La natura non è un assoluto ma una ricchezza posta nelle mani responsabili dell'uomo:
così il cardinale Martino a conclusione del Seminario sui cambiamenti climatici
“La natura non è un assoluto, ma una ricchezza posta nelle mani responsabili e prudenti
dell’uomo”: è quanto ha affermato ieri, a conclusione del Seminario internazionale
sul tema “Cambiamenti climatici e sviluppo”, il presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino. L’incontro ha
riunito a Roma, a Palazzo San Calisto, 80 studiosi ed esperti provenienti da 20 Paesi
dei cinque continenti. Il servizio di Tiziana Campisi:
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Ambientalisti, scienziati ed ambasciatori si sono confrontati sull’impatto
economico, sociale ed energetico dei mutamenti climatici e sulle responsabilità che
ne derivano a livello nazionale ed internazionale. A loro il cardinale Martino ha
ricordato che “l’uomo ha una indiscussa superiorità sul creato e, in virtù del suo
essere persona dotata di un’anima ... non può essere equiparato agli altri esseri
viventi, né tanto meno considerato elemento di disturbo dell’equilibrio ecologico
naturalistico”. Ma sulla natura, ha proseguito il porporato, l’uomo non ha un diritto
assoluto, bensì “un mandato di conservazione e sviluppo in una logica di universale
destinazione dei beni della terra che è uno dei principi fondamentali della Dottrina
sociale della Chiesa, principio che va soprattutto declinato con l’opzione preferenziale
per i poveri e per lo sviluppo dei Paesi poveri”. Il presidente del Pontificio Consiglio
della Giustizia e della Pace ha criticato poi quelle “forme di idolatria della natura
che perdono di vista l’uomo”. “La natura è per l’uomo e l’uomo è per Dio - ha sottolineato
- anche nella considerazione delle problematiche connesse ai cambiamenti climatici
si dovrà far tesoro della Dottrina sociale della Chiesa”. Il porporato ha spiegato
che quest’ultima “non avalla né l’assolutizzazione della natura, né la sua riduzione
a mero strumento”. “La Chiesa propone una visione realistica delle cose - ha precisato
inoltre il cardinale Martino - essa ha fiducia nell’uomo e nella sua capacità sempre
nuova di cercare soluzioni ai problemi che la storia gli pone. Capacità che gli permettono
di confutare spesso le ricorrenti, infauste e improbabili previsioni catastrofiche”.
Il porporato ha concluso il suo intervento ricordando quanto importante sia per l’uomo
rapportarsi continuamente al suo Creatore: “Quando l’uomo vuole porsi al posto di
Dio – ha detto – perde di vista anche se stesso e la sua responsabilità di governo
della natura”.