Il Papa a Mariazell: la verità non è intollerante, non si afferma con la forza ma
dimostra se stessa nell'amore. Il commento di padre Lombardi
“Guardare a Cristo” attraverso Maria, che indica suo figlio all’uomo: sta qui il significato
del pellegrinaggio compiuto questa mattina da Benedetto XVI al Santuario austriaco
di Mariazell, l’evento spirituale più atteso di questo settimo viaggio apostolico,
giunto a metà del suo percorso. Il Papa ha ringraziato di cuore le decine di migliaia
di fedeli radunatisi all’aperto per la Messa, nonostante la pioggia che ha continuato
a cadere ininterrottamente. Una situazione che, al termine della Messa, ha indotto
il Pontefice ha levare un appello alla solidarietà con le popolazioni dell’Austria
colpite dalle alluvioni di questi giorni. Riviviamo i momenti salienti della celebrazione
nella cronaca del nostro inviato a Vienna, Alessandro De Carolis:
Ogni
persona di fede dovrebbe avere un cuore in continuo pellegrinaggio. Un cuore “inquieto”
che desideri l’amicizia con Cristo, e che una volta scoperta impari a stare nella
verità e nell’amore. La strada di questo pellegrinaggio passa per una richiesta, da
rivolgere in particolare a Maria che tiene in braccio il figlio bambino, così come
lo terrà in braccio da crocifisso. E’ il pellegrinaggio della fede cristiana, che
stamattina Benedetto XVI ha indicato agli oltre 30 mila fedeli che hanno sfidato la
pioggia e il freddo per vivere con lui il momento centrale del suo viaggio apostolico
in Austria: la visita al Santuario di Mariazell, situato a 140 km. a sudovest di Vienna,
fra le colline della Stiria.
Fin dall’alba
centinaia di pullman e auto hanno percorso le strade che portano agli 870 metri di
Mariazell. Strade che anche il Pontefice è stato costretto a percorrere: il maltempo
gli ha impedito di giungere al Santuario in elicottero come previsto dal programma.
La Madonna ci ricompenserà dei sacrifici patiti per il maltempo, ha detto ai fedeli
Benedetto XVI quando, con un certo ritardo, ha potuto dare inizio alla celebrazione
eucaristica per gli 850 anni di vita del tempio mariano, subito definito all’omelia
“un luogo di pace e di unità riconciliata”. Prendendo ad esempio le figure del Vangelo
che vissero l’ansia della ricerca, poi appagata dall’incontro con Gesù - Zaccaria,
Elisabetta, Simeone, gli Apostoli - il Papa ha invitato i cristiani d’oggi a prendere
esempio da loro: "Dieses unruhige und offene Herz
Brauchen wir. ... Di questo cuore inquieto e aperto abbiamo bisogno.
È il nocciolo del pellegrinaggio. Anche oggi non è sufficiente essere e pensare in
qualche modo come tutti gli altri. Il progetto della nostra vita va oltre. Noi abbiamo
bisogno di Dio, di quel Dio che ci ha mostrato il suo volto ed aperto il suo cuore:
Gesù Cristo”. E
chiamando Dio come “unico Mediatore della salvezza valido per tutti, che interessa
tutti e del quale, in definitiva, tutti hanno bisogno, questo - ha affermato il Papa
- non significa affatto disprezzo delle altre religioni né assolutizzazione superba
del nostro pensiero, ma solo l’essere conquistati da Colui che ci ha interiormente
toccati e colmati di doni, affinché noi potessimo a nostra volta fare doni anche agli
altri”. Il dono della fede in Dio, dunque, vuol dire dono della verità: ecco perché,
ha spiegato ulteriormente Benedetto XVI, un cristiano non sa né può rassegnarsi come
chi invece ritiene l’essere umano “incapace della verità”. Proprio “questa rassegnazione
di fronte alla verità - ha osservato il Pontefice - è il nocciolo della crisi dell’Occidente,
dell’Europa":
"Wenn es
Wahrheit für den Menschen nicht gibt, dann kann er auch nicht … Se
per l’uomo non esiste una verità, egli, in fondo, non può neppure distinguere tra
il bene e il male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano
ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell’uomo,
ma anche – lo vediamo – diventare una terribile minaccia, la distruzione dell’uomo
e del mondo. Noi abbiamo bisogno della verità".
