NEPAL: SECONDO LEADER CATTOLICI LOCALI, IL RIPRISTINO DELLA DEMOCRAZIA DI BUON AUSPICIO
ANCHE PER LA CHIESA NEPALESE
KATHMANDU, 5 lug. ’06 - I recenti sviluppi della situazione politica in Nepal,
dove a maggio il re Gyarendra ha finalmente accettato di ripristinare la democrazia
e di riaprire il parlamento, potrebbe aprire nuovi spazi alla missione della Chiesa
nel Paese. Questo almeno è l’auspicio di diversi esponenti della Chiesa locale. Da
quando è stata separata dall’arcidiocesi indiana di Patna, più di venti anni fa, è
andato crescendo l’interesse per il cattolicesimo da parte cittadini nepalesi, in
netta maggioranza indù. Negli ultimi anni, spiega il Prefetto apostolico Anthony Sharma
, 300-400 persone si sono convertite al cristianesimo, mentre sempre più frequente
è la presenza di non cristiani alle messe. Fino adesso tuttavia la missione evangelizzatrice
della Chiesa è stata limitata dal divieto implicito posto negli ’50 ai missionari
cattolici dal defunto re Tribhuvan di fare proselitismo. Un divieto che ha indotto
la Chiesa a svolgere le sue attività, concentrate soprattutto nel campo dell’educazione,
con la massima discrezione. Questo spiega perché, nonostante il crescente interesse
manifestato dalla popolazione locale per il cristianesimo, la crescita del numero
dei cattolici sia stata sinora abbastanza lenta. Una situazione che, secondo diversi
esponenti cattolici locali, potrebbe cambiare dopo la decisione annunciata del nuovo
governo di dichiarare il Regno indù “Stato laico”. Nel mutato scenario politico, ha
detto all’agenzia Cns Josh Niraula, coordinatore della Caritas nepalese, la Chiesa
può essere da ora in poi “più attiva e coraggiosa nel predicare il Vangelo”. La
Missione del Nepal è stata istituita nel 1983 ed elevata al rango di Prefettura apostolica
nel 1996. Nel Paese si contano oggi 7.500 cattolici su una popolazione di circa 25
milioni di abitanti. (Cns – ZENGARINI)