas accetta i confini palestinesi post 1967

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Importante decisione del movimento palestinese di Hamas, che potrebbe avere ricadute positive sulla crisi mediorientale. Hamas, che governa nella Striscia di Gaza, sta per annunciare l'adozione di un nuovo statuto, nel quale per la prima volta si riferisce al conflitto con gli israeliani come “lotta contro gli occupanti” e non più “contro gli ebrei”, rinunciando inoltre alla rivendicazione di tutta la Palestina storica. Verrebbero infatti accettati i confini post 1967. Giancarlo la Vella ne ha parlato con Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente: 

R. – Certamente è un passaggio importante, con la premessa che si tratta di anticipazioni che andranno verificate alla prova dei fatti. Ma, detto questo, credo che vada letto piuttosto nel contesto della storia recente di Hamas, la storia di una grave crisi e di un isolamento profondo. Più che rispetto ad una svolta immediata su quel che riguarda la gestione del conflitto israelo-palestinese, credo che l’obiettivo di questo passo di Hamas sia fare uscire il movimento dall’isolamento in cui si trova. Hamas è il movimento che ha pagato in maniera più dura tutto quello che è successo con la stagione delle primavere arabe. Prima del 2011 il leader di Hamas stava a Damasco e qui poteva contare su una rete di alleanze, anche di appoggi importanti all’interno del mondo arabo e anche di collegamenti con il mondo sciita. Tutto quello che è successo dopo, ha portato Hamas a una gravissima situazione di isolamento e oggi, con questo passo, cerca di uscire dalla situazione in cui si trova.

D. - Accettare i confini del 1967, di fatto, cosa vuol dire?

R. - Vuol dire accettare che la lotta che viene portata avanti è per la creazione di uno Stato palestinese che comprenda solo quei territori esterni a quello di Israele internazionalmente riconosciuto dopo la guerra del 1948, per cui, sostanzialmente, i territori che si trovano fra la sponda occidentale del fiume Giordano e la Giordania. Questo è un passo importante, perché fino ad oggi Hamas non faceva nessun riferimento ai confini del 1967, ma si poneva come movimento che mirava alla liberazione dell’intera Palestina, intesa come la Palestina storica del mandato britannico. Per cui, di fatto, è un riconoscimento implicito della presenza dello Stato di Israele.

D. - Appare molto importante che si definisca non più Israele come Stato ebraico, ma come Stato occupante …

R. - Credo che però queste siano distinzioni un po' troppo sottili. Credo che nell’immediato non muterà moltissimo nei rapporti tra Hamas e Israele: Israele continuerà a considerare Hamas un nemico e viceversa. Quello che potrebbe realisticamente succedere è una maggiore facilità in quel tipo di contatti sotterranei, che comunque ci sono sempre stati anche in questi anni per la gestione pratica del conflitto, vale a dire per la soluzione di quelle situazioni di crisi che vengono a crearsi quando - da parte di qualche movimento ancora più estremista rispetto ad Hamas – ad esempio, partono da Gaza dei razzi che vanno poi a colpire cittadine nello Stato di Israele. In questo tipo di contatti, forse, le cose diventeranno un po’ più facili.

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Vescovi Svizzera: pastorale dei migranti al centro della plenaria

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Il futuro della pastorale dei migranti in Svizzera, la partecipazione delle Chiese elvetiche alle celebrazioni dei 500 anni della Riforma, i preparativi del prossimo Sinodo ordinario dei vescovi sui giovani. Questi i temi centrali che hanno caratterizzato i lavori della plenaria primaverile della Conferenza episcopale svizzera svoltasi il 7 e l’8 marzo a Mariastein.