La
Madonna, come si comprende osservando la statuina di Mariazell, ha tenuto in braccio
la verità e da sempre la indica al mondo. Benedetto XVI ha invitato a guardare alla
piccola effigie in legno che da otto secoli e mezzo ha incastonato il messaggio del
Vangelo nell’Europa mitteleuropea e che oggi è stata mostrata ai fedeli nella sua
originaria semplicità artistica, la mano sinistra più grande che indica Gesù Bambino
non coperta dai paramenti che vestono abitualmente la statua, eccetto tre giorni all’anno.
E l’immagine di tenerezza familiare evocata dalla statua ha suggerito al Papa un altro
pensiero di stringente attualità:
"Das
Kind Jesus erinnert uns natürlich auch an alle Kinder … Il bambino
Gesù ci ricorda naturalmente anche tutti i bambini del mondo, nei quali vuole venirci
incontro. I bambini che vivono nella povertà; che vengono sfruttati come soldati;
che non hanno mai potuto sperimentare l’amore dei genitori; i bambini malati e sofferenti,
ma anche quelli gioiosi e sani. L’Europa è diventata povera di bambini: noi vogliamo
tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro. Ma priva di futuro
sarà la terra solo quando si spegneranno le forze del cuore umano e della ragione
illuminata dal cuore - quando il volto di Dio non splenderà più sopra la terra. Dove
c’è Dio, là c’è futuro”.
Il “sì”
a Dio, che tuttavia lascia libero l’uomo di fare le proprie scelte, equivale - ha
concluso Benedetto XVI - a quei “sì” che sono contenuti nei Comandamenti: sì alla
famiglia, alla vita, all’amore responsabile, alla solidarietà, alla responsabilità
sociale e alla giustizia, il sì alla verità e al rispetto delle persone e a ciò che
appartiene a loro. Del resto, ha affermato il Pontefice, ritornando su un concetto
espresso fin dai primi momenti del suo Pontificato, l’adesione ai comandi di Dio è
tutt’altro che una prigione per il cuore e la volontà umane:
"Wenn
wir das tun, dann sehen wir, … Se questo noi facciamo, ci rendiamo
conto che il cristianesimo è di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da
una serie di richieste e di leggi. È il dono di un’amicizia che perdura nella vita
e nella morte: „Non vi chiamo più servi, ma amici“ (cfr Gv 15,15), dice il Signore
ai suoi. A questa amicizia noi ci affidiamo. Ma proprio perché il cristianesimo è
più di una morale, è appunto il dono di un’amicizia, proprio per questo porta in sé
anche una grande forza morale di cui noi, davanti alle sfide del nostro tempo, abbiamo
tanto bisogno”. Prima dell’atto conclusivo
della Messa, Benedetto XVI ha avuto parole di incoraggiamento per le vittime delle
alluvioni in Austria e un pensiero di cordoglio per i due anziani pellegrini purtroppo
deceduti stamattina per un malore a Mariazell:
"Viele
Menschen in Österreich haben durch die Überschwemmungen … Sono molte
le persone che qui in Austria stanno soffrendo, in questi giorni, a causa delle alluvioni
ed hanno subito danni. Vorrei rassicurare tutte queste persone della mia preghiera,
della mia compassione e della mia tristezza e sono certo che tutti coloro che potranno
mostreranno solidarietà e li aiuteranno. Poi vorrei ricordare anche i due pellegrini
che sono morti qui, oggi - li ho compresi nella mia preghiera durante la Santa Messa.
Possiamo essere certi che la Madre di Dio li abbia condotti direttamente al cospetto
di Dio, dato che erano venuti in pellegrinaggio dalla Madre di Dio per incontrare
Gesù insieme a lei”.
