2008-09-19 16:09:44

Gli auguri di Bartolomeo I e Alessio II al Convegno ecumenico di Bose


“Un pieno successo per i lavori del convegno”: questo l’augurio di Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, ai partecipanti all’incontro internazionale di spiritualità ortodossa “La paternità spirituale”, apertosi ieri presso il monastero di Bose, con il patrocinio congiunto del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e del Patriarcato di Mosca. “La storia della Chiesa – ha sottolineato da parte sua Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, nel messaggio inviato e ripreso dall'agenzia Sir - ha visto periodi di fioritura della direzione spirituale, in cui una pleiade di grandi santi si sono distinti operando su questo terreno”. Esempi si trovano ricordati in letteratura: “Per influsso della sua conoscenza con il beato Ambrogio di Optina – ha ricordato Alessio II - Fedor Dostoevskij creò l’immortale immagine dello starec Zosima nei Fratelli Karamazov” e “Vladimir Solovev, nella sua ‘Leggenda dell’Anticristo’ incarnò nella figura dello starec Ioann un vero padre spirituale ortodosso”. Persino “negli anni del delirio rivoluzionario e delle persecuzioni antireligiose, rifulsero i luminari dello spirito, che nei pochi monasteri e parrocchie rimaste continuarono a dirigere il gregge alla salvezza in Cristo”. “Anche oggi – ha concluso il Patriarca di Mosca - la ricca esperienza di direzione spirituale dell’ortodossia può senz’altro aiutare molti cristiani, i quali sono esposti a tante tentazioni e dubbi, a ritrovare un saldo orientamento nel proprio cammino spirituale”. Il convegno è iniziato nel ricordo del metropolita di Silyvria, Emilianos Timiadis, recentemente scomparso, “un autentico padre per i nostri tempi – in cui spesso vengono obliate le radici della fede - e un grande promotore dell’ideale dell’unità dei cristiani” ha ricordato il vescovo Athenagoras di Sinope (Bruxelles). Oggi l’intervento dell’igumena (superiora) Gavriila Gluchova di Grodno, a proposito della maternità spirituale nel monachesimo russo contemporaneo. “Per 70 anni – ha ricordato Gluchova – con quasi tutte le chiese chiuse e il clero oggetto di repressione, ad esercitare la cura e il sostegno spirituale dei credenti furono chiamati uomini di ordinazione monastica e semplici laici”. Tra essi “non poche furono anziane donne, spesso provenienti da famiglie contadine”, le quali “hanno conservato per noi la santa Chiesa ortodossa russa”. In quei tempi esse “vivevano fuori dal sistema dei rapporti sociali, nel migliore dei casi ignorate dall’autorità statale, sostenute solo dai credenti”. Se alcune, ha spiegato Gluchova, “erano note per la santità di vita e la capacità di guarire le malattie e gli affanni di chi chiedeva il loro aiuto - la beata Paraskeva di Divedevo, la beata Matrona di Mosca - di tante non si conoscono i nomi ma, grazie alla loro opera, la fede è stata conservata”. (S.C.)







All the contents on this site are copyrighted ©.