Allo studio dei vescovi l’aggiornamento della pastorale dei migranti
In primo piano durante lavori il futuro della pastorale dei migranti, un tema di particolare rilevanza per la Chiesa in Svizzera, se si considera che un terzo dei fedeli cattolici sono immigrati. Attualmente nella Confederazione si contano più di 25 cappellanie linguistiche e la pastorale dei migranti coinvolge la Chiesa locale a tutti i livelli, dalle parrocchie alla Conferenza episcopale. I vescovi stanno studiando il rafforzamento e l’aggiornamento della pastorale dei migranti per fare fronte alle nuove sfide poste dal fenomeno migratorio alla Chiesa e alla società svizzera. Il progetto è condotto dalla CES in collaborazione con la Conferenza centrale cattolica romana svizzera (RKZ), l’associazione che riunisce le organizzazioni ecclesiastiche cantonali della Confederazione. Esso si basa su una riflessione preparatoria di un gruppo di lavoro presieduto da mons. Jean-Marie Lovey, il quale ha presentato all’assemblea i risultati di un’inchiesta sulla situazione attuale della pastorale dei migranti nel Paese. 

La partecipazione della CES alle celebrazioni dei 500 anni della Riforma
Altro tema all’esame dell’assemblea i preparativi della partecipazione della CES e della Federazione delle Chiese protestanti elvetiche (Feps) all’esposizione mondiale “Le porte della libertà”, in programma a Wittenberg, in Germania, dal 20 maggio al 10 settembre 2017, per i 500 anni della Riforma. Le Chiese svizzere parteciperanno all’evento con un padiglione ecumenico. La CES ha infine incaricato i vescovi responsabili della pastorale giovanile di coordinare i preparativi del prossimo Sinodo dei vescovi nel 2018 che sarà dedicato al tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Essi dovranno in particolare rispondere al questionario preparato dal Segretariato generale del Sinodo, in collaborazione con i servizi di pastorale giovanile e con le associazioni e movimenti giovanili.

Un colloquio a porte chiuse sull’Amoris Laetitia
Dopo la sessione, i vescovi della CES si sono incontrati oggi a Berna per un colloquio sull’"Amoris Laetitia”. Obiettivo della riunione, che si è svolta a porte chiuse con la partecipazione di alcuni esperti, incoraggiare l’applicazione delle indicazioni del documento pontificio, pubblicato dopo i due Sinodi sulla famiglia, sia a livello nazionale che diocesano. (A cura di Lisa Zengarini)

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Pro-family: sentenza su adozioni gay aggira legge italiana

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“Il Parlamento italiano non è più sovrano”. Così il giurista Alberto Gambino, presidente dell’associazione Scienza e Vita, sulla sentenza del tribunale di Firenze che ha riconosciuto l’adozione di due bambini, precedentemente avvenuta in Gran Bretagna, da parte di una coppia omosessuale italiana che viveva all’estero. Sulla stella linea il presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e promotore del Family Day, Massimo Gandolfini, che ribadisce: “Questo è l'ennesimo stravolgimento dell’ordinamento italiano sulle adozioni”. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

 

Non era mai successo in Italia. Ieri, il Tribunale dei minori di Firenze ha riconosciuto l’adozione di due fratellini, avvenuta in Gran Bretagna, da parte di una coppia omosessuale, due uomini, di nazionalità italiana vissuti all’estero. I piccoli, dunque, ora sono italiani ed hanno due papà. Il prof. Alberto Gambino presidente di Scienza e Vita:

R. - Nel momento in cui due italiani, nel caso specifico sono due uomini, risiedono all’estero per un paio d’anni e in base a quella legislazione, adottano un bambino e poi ritornano in Italia chiedendo il riconoscimento, questo è un modo per non fare applicare la legge italiana, ma surrettiziamente rientrare chiedendo una ratifica di una legge, di un Paese estero. Ora, i giudici in questo caso hanno fatto una valutazione ritenendo che nei principi dell’ordinamento italiano questo sia ammissibile. Non lo è perché in realtà la legge sull’adozione italiana è molto chiara: dice che si può adottare solo se si è una coppia sposata, maschio-femmina, da almeno tre anni.

D. – Da più parti si sottolinea che questa decisione ha in un certo qual modo l’appoggio della Costituzione italiana e della convenzione dell’Aja, ratificata dall’Italia, sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozioni internazionali…

R. – Bisogna fare attenzione perché questa interpretazione fa leva su un interesse formalistico del minore. Cioè, si ritiene che poiché il minore ha dei genitori che formalmente sono quelli dello Stato estero, due genitori maschi, il suo interesse è mantenere questo status. Ma lo status qui è un fatto formale e giuridico, non è sostanziale. Invece la nostra Costituzione valuta le situazioni da un punto di vista sostanziale. Quindi ritiene che in base ad alcuni diritti inviolabili della persona, soprattutto i minori e le persone più fragili, debbano avere in base agli articoli 29, 30, 31 della Carta costituzionale una doppia figura genitoriale, legata il più possibile rispetto a quello che la natura fa e quindi un uomo ed una donna.

