2008-11-04 15:08:52

Aperta in Vaticano la mostra dedicata al Pontificato di Pio XII. Potrà essere visitata fino al 6 gennaio


A cinquant’anni dalla morte di papa Pacelli il Pontificio Comitato di Scienze Storiche ha organizzato la mostra “Pio XII. L’uomo e il pontificato. 1876-1958”. Attraverso documenti, oggetti personali e opere d’arte, l’esposizione, allestita da oggi al 6 gennaio presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano, racconta l’intero percorso di vita di Eugenio Pacelli, tracciandone un profilo che va ben oltre l’immagine ufficiale e le interpretazioni stereotipate e fuorvianti in voga da decenni. Dopo la tappa in Vaticano, la mostra si sposterà a Berlino e a Monaco di Baviera. Il servizio è di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

Eugenio Pacelli, Pio XII: l’uomo, il Papa. A raccontarlo, anche negli aspetti meno conosciuti, sono pagine autografe, fotografie, oggetti di uso quotidiano. Dall’infanzia, alla formazione spirituale e culturale, dall’ordinazione sacerdotale al lungo iter al servizio della Santa Sede, dal ruolo di nunzio apostolico a Monaco e Berlino, ai 19 intensi anni di Pontificato. Ne emerge un ritratto non ieratico, che rivela aspetti profondamente umani: il vaticanista Andrea Tornielli:

 
“Abbiamo potuto mettere in mostra una delle buste di udienza che gli arrivavano ogni giorno, con il foglio, e che lui riutilizzava per non buttare via neanche le buste. Le riutilizzava per prendere appunti e proprio in una di queste buste, sul retro di una di esse, scrisse il suo testamento”.

 
Appena eletto Papa, Pio XII è malvisto dal governo nazista, soprattutto quando nell’enciclica Summi Pontificatus esprime solidarietà alla Polonia invasa dall’esercito del Reich. Costante l’attenzione del Papa alla pace: lo documentano i radiomessaggi e le preghiere, pubbliche e private. L’esposizione racconta il pastore sollecito nei confronti dell’umanità tutta e il fine diplomatico che mantiene “neutralità” di fronte alla pretesa “crociata” nazista contro l’ateismo sovietico. Lo storico Matteo Luigi Napolitano:

 
“Gli archivi ci portano in tutt’altra direzione rispetto alla crociata antibolscevica che il Papa, secondo alcuni, avrebbe fatto, servendosi prima di Hitler e poi degli americani. Non è così: il Papa nutre profondo affetto per i russi, non nutre affatto simpatia, naturalmente, per il comunismo come ideologia”.

 
In pieno conflitto mondiale, Pio XII organizza in Vaticano una rete di assistenza umanitaria rivolta a tutti senza distinzioni di credo religioso o razza. Apre le porte del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo agli sfollati in fuga dalle persecuzioni. Sulla strada condivide lo smarrimento della gente dopo i bombardamenti su Roma del 1943: la popolazione lo elegge Defensor civitas. Dei 9600 ebrei romani nel mirino dei nazisti, 8500 trovano accoglienza per iniziativa del Papa negli edifici vaticani. Nonostante ciò, negli Anni Sessanta, con la messa in scena del dramma teatrale “il Vicario”, inizia una violenta campagna denigratoria contro Pio XII. Mons. Walter Brandmuller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche:

 
“Il famoso, famigerato, "Vicario" è riuscito a denigrare quasi in tutto il mondo la figura di Papa Pacelli, ma è tutt’altro che corrispondente alla verità storica. E’ proprio questo l’obiettivo della mostra: di evidenziare la vera figura di Papa Pacelli, chi era il "Pastor Angelicus", un Papa rivolto, in prima linea, ai bisogni spirituali dell’umanità”.

 
Ma perché, ancora oggi, questa campagna diffamatoria contro Pio XII? Risponde Andrea Tornielli:

 
“Io credo ci sia uno scontro che non ha a che fare soltanto con le vicende storiche, ma che assume anche dei toni politici. