Nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Papa impone il Pallio a 46 arcivescovi
e rilancia l'impegno ecumenico. All’Angelus, l’annuncio della visita a Napoli il 21
ottobre
Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha ribadito il suo
impegno per ricercare la piena comunione dei cristiani. Parole ancor più significative
per la presenza, alla solenne celebrazione nella Basilica Vaticana, di una delegazione
del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Nell’omelia, il Papa ha messo
l’accento sull’unicità di Gesù, che non è solo un profeta, ma il Figlio di Dio. All’Angelus,
poi, il Pontefice ha ribadito l’importanza del cammino ecumenico, ha rivolto un saluto
speciale a Roma, nel giorno in cui festeggia i suoi Patroni ed ha annunciato che si
recherà in visita pastorale a Napoli, il prossimo 21 ottobre. Il servizio di Alessandro
Gisotti: (Canto
d’ingresso)
Nella professione di fede di Pietro,
“possiamo sentirci ed essere tutti una cosa sola, malgrado le divisioni che nel corso
dei secoli hanno lacerato l’unità della Chiesa con conseguenze che perdurano tuttora”.
Nella Messa per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha messo l’accento
sulla ricerca della “piena comunione”, sempre presente, ha detto, nella volontà del
Patriarca ecumenico di Costantinopoli e del Vescovo di Roma. Il Papa, nella sua omelia,
ha offerto ai fedeli una riflessione appassionata sul significato della confessione
di Pietro, “momento decisivo del cammino dei discepoli con Gesù”. Ed ha ribadito il
valore dell’attribuzione a Simone del soprannome Cefa, Pietra:
"Gesù
afferma di voler edificare 'su questa pietra' la sua Chiesa e, in questa prospettiva,
conferisce a Pietro il potere delle chiavi (cfr Mt 16,17-19). Da questi racconti emerge
chiaramente che la confessione di Pietro è inseparabile dall’incarico pastorale a
lui affidato nei confronti del gregge di Cristo". Tutti
gli evangelisti, ha ricordato, sottolineano che la confessione di Pietro avviene quando
Gesù, dopo la predicazione in Galilea, “si dirige risolutamente verso Gerusalemme
per portare a compimento, con la morte in croce e la risurrezione, la sua missione
salvifica”. I discepoli sono coinvolti in questa decisione: "Gesù
li invita a fare una scelta che li porterà a distinguersi dalla folla per diventare
la comunità dei credenti in Lui, la sua 'famiglia', l’inizio della Chiesa. In effetti,
ci sono due modi di 'vedere' e di 'conoscere' Gesù: uno – quello della folla – più
superficiale, l’altro – quello dei discepoli – più penetrante e autentico. Con la
duplice domanda: 'Che cosa dice la gente – Che cosa dite voi di me?', Gesù invita
i discepoli a prendere coscienza di questa diversa prospettiva". La
gente, ha proseguito, “pensa che Gesù sia una profeta”. Questo “non è falso”, “ma
non basta; è inadeguato”. E’ necessario, ha avvertito, “andare in profondità”, “riconoscere
la singolarità della persona di Gesù di Nazaret, la sua novità”.
"Anche
oggi è così: molti accostano Gesù, per così dire, dall’esterno. Grandi studiosi ne
riconoscono la statura spirituale e morale e l’influsso sulla storia dell’umanità,
paragonandolo a Buddha, Confucio, Socrate e ad altri sapienti e grandi personaggi
della storia. Non giungono però a riconoscerlo nella sua unicità". Spesso,
ha detto ancora, “Gesù è considerato anche come uno dei grandi fondatori di religioni,
da cui ognuno può prendere qualcosa per formarsi una propria convinzione”. Come allora,
ha costatato, la gente “ha opinioni diverse su Gesù” e come allora, anche a noi Gesù
ripete la sua domanda: “E voi, chi dite che io sia?”. Ecco, allora, ha esortato Papa
Benedetto, che dobbiamo fare nostra la risposta di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio
del Dio vivente”. Ha, quindi, rivolto il pensiero al rapporto personale tra Gesù e
Pietro e all’incarico conferitogli dal Signore che è proprio radicato “nel rapporto
personale che il Gesù storico ebbe con il pescatore Simone”. A Pietro “affidò un compito
particolare, riconoscendo così in lui uno speciale dono di fede da parte del Padre
celeste”. Di qui, l’unicità dell’esperienza di Simon Pietro:
"Il
parallelismo tra Pietro e Paolo è suggestivo, ma non può sminuire la portata del cammino
storico di Simone con il suo Maestro e Signore, che fin dall’inizio gli attribuì la
caratteristica di 'roccia' su cui avrebbe edificato la sua nuova comunità, la Chiesa".
