I vescovi riflettono sull'accoglienza dei movimenti: seminario a Rocca di Papa. L'intervento
del cardinale Rylko
E' iniziato oggi a Rocca di Papa, nei pressi di Roma, un Seminario di studio per vescovi
sulla sollecitudine pastorale nei confronti di movimenti ecclesiali e nuove comunità.
L'evento prende lo spunto da una esortazione di Benedetto XVI ad "andare incontro
ai movimenti con molto amore’. Il Seminario, organizzato dal Pontificio Consiglio
per i Laici, si è aperto con una Liturgia eucaristica presieduta dal cardinale segretario
di Stato Tarcisio Bertone. Sull’avvenimento e sull'invito del Papa, Giovanni Peduto
ha interpellato il presidente del dicastero per i laici, il cardinale Stanislao
Rylko: R.
- Il Papa ha voluto ribadire così che la risposta dei pastori della Chiesa ai nuovi
carismi deve essere un atteggiamento di apertura e di accoglienza animato dall’amore
che rende docili al disegno salvifico di Dio, che si esprime anche in questi doni.
Un grande esempio di tale amore ci viene dal servo di Dio Giovanni Paolo II e proprio
dal Santo Padre Benedetto XVI, i due pontefici che hanno dato grande fiducia ai movimenti
ecclesiali e alle nuove comunità, individuando in essi un dono provvidenziale per
i nostri tempi e un grande segno di speranza per la Chiesa e per l’umanità.
D.
- Uno degli obiettivi del Seminario è quello di approfondire la teologia e la pastorale
specifica dei movimenti ecclesiali: quali sono in generale le questioni che i vescovi
devono affrontare in questo campo?
R. - Durante il
Seminario, ispirati dal magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, cercheremo
soprattutto di capire insieme tutta la portata ecclesiale e teologica di questo fenomeno
che non cessa di stupire molti per i frutti che genera nella vita di moltitudini di
laici – uomini e donne – nella Chiesa dei nostri tempi: frutti di straordinario slancio
missionario e di santità di vita. Cercheremo anche di riflettere su quale dovrebbe
essere la risposta pastorale a questo dono: come accoglierlo nel tessuto vivo delle
Chiese locali, nelle parrocchie, per non sprecare questa straordinaria risorsa spirituale
che lo Spirito Santo ci offre. L’importante è scoprire in queste nuove realtà un dono,
non vedervi solo un problema pastorale tra altri.
D.
- Dal sorgere dei movimenti e della comunità ecclesiali, per definirli è stato spesso
usato il termine “fenomeno”, che implica un fattore di novità, di qualcosa di non
ancora ben compreso. Ora, dopo tanti anni, è ancora corretto considerarli in quel
senso?
R. - La carica di novità di cui sono portatori
i movimenti ecclesiali e le nuove comunità è una caratteristica permanente. Sempre
quando interviene lo Spirito ci lascia stupefatti, ci sorprende. Nel contesto della
pastorale ordinaria in seno alle parrocchie, i movimenti costituiscono sempre una
provocazione, che è però salutare, della quale la Chiesa ha bisogno. Al “cristianesimo
stanco” e scoraggiato di tanti battezzati, essi lanciano la sfida di una fede vissuta
nella gioia e nell’entusiasmo, a una pastorale di pura conservazione, la sfida di
una grande passione missionaria verso i lontani e verso i nuovi areopaghi della cultura
moderna. Nasce di qui la grande importanza di queste nuove comunità all’interno delle
nostre parrocchie come veri e propri laboratori della fede e scuole di impegno missionario.
D.
- È un fatto che centinaia di migliaia di persone abbiano riscoperto la bellezza della
vita cristiana vissuta quotidianamente grazie ai carismi di movimenti e comunità ecclesiali.
Come appare oggi alla Chiesa istituzionale per così dire, la “Chiesa dei carismi”,
del soffio dello Spirito?
R. - Innanzi tutto non
bisogna mai contrapporre, nella Chiesa, la dimensione istituzionale e quella carismatica.
Per descrivere il rapporto tra istituzione e carisma nella Chiesa, Giovanni Paolo
II e Benedetto XVI usano il termine “co-essenzialità” che vuol dire che qui si tratta
di un rapporto organico, complementare. Oggi, ci chiediamo spesso che volto avrà la
Chiesa del terzo millennio. Una cosa è certa: molto dipenderà dalla nostra capacità
di ascoltare ciò che lo Spirito ci dice anche mediante questi nuovi carismi, e di
obbedirvi. Dipenderà cioè dalla nostra capacità di lasciarci stupire dallo Spirito
Santo e di lasciarci educare dallo Spirito Santo. Dipenderà, infine, dalla saggezza
dei Pastori di saper accogliere questi doni e di accompagnarli “con molto amore”.