Aperta in Vaticano la mostra dedicata al Pontificato di Pio XII. Potrà essere visitata
fino al 6 gennaio
A cinquant’anni dalla morte di papa Pacelli il Pontificio Comitato di Scienze Storiche
ha organizzato la mostra “Pio XII. L’uomo e il pontificato. 1876-1958”. Attraverso
documenti, oggetti personali e opere d’arte, l’esposizione, allestita da oggi al 6
gennaio presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano, racconta l’intero percorso di
vita di Eugenio Pacelli, tracciandone un profilo che va ben oltre l’immagine ufficiale
e le interpretazioni stereotipate e fuorvianti in voga da decenni. Dopo la tappa in
Vaticano, la mostra si sposterà a Berlino e a Monaco di Baviera. Il servizio è di
Paolo Ondarza:
Eugenio Pacelli,
Pio XII: l’uomo, il Papa. A raccontarlo, anche negli aspetti meno conosciuti, sono
pagine autografe, fotografie, oggetti di uso quotidiano. Dall’infanzia, alla formazione
spirituale e culturale, dall’ordinazione sacerdotale al lungo iter al servizio della
Santa Sede, dal ruolo di nunzio apostolico a Monaco e Berlino, ai 19 intensi anni
di Pontificato. Ne emerge un ritratto non ieratico, che rivela aspetti profondamente
umani: il vaticanista Andrea Tornielli:
“Abbiamo
potuto mettere in mostra una delle buste di udienza che gli arrivavano ogni giorno,
con il foglio, e che lui riutilizzava per non buttare via neanche le buste. Le riutilizzava
per prendere appunti e proprio in una di queste buste, sul retro di una di esse, scrisse
il suo testamento”.
Appena eletto Papa, Pio XII è
malvisto dal governo nazista, soprattutto quando nell’enciclica Summi Pontificatus
esprime solidarietà alla Polonia invasa dall’esercito del Reich. Costante l’attenzione
del Papa alla pace: lo documentano i radiomessaggi e le preghiere, pubbliche e private.
L’esposizione racconta il pastore sollecito nei confronti dell’umanità tutta e il
fine diplomatico che mantiene “neutralità” di fronte alla pretesa “crociata” nazista
contro l’ateismo sovietico. Lo storico Matteo Luigi Napolitano:
“Gli
archivi ci portano in tutt’altra direzione rispetto alla crociata antibolscevica che
il Papa, secondo alcuni, avrebbe fatto, servendosi prima di Hitler e poi degli americani.
Non è così: il Papa nutre profondo affetto per i russi, non nutre affatto simpatia,
naturalmente, per il comunismo come ideologia”.
In
pieno conflitto mondiale, Pio XII organizza in Vaticano una rete di assistenza umanitaria
rivolta a tutti senza distinzioni di credo religioso o razza. Apre le porte del Palazzo
Apostolico di Castel Gandolfo agli sfollati in fuga dalle persecuzioni. Sulla strada
condivide lo smarrimento della gente dopo i bombardamenti su Roma del 1943: la popolazione
lo elegge Defensor civitas. Dei 9600 ebrei romani nel mirino dei nazisti, 8500
trovano accoglienza per iniziativa del Papa negli edifici vaticani. Nonostante ciò,
negli Anni Sessanta, con la messa in scena del dramma teatrale “il Vicario”, inizia
una violenta campagna denigratoria contro Pio XII. Mons. Walter Brandmuller,
presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche:
“Il
famoso, famigerato, "Vicario" è riuscito a denigrare quasi in tutto il mondo la figura
di Papa Pacelli, ma è tutt’altro che corrispondente alla verità storica. E’ proprio
questo l’obiettivo della mostra: di evidenziare la vera figura di Papa Pacelli, chi
era il "Pastor Angelicus", un Papa rivolto, in prima linea, ai bisogni spirituali
dell’umanità”.
Ma perché, ancora oggi, questa campagna
diffamatoria contro Pio XII? Risponde Andrea Tornielli:
“Io
credo ci sia uno scontro che non ha a che fare soltanto con le vicende storiche, ma
che assume anche dei toni politici. Credo sia importante ritornare, invece, al dibattito
storico, al dibattito sui documenti: è giusto avere opinioni diverse leggendo gli
stessi documenti, ma certo non si può affermare in alcuna maniera che Pio XII sia
stato nemico degli ebrei, in alcun modo antisemita, né in alcun modo, filonazista.
Queste sono delle sciocchezze e chi le pronuncia dice delle solenni bugie”.
La
mostra racconta gli anni post-conflitto, la Guerra fredda, l’Anno Santo 1950 con la
proclamazione del Dogma dell’Assunta e il ritrovamento della tomba di San Pietro in
Vaticano, gli auspici di Pio XII per la costruzione dell’Europa unita e l’iniziativa
di Papa Pacelli di allestire, presso i Musei Vaticani, il primo nucleo della raccolta
di arte contemporanea. Aspetti, questi ultimi, che sottolineano la modernità del suo
Pontificato. Andrea Tornielli:
“Il suo Magistero
è importantissimo perché anticipa il Concilio Vaticano II. Ricordo, en passant,
che Pio XII ha celebrato ed autorizzato più Beatificazioni e Canonizzazioni di donne
di qualsiasi suo predecessore e, in percentuale, anche successore. E’ il Papa che
apre al metodo storico critico per la lettura della Bibbia; è il Papa che apre per
primo l’ipotesi dell’evoluzione in un’Enciclica”.
Toccante il racconto
della morte di Papa Pacelli: affetto da mesi da una grave gastrite, il 7 ottobre 1954,
giornata in cui sembrava riprendersi, disse “Questa è la mia giornata”. Due anni prima
aveva confidato di aver chiesto al Signore una giornata per prepararsi: muore nel
cuore della notte tra l’8 e il 9 di ottobre.