Infine, la catechesi
mariana di Benedetto XVI si è conclusa con un atto significativo e atteso dalla Chiesa
locale: il mandato del Papa ai fedeli austriaci a vivere in coerenza al Vangelo e
ad essere testimoni nel mondo “con sollecitudine e letizia”. E Benedetto XVI ha dato
risalto al carattere mitteleuropeo del Santuario della Stiria salutando i pellegrini
presenti nelle lingue abitualmente presenti in questo luogo: ungherese, sloveno, croato,
ceco, slovacco e polacco.
Ma sulla Messa presieduta dal Papa nel
Santuario di Mariazell ascoltiamo il commento del nostro direttore generale padre
Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:
R.
– La prima cosa che colpisce è il fatto che questa celebrazione bellissima è avvenuta
con un tempo terribile. Questo naturalmente ha reso le cose più difficili: se ci fosse
stato un bellissimo sole sarebbe stata certamente una festa più gioiosa. Però non
è senza significato che un pellegrinaggio comporti anche uno sforzo. Un pellegrinaggio
non è una scampagnata e la gente che è venuta qui a Mariazell, anche in condizioni
inclementi, dimostrando una grandissima attenzione e un grande raccoglimento, partecipando
quindi molto profondamente a questo evento, dimostra quale sia il senso vero e più
profondo del pellegrinaggio: un impegno nella vita, un impegno in un cammino per incontrare
Cristo, che non è sempre facile e che se anche ha un prezzo ha, però, anche un grandissimo
valore. Mi pare, quindi, che anche queste circostanze esterne possano essere lette
come un significato particolare e bello di questo incontro.
D.
– Il Papa ha tenuto, anche in questo caso, una omelia molto intensa ed ha detto che
credere nella verità non è intolleranza, perché la verità non si impone con la forza,
ma con la debolezza dell’amore…
R. – Sì, ed ho l’impressione
che questa omelia del Papa a Mariazell, se posso dire, è una delle più belle che io
abbia sentito, almeno a me ha colpito molto profondamente. Vorrei far notare anche
il tono con cui il Papa l’ha detta: era un tono estremamente meditativo, attento e
profondo, che dimostrava molto bene anche lo spirito con cui egli parlava e cioè stava
dando un messaggio da lui sentito fino in fondo all’anima e in cui abbiamo questa
sintesi molta bella, che è sua caratteristica, tra la densità del pensiero ed anche
l’enunciazione delle verità impegnative e la spiritualità cristiana anche nei suoi
aspetti più affascinanti. Quindi il Papa ha, certo, parlato del tema della verità,
della verità di Dio, della verità di Cristo e di Cristo come unico mediatore, ma ci
ha fatto capire benissimo – direi appunto sia con i concetti e sia anche con il suo
atteggiamento – che questa nostra fede nella unicità di Cristo Salvatore non è qualcosa
di intollerante o di prepotente, ma è una offerta fatta con convinzione e con amore
e quello che noi proponiamo è questo Gesù, è qualcuno che qui ci si mostra – a Mariazell
in particolare, ma sempre - come il bambino e come il Crocifisso e, quindi, assolutamente
in modo non violento, non di potere, ma di grandissima umiltà, che vuole attirare
l’amore, vuole mettersi nelle nostre mani e ci chiede di andare verso di Lui, di accoglierLo
e di capire il suo amore fino alla fine. E quindi l’impegno del cristiano nell'annunciare
la sua fede è una offerta; è un’offerta alla libertà dell’uomo ed è – anche se c’è
un impegno morale che è richiesto dalla fede – un impegno che è un sì, non è un no,
non è un qualche cosa di negativo, un porre i limiti all’agire dell’uomo e alle sue
prospettive, ma è anzi una via per trovare una affermazione dei valori essenziali,
l’incontro con Dio, la famiglia, l’amore per gli altri, la verità, la generosità.
Si tratta di valori positivi e il Papa mi sembra che con questa omelia abbia saputo
mostrare insieme l’esigenza e la bellezza della fede cristiana.