Benedetto XVI all'udienza generale: cari giovani, siate testimoni di non violenza
e di pace. La famiglia, culla dei valori cristiani
(7 febbraio 2007 - RV) Un appello ai giovani perché rigettino la violenza e diventino
costruttori di pace. Lo ha levato Benedetto XVI durante l’udienza generale di questa
mattina, in Aula Paolo VI, iniziata con un saluto ai pellegrini della Lombardia assiepati
nella Basilica di San Pietro. Davanti a questi ultimi, il Papa si è soffermato, fra
l’altro, sui “segnali preoccupanti” di disagio giovanile e i fenomeni di violenza
e criminalità che si registrano sul territorio. Poi, nella catechesi, il Papa ha messo
in risalto i valori della famiglia fondata sui valori della fede, simboleggiata da
un’antica coppia cristiana: Aquila e Priscilla. Il servizio di Alessandro De Carolis:
********** L’attenzione
del Pontefice per i giovani ha in sostanza aperto e chiuso l’udienza generale di questa
mattina, imperniata sulle figure di Aquila e Priscilla, coniugi cristiani simbolo
della laicità a servizio della Chiesa della primissima era. Salutando nella Basilica
di S. Pietro alcune migliaia di fedeli della Lombardia, i cui vescovi sono in questi
giorni in visita ad Limina, Benedetto XVI ha riconosciuto le “grandi risorse ideali
e morali” della regione, “ricca – ha detto - di nobili tradizioni familiari e religiose”,
nota per l’alacrità della sua gente. Ma anche una regione in cui le istituzioni e
le agenzie educative sembrano attraversare “momenti di difficoltà”, che dunque sollecitano
la Chiesa locale a dare nuovo slancio alla propria missione:
“Annunciare
e testimoniare il Vangelo in ogni suo ambito, specialmente dove emergono i tratti
negativi di una cultura consumistica ed edonistica, del secolarismo e dell’individualismo,
dove si registrano antiche e nuove forme di povertà con segnali preoccupanti del disagio
giovanile e fenomeni di violenza e di criminalità (...) Vasto è allora il vostro campo
d’azione. Si tratta, da una parte, di difendere e promuovere la cultura della vita
umana e della legalità, dall’altra è necessaria una sempre più coerente conversione
a Cristo personale e comunitaria.
Al termine dell’udienza, il tradizionale
saluto ai giovani, complici recentissime e drammatiche vicende italiane, finisce per
avere un’eco più vasta e stringente:
“Cari giovani, siate ovunque testimoni
di non violenza - questo è importante proprio oggi (applausi) – testimoni di non violenza
e di pace con questo generoso impegno. Contribuirete a costruire un futuro migliore
per tutti”.
E ancora, pochi istanti prima, era emersa invece l’importanza
della formazione cristiana per i giovani attraverso le parole rivolte dal Papa agli
assistenti diocesani dell’Azione Cattolica:
“Cari amici, di fronte ad una
preoccupante emergenza educativa, voi siete chiamati a comunicare la fede alle nuove
generazioni favorendo l’incontro con Cristo, di tanti ragazzi e giovani. Non stancatevi
- può essere difficile ma tanto necessario ed anche bello - non stancatevi di ricordare
loro che solo il Vangelo può soddisfare pienamente le attese del cuore umano e può
creare un vero umanesimo.
Tanti momenti distinti di consapevolezza sulle
difficoltà dell’universo giovanile sorretti però, quasi come un ponte fra due sponde
pericolose, dalla riflessione sulla insostituibilità dei valori cristiani e sulla
famiglia come centro naturale per la loro irradiazione:
“Ogni casa può trasformarsi
in una piccola chiesa, non soltanto nel senso che in essa deve regnare il tipico amore
cristiano fatto di altruismo e di reciproca cura ma ancor più nel senso che tutta
la vita familiare, in base alla fede, è chiamata a ruotare intorno all’unica signoria
di Gesù Cristo”.
All’origine di questa affermazione, la catechesi odierna
dedicata da Benedetto XVI a “due veri e importanti”, come li ha definiti il Papa,
collaboratori di San Paolo nel suo apostolato. Ripercorrendo le tappe della vita di
Aquila e Priscilla, coppia di sposi vissuta 40-50 anni dopo la morte di Gesù, il Papa
ha spiegato alle migliaia di fedeli che riempivano l’Aula Paolo VI una caratteristica
delle comunità cristiane dei primi decenni: il loro raccogliersi nelle case di alcune
famiglie per ascoltare la Parola di Dio e celebrare l’Eucaristia. “La Chiesa – ha
affermato Benedetto XVI – nasce nelle case dei credenti”:
“Una cosa è certa:
insieme alla gratitudine di quelle prime chiese di cui parla San Paolo, ci deve essere
anche la nostra, poiché grazie alla fede, all’impegno apostolico dei fedeli laici
come Priscilla e Aquila, il cristianesimo è giunto alla nostra generazione. Poteva
crescere non solo dagli apostoli che lo annunciavano ma, per radicarsi nella terra
del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l’impegno di queste famiglie,
di questi sposi, di queste comunità cristiane per la crescita della fede e sempre,
solo così, cresce la Chiesa. In particolare, questa coppia dimostra quanto sia importante
l’azione degli sposi cristiani. Quando essi sono sorretti dalla fede e da una forte
spiritualità, diventa naturale un loro impegno nella Chiesa”. **********