D. - Come Scienza e Vita ribadite: “Il nostro Parlamento così non è più sovrano…”

R. - Non è più sovrano perché recentemente c’è stata una legge sulle unioni civili che ha espressamente escluso che ci possa essere adozione per coppie omosessuali. In quel caso era l’adozione del figlio del convivente, quindi addirittura una vicenda più tenue rispetto all’adozione piena. Nel momento in cui i magistrati fanno rientrare dalla finestra delle norme espunte dall’ordinamento italiano, anzi delle norme molto chiare, come la legge sull’adozione che esclude radicalmente un’adozione da parte delle coppie omosessuali, siamo davanti a un giudice che si fa legislatore.

D. – Ma in punto di diritto ormai la decisione è presa?

R. - Sì. Comunque è una decisione di un tribunale, quindi poi vedremo cosa accadrà nei gradi successivi di giudizio e vedremo soprattutto se i giudici di legittimità - penso alla Cassazione a sezioni unite - un giorno valuteranno e ristabiliranno la cogenza di una legge che è molto chiara perché prevede, ripeto, solo l’adozione da parte di coppie spossate di sesso diverso. Direi che a questo punto sia auspicabile che il legislatore, il Parlamento italiano, la classe politica, reagiscano davanti a queste esuberanze della magistratura, perché  altrimenti è come se avessimo un legislatore commissariato.

D. – Molti fautori delle “adozioni omosessuali” sostengono che è urgente una legge in materia”…

R.  – E’ corretto spingere per una legge e non per le decisioni della giurisprudenza. La legge è fatta di maggioranze, di quello che pensano i cittadini attraverso i loro rappresentanti, quindi è tutto da vedere se poi si arriva a una maggioranza parlamentare che consenta anche in Italia - dalla porta, a questo punto, non più dalla finestra - di definire una legge che consenta le adozioni gay. 

“Siamo in presenza di giurisprudenza creativa, che non fa l’interesse del bambino”, ribadisce il presidente del “Comitato Difendiamo i Nostri Figli”, Massimo Gandolfini

R. – Noi ci sentiamo interpellati perché è nell’ossatura del nostro comitato difendere i nostri figli, i bambini. Questo caso è un altro brutto esempio di quella che continuiamo a chiamare “giurisprudenza creativa” in cui un tribunale si permette, di fatto, di sentenziare, senza tenere conto di com’è il diritto positivo in Italia e sinceramente anche senza tenere conto di alcune dichiarazioni fatte del Consiglio d’Europa e dall’Onu in cui si dichiara l’importanza dei ruoli di padre e di madre, maschio e femmina.

D. - Molti ribadiscono: “Adesso si aprirà la strada del turismo per adozioni …”

R. - Il rischio c’è per una serie di ragioni, perché la legge che norma le adozioni in Italia è una legge che è fatta di tanti passaggi per cui è particolarmente difficile e onerosa - lo dico anche per esperienza personale -; ci vuole tanta determinazione per arrivare fino in fondo al percorso che porta alla dichiarazione di idoneità all’adozione. Quindi probabilmente si incrementeranno delle strade più semplici come quelle di potere andare all’estero, e adottare lì perché ci sono legislazioni meno complesse rispetto alla nostra, avendo poi la pressoché garanzia di rientrare in Italia e vedere tutto riconosciuto.

