Elezioni in Guatemala. I vescovi denunciano la violenza nella campagna elettorale
Il Guatemala oggi alle urne: dopo la più sanguinosa campagna elettorale dalla fine
della guerra civile, la popolazione è chiamata al primo turno delle elezioni presidenziali
e legislative. In vista del voto, i vescovi hanno pubblicato il mese scorso una nota
denunciando il “clima di violenza e incertezza” e ribadendo il no alla depenalizzazione
dell’aborto. Il servizio di Fausta Speranza:
Circa 50 persone
uccise nella campagna elettorale. 12 candidati ma in realtà solo 2 nomi veramente
in lizza per diventare presidente: gli oltre 5 milioni di guatemaltechi aventi diritto
al voto, su una popolazione di quasi 13 milioni, prenderanno in considerazione, secondo
i sondaggi, Alvaro Colom e l’ex generale Otto Pérez Molina. Colom del partito di centro
sinistra Unidad Nacional de la Esperanza di cui facevano parte 20 delle 50 persone
uccise, è il vero sfidante del generale del Partito Patriota, di destra. E in queste
ore viene dato per certo che si rivedranno al ballottaggio a novembre. Altri due
nomi di peso sono Alejandro Giammattei di Gran Alianza Nacional, partito al governo,
e Rigoberta Menchu, la premio Nobel leader di Encuentro por Guatemala, il partito
di centro sinistra che, tra i vari omicidi commessi in campagna elettorale, ha perso
due attivisti di prima linea. Sul voto incombono l’insicurezza sociale e le lotte
tra gang che controllano i traffici di droga. E non sembra ipotizzabile una smentita
della tendenza degli ultimi 15 anni: la media del 46% di astenuti. Solo poco più
di 10 anni fa si metteva fine alla guerra civile durata 36 anni e costata 250.000
morti e 50.000 "desaparecidos".