Il Pontefice ha poi rammentato che, nei Vangeli sinottici,
la confessione di Pietro è sempre seguita dall’annuncio da parte di Gesù della sua
prossima passione. Annuncio di fronte al quale, Pietro reagisce “perché non riesce
ancora a capire”. Eppure è un elemento fondamentale su cui Gesù “insiste con forza”.
Si comprende, dunque, che “l’avvenimento della Croce rivela il suo senso pieno soltanto
se quest’uomo che ha patito ed è morto in croce, era veramente il figlio di Dio”.
La via verso la gloria, ha proseguito, è una “via stretta, un modo scandaloso per
i discepoli di ogni tempo, che inevitabilmente sono portati a pensare secondo gli
uomini e non secondo Dio”:
"Anche oggi, come ai
tempi di Gesù, non basta possedere la giusta confessione di fede: è necessario sempre
di nuovo imparare dal Signore il modo proprio in cui egli è il Salvatore e la via
sulla quale dobbiamo seguirlo. Dobbiamo infatti riconoscere che, anche per il credente,
la Croce è sempre dura da accettare. L’istinto spinge ad evitarla, e il tentatore
induce a pensare che sia più saggio preoccuparsi di salvare se stessi piuttosto che
perdere la propria vita per fedeltà all’amore". Per molti,
ancora oggi, ha detto Benedetto XVI è difficile accettare che Gesù “rivendichi per
sé la stessa autorità di Dio”. Gli stessi discepoli “giunsero a poco a poco a capire
che Egli era il Messia”, la loro fede quindi si dovette adeguare progressivamente.
La nostra fede si presenta perciò come “un pellegrinaggio che ha il suo momento sorgivo
nell’esperienza del Gesù storico, trova il suo fondamento nel mistero pasquale, ma
deve poi avanzare ancora grazie all’azione dello Spirito Santo”.
(Canti)
Dopo
l’omelia, si è svolta la suggestiva cerimonia dell’imposizione - a 46 arcivescovi
metropoliti - del Pallio, la stola di lana bianca, simbolo della potestà che, in comunione
con la Chiesa di Roma, il metropolita acquisisce nella propria provincia ecclesiastica.
Arcivescovi provenienti da tutto il mondo, espressione dell’universalità della Chiesa.
Tra loro gli italiani Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, Paolo Romeo, arcivescovo
di Palermo, e Calogero La Piana, arcivescovo di Messina. E poi, tra gli altri, l’arcivescovo
di San Paolo, Odilo Scherer, di Toronto, Christopher Collins, di Bombay, Oswald Gracias
e di Bujumbura, Evariste Ngoyagoye. I fedeli hanno pregato per il Papa, la Chiesa
di Roma e per il Patriarcato di Costantinopoli. E, ancora, per i nuovi arcivescovi
metropoliti, per gli uomini che soffrono a causa dell’ingiustizia e della violenza
e per i missionari, testimoni del Vangelo per le vie del mondo.
(Tu
es Petrus)
La solenne celebrazione si è conclusa
con la preghiera del Papa al sepolcro di San Pietro, mentre l’assemblea intonava il
Tu es Petrus. All’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato l’indizione dell’Anno giubilare
dedicato a San Paolo ed ha auspicato che tale evento possa “rinnovare il nostro entusiasmo
missionario”, rendendo più intense le relazioni con i fratelli dell’Oriente. Quindi,
ha rinnovato l’impegno ad agire convintamente per “la causa dell’unità di tutti i
discepoli di Cristo”, per la piena comunione tra l’Oriente e l’Occidente cristiani:
"I
nostri incontri, le visite reciproche, i dialoghi in corso non sono dunque dei semplici
gesti di cortesia, o tentativi per giungere a compromessi, ma il segno di una comune
volontà di fare il possibile perché quanto prima possiamo giungere a quella piena
comunione implorata da Cristo nella sua preghiera al Padre dopo l’Ultima Cena: ut
unum sint”. Poi, al momento dei
saluti, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero speciale a Roma, alla sua città, come
lo è di ogni Successore di Pietro:
"Nella festa
dei Santi Patroni di Roma, rivolgo uno speciale augurio di pace e di cristiana prosperità
a questa Città e a tutti coloro che vi abitano. Incoraggio in modo particolare i fedeli
a comportarsi sempre in maniera degna del Vangelo, per essere 'lievito' in ogni ambiente
di vita".
Infine, il Papa ha annunciato che si recherà a Napoli in
autunno:
"In questa importante ricorrenza sono inoltre lieto di annunciare
che, accogliendo l’invito dell’arcivescovo, cardinale Crescenzio Sepe, domenica 21
ottobre mi recherò in visita pastorale a Napoli. Saluto con affetto la cara comunità
napoletana, che invito a preparare l’incontro nella preghiera e nella carità operosa".