D. - In Italia è vietata – lo ricordiamo - l’adozione a coppie omosessuali …

R. - L’ambiente più vantaggioso per un bambino, per la sua crescita, per il suo sviluppo e per la sua evoluzione è che abbia un rapporto stretto, affettivo, ma anche corporeo, direi biologico, con un papà ed una mamma, quindi con un uomo e con una donna. Questo è il fondamento della nostra legge che, oltre tutto, prende in considerazione soprattutto il benessere del bambino, ovvero il diritto del bambino di avere un padre ed una madre. Ogni altra forma di adozione di tipo omosessuale per quanto ne sappiamo oggi, non rappresenta l’ambiente più vantaggioso per la crescita di un figlio. A questo punto se quello va garantito è il primario diritto del bambino ad aver un padre ed una madre, bisogna garantirgli l’ambiente più vantaggioso che è rappresentato da un uomo e da una donna.

D. - Come “Comitato difendiamo i nostri figli”, cosa farete?

R. - Da una parte pressing sulla Procura della Repubblica perché impugni questa sentenza, ma poi anche una grossa pressione sulla Corte di Cassazione la quale, a sezioni riunite, speriamo dia una parola finalmente chiarificatrice per il comportamenti di tutti i tribunali locali.

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Italia: +293 mila posti di lavoro nel 2016, il parere di Cisl e Acli

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Il 2016 ha visto 293 mila occupati in più. Secondo l’Istat, la crescita è avvenuta a ritmi più sostenuti rispetto al 2015, portando il tasso di occupazione al 57,2 per cento, Inoltre, il tasso di disoccupazione è calato di 0,2 punti, arrivando all’11,7 per cento. Il servizio di Alessandro Guarasci

Il mercato del lavoro si è mosso nel 2016 in Italia, ma comunque meno degli altri paesi Ue. Dai dati diffusi dall'Istat emerge che l'aumento degli occupati riguarda soltanto il lavoro alle dipendenze, con un aumento dell’1,9 pere cento, +323mila posti ed è concentrato in stragrande maggioranza tra i dipendenti a tempo indeterminati. Va detto però che questa crescita si concentra soprattutto tra chi ha più di 50 anni. Da sei anni prosegue, invece, la diminuzione del numero di lavoratori autonomi. Nel 2016, la media degli occupati è stata di 22 milioni e 758 mila, al livello più alto dall’inizio della crisi economica. Gianluigi Petteni segretario confederale Cisl:

“Ora però bisogna cercare di creare tutte le condizioni per consolidare questa tendenza. Purtroppo i posti di lavoro persi durante la crisi, la trasformazione del lavoro, richiedono il lavoro come elemento centrale su cui indirizzare le scelte. Nel medesimo tempo bisogna valorizzare qualche elemento che apre spiragli e speranze in questa direzione”.

Nel 2016, il numero di inattivi diminuisce per il terzo anno consecutivo e in misura molto più marcata (-410mila, -2,9 per cento) coinvolgendo sia gli uomini sia le donne. La formazione è fondamentale per Roberto Rossini, presidente delle Acli:

“Il tema della formazione professionale è uno dei temi fondamentali che noi abbiamo posto affinché ci sia coerenza tra gli studi e il sistema economico. Allo stesso modo è  importante l’elemento della formazione per gli adulti, perché consente a quelle figure professionali che sono obsolete, dovute al cambio del sistema economico di potersi riformare all’interno di piattaforme formative che consentano la formazione anche delle persone già adulte”.

Di flessibilità per rilanciare l’occupazione ce n’è molta. Tanto che il governo è al lavoro per rivedere i voucher. Le imprese senza dipendenti li potranno usare, ma li pagheranno più delle famiglie, potranno utilizzarli solo per determinate categorie di lavoratori, non potranno spendere piu' di 3 mila Euro l'anno in buoni lavoro. Ancora Petteni:

“Io credo che vadano modificati perché c’è stato un abuso e vanno ricondotti all’alveo originale. Però non possiamo dire a chi deve fare un lavoretto, alla famiglia, a chi ha alcune particolari che non può avere uno strumento veloce e snello in questa direzione. Spero che venga risolto in fretta questo tema e affrontiamo i temi seri del lavoro che partono dalla disoccupazione giovanile, dalla correzione dei tirocini”.

Da sole però le normative non servono. E’ vero che in un anno nell’industria e nei servizi i posti di lavoro sono cresciuti del 2,6 per cento, ma in Italia scarseggiano progetti industriali. Sentiamo Rossini:

“Forse manca qualche scelta strategica su quali grandi settori industriali poter investire o facilitare per chi decide di investire in determinati settori industriali che possano esser più nelle corde del nostro sistema economico”.

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Arcivescovo Catanzaro vicino a famiglia giovane travolto dal treno

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“Quando una vita viene spezzata, ancor più se giovane, dovrebbe sempre e comunque prevalere il sentimento della pietas, l’invito al raccoglimento, alla comprensione”. È quanto sottolinea l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, dopo la morte del giovane tredicenne investito da un treno a Soverato, in Calabria, mentre stava attraversando, insieme con due compagni, un tratto di ferrovia.

Mons. Bertolone: tragedia da chiarire
“Questo fatto – ha aggiunto il presule - provoca tanto dolore alla mamma, alla famiglia e alla comunità di Petrizzi, intimamente e duramente provate da questa disgrazia”. L’arcivescovo – riferisce l’agenzia Sir – ha espresso “vicinanza spirituale ed umana”. “A chi di dovere – ha concluso  – il compito di chiarire che cosa sia accaduto, a noi quello di dimostrarci capaci di leggere con sapienza questi fatti e di farci soprattutto in questi tragici avvenimenti, fratelli e sorelle di chi ha patito il dramma doloroso: la perdita di un figlio”.

Forse un selfie estremo all’origine della tragedia
In base alle prime ricostruzioni, il ragazzo di 13 anni sarebbe stato investito da un convoglio mentre era intento a scattare un selfie con sullo sfondo il treno in arrivo. Questa versione è stata smentita dai due amici della vittima, rimasti illesi, che al momento della tragedia si trovavano con il 13.enne sul ponte ferroviario. Il cellulare della vittima è stato sequestrato ed è a disposizione dell'autorità giudiziaria. (A.L.)

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Card. Marx: i sacerdoti rispondano alle aspettative dei fedeli

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E’ il 1992 e in Germania si tiene a Bensberg, dopo lo storico processo di riunificazione, la  prima Assemblea plenaria della Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Alla riunione partecipano, congiuntamente, i vescovi della ex Germania ovest e i presuli della ex Germania est. Dopo 25 anni la città di Bensberg, nell’arcidiocesi di Colonia, ha nuovamente ospitato un’assemblea dei vescovi tedeschi.

Le paure chiudono le porte
L’incontro, tenutosi dal 6 al 9 marzo scorsi, è stato una preziosa occasione per approfondire temi legati al ministero sacerdotale ed episcopale. Nella tradizionale conferenza stampa di fine lavori, il cardinale Reinhard Marx, presidente della Dbk, ha ricordato ieri alcuni passaggi dell’intervista rilasciata da Papa Francesco al settimanale tedesco “Die Zeit”. “Le paure – ha detto il porporato citando le parole del Santo Padre - chiudono le porte”.

Testimoniare la libertà
Il cardinale Marx - riferisce l’agenzia Sir - si è poi soffermato, in particolare, su alcuni aspetti che dovranno caratterizzare  le scelte apostoliche ed ecclesiali sulla formazione dei giovani sacerdoti e sull’assistenza di quelli anziani. E’ fondamentale – ha osservato il cardinale – “assicurare la libertà a coloro che sono presi a calci, picchiati e violentati, per coloro che sono oppressi e messi a tacere”. La questione cruciale - ha poi affermato, soffermandosi sull'impegno dei sacerdoti - non è tanto legata al calo di vocazioni ma al senso autentico della missione sacerdotale.

Confronto autentico con i fedeli
Il cardinale Marx ha ricordato, infine, che durante l’assemblea si è parlato anche della necessità di rispondere alle nuove aspettative dei fedeli. In questo senso è stato elogiato il progetto mediatico sperimentale, promosso dal Centro per la Pastorale vocazionale della Conferenza episcopale tedesca ed intitolato “Valerie e il sacerdote”. Grazie a questa iniziativa mediatica molti giovani, attraverso il confronto quotidiano di una ragazza atea con un giovane prete, hanno potuto conoscere aspetti nascosti e sconosciuti della vita sacerdotale. (A.L.)

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Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LXI no. 69

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.