Ban Ki-moon: riformiamo l'ONU per diffondere sicurezza e rispetto dei diritti umani
“Dobbiamo trasformare le Nazioni Unite" per rispondere in modo efficace alle esigenze
di sicurezza, sviluppo e rispetto dei diritti umani in tutto il mondo. E’ l’appello
che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha lanciato in occasione della Giornata
delle Nazioni Unite che si celebra oggi. L’evento intende ricordare la data dell’approvazione
della Carta delle Nazioni Unite, avvenuta il 24 ottobre del 1945. Dello stato di salute
dell’Organismo e sul suo modo di seguire da vicino i cambiamenti del mondo contemporaneo
ce ne parla Sandro Calvani, direttore dell’Istituto interregionale delle Nazioni
Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia, intervistato da Davide Dionisi:
R.
– Le Nazioni Unite in questo momento sono all’inizio di una grande riforma per rendere
i propri servizi più incentrati sulla persona umana e sui bisogni nel campo dove le
Nazioni Unite operano e dove riusciamo a fare una differenza. In passato c’era stata
molta frammentazione dovuta alla crescita delle Organizzazioni specializzate,e dovuta
al fatto che effettivamente veniva visto un po’ differente il tema dello sviluppo
umano da quello dei diritti umani e da quello della sicurezza. Oggi c’è molta più
comprensione che le Nazioni Unite devono offrire servizi come una realtà unificata,
in quanto non si può separare un bambino che è nel bisogno nella sua componente di
bisogno alimentare da quella di bisogno di salute, di educazione o di sicurezza personale
o di possibilità di trovare un lavoro quando sarà più grande. E quindi, questo lavorare
più in gruppi uniti nel campo permetterà alle Nazioni Unite una forte accelerazione
dell’efficacia dei suoi servizi e soprattutto della rapidità nel fornirli.
D.
– Clima, sicurezza, sviluppo e diritti umani. Sono questi tra i quattro pilastri sui
quali poggia il lavoro delle Nazioni Unite. Le iniziative, così come gli appelli,
su questi temi specifici non sempre vengono accolti favorevolmente. Quale la ricetta
per un’azione più incisiva?
R. – Anzitutto, comprendere
che non ha nessun senso contrapporre un tema all’altro o fare la classifica di quale
è più urgente. Oggi questo triangolo – diritti umani, sviluppo, sicurezza – è riconosciuto
in tutti i Paesi dove ci sono stati seri problemi di ricostruzione a seguito di guerre
o in Paesi dove gli Stati, i governi hanno fallito. A questo si aggiunge il nuovo
tema trasversale che è quello del clima e dei cambiamenti climatici: lì c’è bisogno
di una coscienza mondiale della popolazione, non soltanto dei governi, perché questi
cambiamenti richiedono cambiamenti personali, di comportamento, molto importanti.
Mettendo questi quattro pilastri nella costruzione di nuove relazioni tra i popoli,
nasce ovviamente una realtà di Nazioni Unite o di popoli uniti molto più focalizzato
sulla realtà di vita e quindi molto più capace di rispondere ai bisogni immediati.
D.
– Nel suo Messaggio per la Giornata delle Nazioni Unite, il segretario generale ha
auspicato una trasformazione delle Nazioni Unite. E’ una impresa possibile, secondo
lei? Se sì, come?
R. – Io mi chiederei prima di
tutto un’altra domanda, cioè se possiamo farne a meno. E’ possibile pensare che possano
abolire le Nazioni Unite o accettare le Nazioni Unite lente come sono state nei passati
decenni? E’ ovvio che no, quindi questa riforma è un “must”, non ci sono altre alternative:
o facciamo questo o non è possibile mediare e confrontare le attese e i bisogni e
le esigenze dei popoli con un sistema delle Nazioni Unite lento, burocratico, incapace
a dare risposte adatte ai bisogni della gente. Quindi, è possibile fare questa riforma.
Non solo è possibile, è necessario ed è urgente.
D.
– Lei è direttore dell’Istituto interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca
sul Crimine e la Giustizia. Per quel che riguarda la sua competenza, quale è la situazione
attuale?
R. – E’ una situazione di grande preoccupazione
perché la globalizzazione ha aperto le frontiere di tutti i tipi dell’umanità: sia
alla circolazione dei beni, sia alla circolazione del denaro, alla circolazione dei
servizi. C’è anche una enorme crescita della circolazione delle persone che però non
è libera, e quindi l’emigrazione costituisce anche quella un problema. Comunque, la
circolazione di tutto il resto – dei beni, dei servizi e del denaro – ha provocato
un’enorme facilitazione per il crimine organizzato, che è una cosa veramente globalizzata.
E’ una capacità di arricchimento illecito che corrompe la società, che mina alle basi
la democrazia e che distrugge le buone relazioni tra i popoli perché provoca molta
preoccupazione e resistenza in quei popoli dove il crimine provoca dei problemi. Quindi,
di fronte ai nuovi crimini e alle minacce che fanno alla giustizia e ai diritti umani,
dobbiamo trovare delle forme condivise per dare delle risposte adatte alle minacce
dei nuovi crimini. Il mio Istituto si occupa della ricerca applicata a questi temi.
Molto è già stato scoperto. Se la polizia di Hong Kong è riuscita a diventare dalla
polizia più corrotta al mondo la polizia più pulita, vuol dire che ci sono delle tecniche
che sono applicabili a livello internazionale e che l’ONU può offrire. Il crimine
forse non scomparirà, ma l’importante è che non faccia maggior danno di quello che
sta facendo oggi.