In corso a Itaici, nello Stato di San Paolo, la plenaria dei vescovi brasiliani. Intervista
con il cardinale Odilio Pedro Scherer
È iniziata la seconda settimana di lavori alla 46.ma Assemblea generale della Conferenza
episcopale brasiliana, iniziata lo scorso 2 aprile. Fino a venerdì prossimo, gli oltre
300 vescovi - ospitati nella Casa di ritiro dei Gesuiti ad Itaici, nello Stato di
San Paolo - continueranno a dedicare la loro attenzione in modo particolare alle direttive
generali dell’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile e al confronto sul documento
di Aparecida, oltre a vari altri argomenti: dalla missione continentale, all’Anno
paolino, alle questioni sociali ed etiche del Paese. Silvonei Protz ha parlato
con il cardinale arcivescovo di San Paolo, Odilio Pedro Scherer, dell’andamento
della plenaria:
R. -
Anzitutto, c’è bisogno di un approfondimento della fede nell’incontro rinnovato con
il Signore Gesù nel riconoscimento che noi siamo suoi discepoli, e quindi, in quanto
discepoli, dobbiamo conoscere meglio il Maestro, dobbiamo avvicinarci a lui, dobbiamo
guardare a lui, seguirlo, sentire la sua presenza nella Chiesa come una presenza viva:
“Il Signore è in mezzo a noi”, è il messaggio della Pasqua. Poi, Aparecida ha pure
indicato che è il momento di un grande lavoro missionario. La nostra Chiesa deve essere
profondamente missionaria, non solo mentre invia alcuni missionari chissà dove, ma
è tutta la Chiesa che deve sentirsi missionaria.
D.
- In questo momento, in Brasile, la Chiesa, i cattolici stanno facendo anche una -
per così dire - “battaglia” per la vita contro la legalizzazione dell’aborto: una
cosa molto forte, vissuta a livello nazionale. Che fotografia lei dà oggi del Brasile
“pro vita”?
R. - Un importante giornale di Saõ Paulo
ha pubblicato un’indagine che dice che il 68 per cento dei brasiliani sono contrari
all’aborto, e questo ci conforta. Sappiamo che in parlamento ci sono dei progetti
per legalizzare l’aborto: il ministro della Sanità vorrebbe legalizzato l’aborto come
politica pubblica per ridurre la mortalità infantile e quella materna. Certo, noi
non siamo d’accordo con il ministro sul fatto che questa sia una buona politica in
ambito sanitario: una buona politica sanitaria sarebbe incentivare la vita, la salute,
non la morte. Quindi, c’è sì una grande “battaglia” che da qualche anno stiamo sostenendo
anche tramite movimenti, gruppi che vogliono fare introdurre la legalizzazione dell’aborto
in Brasile. Sentiamo che in qualche modo i nostri appelli, le nostre riflessioni lasciano
il segno anche sull’opinione pubblica, nel senso che gran parte di essa è contraria
all’aborto, non solo perché sono cattolici o perché vanno in chiesa, ma perché veramente
hanno capito che non si può attentare in questo modo contro una vita innocente e indifesa.
Speriamo che questa convinzione in favore della vita si estenda ulteriormente e che
i nostri parlamentari non vogliano poi votare delle leggi contrarie a quello che è
anche il sentimento del popolo. La vita dev’essere comunque difesa, ovunque e sempre,
anche se ci sono leggi contrarie.