2007-12-07 16:20:53

In Libano, ancora crisi politica: rinviata all’11 dicembre l'elezione del presidente


Ancora empasse politica in Libano. Il Parlamento, riunito per la settima volta, ha rinviato all’11 dicembre l’elezione del presidente del Paese. L’assemblea non ha neppure emendato l’articolo 49 della Costituzione che avrebbe agevolato la scelta del comandante in capo dell'esercito, il generale Michel Suleiman, ormai rimasto l'unico candidato alla massima carica. Sulla nomina di Suleiman c’è una convergenza tra maggioranza e opposizione, la prima ha però definito “inaccettabili” le condizioni dettate da Hezbollah che chiede garanzie sulla formazione del futuro governo. Il movimento sciita ha, comunque, accettato la candidatura del capo dell’esercito, all’interno di un’intesa di massima, ancora da definire nei dettagli, che riguarda anche la nomina dei nuovi vertici militari, dell’apparato amministrativo e di sicurezza. Ieri, un’esortazione a scegliere il nuovo presidente, che manca dal 24 novembre scorso, era giunta anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. “E' tempo che mostrino le loro qualità di uomini di Stato”, aveva detto riferendosi alla classe politica libanese. “Questo vuoto costituzionale – aveva precisato - non può continuare all’infinito”. Importante in questa fase la mediazione del ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, che nel suo giro di colloqui avrebbe proposto un piano in tre tappe per uscire dalla crisi politica: l’elezione di Suleiman, la formazione di un governo di unità nazionale e le successive consultazioni parlamentari nell’estate del 2009, ma con una nuova legge elettorale.

Iraq
Grave il bilancio di un attentato kamikaze avvenuto stamani nella provincia irachena di Diyala. Una donna si è fatta esplodere nelle vicinanze della sede di una milizia locale anti al Qaeda: 16 le vittime e 24 i feriti. Violenza anche a Mossul dove una deflagrazione ha provocato 4 morti e 3 feriti. Obiettivo dell’attacco era una pattuglia della polizia. Intanto, secondo alcune fonti, sarebbe sfuggito alla cattura il numero due di Saddam Hussein: Ibrahim al-Douri. Grazie ad una soffiata, l’ex vice-presidente iracheno è riuscito a scappare dal suo covo che si trovava in un villaggio della provincia di Salaheddin, non lontano da Tikrit. In fiamme un oleodotto nel nord del Paese dopo una violenta esplosione provocata da un gruppo di militanti.
 
Stati Uniti-Cina
Il nucleare iraniano e quello nord coreano al centro della telefonata tra il presidente americano George Bush e il premier cinese Hu Jintao. Il capo della Casa Bianca ha espresso apprezzamento per il ruolo svolto da Pechino nei colloqui a sei sul programma atomico di Pyongyang ed ha auspicato un intervento dell’ONU nei confronti di Teheran. La Cina ancora non ha chiarito se intende appoggiare nuove sanzioni contro la Repubblica Islamica soprattutto alla luce dell’ultimo rapporto della CIA, secondo il quale l’Iran ha interrotto il suo programma nucleare militare quattro anni fa. Hu Jintao, nella conversazione telefonica, ha sollevato la questione di Taiwan che rivendica l’indipendenza. Una vicenda sulla quale gli Stati Uniti hanno detto di essere pronti a collaborare con la Cina. Intanto, ieri, Bush ha scritto una lettera al leader nordcoreano Kim Jong-il nella quale ha parlato di una normalizzazione nelle relazioni tra i due Paesi se Pyongyang sarà chiara sul proprio programma atomico.

Kosovo
La questione del futuro del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese, tornerà al Palazzo di Vetro oggi, con qualche giorno di anticipo rispetto alla data inizialmente prevista del 10 dicembre. Lo ha indicato ieri il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, annunciando che incontrerà i rappresentanti della "Troika" – Unione Europea, Russia e Stati Uniti. I mediatori internazionali gli consegneranno l'atteso rapporto in cui vengono illustrate le ultime trattative tra i serbi e i kosovari di etnia albanese, conclusesi sostanzialmente con un nulla di fatto. E, intanto, sempre il 10 dicembre avverrà probabilmente l’auto-proclamazione d’indipendenza da parte di Pristina. Unione Europea e NATO già si stanno preparando per evitare forti ripercussioni sull’area balcanica, e non solo. Ma quali ricadute si prevedono? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Paolo Quercia, esperto di Kosovo del Centro Militare di Studi Strategici:RealAudioMP3
 
R. - Ban Ki-moon ha già annunciato che si aspetta un rapporto negativo. Quindi, lunedì, quando la relazione verrà resa pubblica e formalizzata, potrà sostenere la necessità di procedere oltre. Il punto è comprendere se ritornare al piano Ahtisaari e su questa direzione la "Troika" è spaccata: il rappresentante americano Wisner ha già detto che in caso di fallimento si dovrebbe tornare al progetto di indipendenza supervisionata previsto dal piano ONU. Bisognerà vedere se il segretario generale delle Nazioni Unite supporterà la linea americana o quella russa che sostanzialmente contempla lo status quo.

D. – La questione non rischia di diventare un ulteriore contenzioso tra Russia e Stati Uniti proprio in questo momento in cui le relazioni internazionali sono piuttosto tese?

 
R. - Certamente. Bisogna capire se la situazione subirà un’accelerazione per l’autoproclamazione da parte del parlamento kosovaro, ma non credo che il giorno successivo al rapporto, Pristina si dirà indipendente. Ritengo che proprio su pressione degli americani il parlamento kosovaro attenderà ancora qualche mese per muoversi in maniera possibilmente coordinata. Questi mesi serviranno proprio agli Stati Uniti per gestire il dossier Kosovo all’interno dell’agenda bilaterale russo-americana.

NATO
Nella riunione dei ministri degli Esteri della NATO, a Bruxelles, è stato concordato di mantenere ma anche rafforzare, se necessario, la forza KFOR in Kosovo. L’Alleanza Atlantica ha rivolto un appello a serbi e kosovari per evitare gesti che possano compromettere la stabilità dell’area. Sull’uscita della Russia dal trattato CFE per il controllo delle forze convenzionali in Europa è stato espresso rincrescimento. Mosca è stata invitata a ripensare la sua posizione. Infine, sull’Afghanistan, i ministri degli Esteri della NATO ritengono necessaria la nomina di un inviato speciale del segretario generale dell’ONU per il Paese asiatico.

Russia
Ancora tensioni in Russia a distanza di una settimana dalle elezioni che hanno visto trionfare la formazione del presidente Putin. Il leader del Partito comunista russo, Ghennadi Ziuganov, ha espresso l’intenzione di presentare ricorso contro il risultato delle urne che ha visto la sua compagine piazzarsi dietro “Russia unita” ad una distanza molto consistente. Per Ziuganov, oltre un terzo dei verbali sarebbe stato falsificato. Intanto, Putin ha annunciato che renderà noto il 17 dicembre il nome del candidato alle presidenziali del 2 marzo prossimo.

Francia
Svolta nelle indagini sul pacco bomba esploso, ieri a Parigi, all’interno di un edificio che ospita anche gli uffici della Fondazione per la memoria della Shoah. L’attentato ha provocato la morte di una segretaria di uno studio legale e il ferimento di 5 persone. La polizia ha fermato un uomo, un architetto di 45 anni, che era stato denunciato per molestie da un’avvocatessa. Si cerca anche una giovane donna nordafricana che avrebbe consegnato materialmente gli ordigni.

Italia
Si è aggravato il bilancio dell’incendio scoppiato, ieri, in un’acciaieria di Torino. Sono due gli operai rimasti uccisi, uno di loro è morto stamattina in ospedale. Restano gravi le condizioni di altri cinque compagni di lavoro che presentano ustioni su gran parte del corpo. Nelle indagini stanno emergendo carenze nell’impianto di sicurezza. Per quanto riguarda le cause del rogo, sembra confermato che il fuoco è divampato dopo la rottura di un tubo in cui passa olio idraulico.

Corea del Sud-inquinamento
Disastro ambientale al largo della Corea del Sud. La collisione tra una petroliera ed una gru su un molo del porto di Taenan, a sud di Seoul, ha provocato la fuoriuscita di oltre 10 mila tonnellate di greggio. Le operazioni anti-inquinamento sono ostacolate da forti venti e dal pericolo di un’esplosione.

Indonesia-sisma
Non ci sarebbero né vittime né feriti nel terremoto di magnitudo 5.9 che ha colpito l’isola indonesiana di Bali. Il sisma, il cui epicentro è stato localizzato a 10 chilometri di profondità marina, è stato avvertito anche a Denpasar dove è in corso la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici.
 
Congo
La Croce Rossa Internazionale ha lanciato l’allarme per la sorte di migliaia di civili nel Nord Kivu che rischiano di rimanere coinvolti nei combattimenti tra le forze armate della Repubblica democratica del Congo e i soldati ribelli dell’ex generale Laurent Nkunda che si rifiuta di deporre le armi.

Giornata pena di morte
Stabilita per il 10 ottobre la Giornata europea contro la pena di morte. Lo hanno deciso i ministri della Giustizia dell’UE riuniti a Bruxelles. Il via libera è giunto dopo che è caduto il veto della Polonia, posto precedentemente dall’ex premier Jaroslaw Kaczynski. Intanto, le esecuzioni non si fermano: tre uomini, condannati per omicidio, sono stati impiccati in Giappone. Si tratta della nona esecuzione nel Paese nel 2007. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 341
 
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