Drammatica settimana di sbarchi di immigrati irregolari sulle coste siciliane e sarde.
Viaggi della speranza iniziati per lo più dalle coste nordafricane che spesso si concludono
in tragedia a causa della scarsa tenuta delle cosiddette “carrette del mare”, scelte
per la traversata del Mediterraneo. Secondo i dati della polizia di Stato dall’inizio
dell’anno sono stati 70 gli sbarchi in Sardegna. Centinaia gli immigrati ospitati
nel centro siciliano di Lampedusa, dove da alcuni giorni sta lavorando un gruppo di
medici specialisti coordinati da Aldo Morrone direttore generale dell’Istituto
Nazionale Migrazione e Povertà. Massimiliano Menichetti lo ha raggiunto telefonicamente
nel centro di prima accoglienza dell’isola.
R. – In questo
momento c’è una situazione oggettiva di grande difficoltà, ma contemporaneamente serenità
e anche un grande ordine, nonostante gli sbarchi in questo momento siano praticamente
uno dopo l’altro, perché il mare è tranquillo e favorisce ovviamente l’arrivo e la
partenza dei gommoni. In questo momento, al centro di Lampedusa, ci sono oltre 800
persone. D. – Uomini e donne, comunque, in cerca di una speranza
per vivere... R. – Uomini e donne che fuggono da situazioni
inimmaginabili. Alcuni arrivano in condizioni drammatiche, perché comunque stanno
giorni e giorni sui gommoni – e si fa per dire gommoni, in quanto si tratta invece
di gomma con assi di legno – dove il primo danno che hanno, oltre ad essere disidratati
completamente e deboli, è quello delle ustioni prodotte proprio dalla gomma sulla
pelle. D. – Lei è lì da alcuni giorni, sta coordinando un progetto
del ministero dell’Interno, Regione Sicilia, isola di Lampedusa, in sostanza una task
force medica che aiuta gli isolani, ma anche, soprattutto, chi arriva con le carrette
del mare... R. – Il gruppo sta svolgendo un’attività di diagnosi
precoce delle malattie infettive, delle malattie ginecologiche e cutanee, nei confronti
di tutti gli ospiti presenti qui nel centro di accoglienza di Lampedusa, e formazione
agli operatori sanitari per aiutarli a districarsi tra le diverse malattie che questi
soggetti possono presentare, ma soprattutto ad aiutarli a ritrovare fiducia, dignità
e salute. D. – Questo progetto, nello specifico, durerà 90 giorni,
saranno sufficienti? R. – E’ il minimo per poter dare delle
indicazioni poi ai rappresentanti istituzionali di come modulare meglio il progetto
per investire su questa prevenzione nei confronti della popolazione appena sbarcata.
Ribadisco che sono persone che fuggono da guerre, da carestie, da violenze inenarrabili,
a volte che arrivano fino al momento dell’imbarco sotto una violenza inimmaginabile.
Davvero inimmaginabile! La faccia di un dolore, di una sofferenza, che chi non è qui
al centro di Lampedusa non può cogliere, non può capire nei volti, negli sguardi di
queste persone, che vedono a Lampedusa il sogno e la fine di un incubo.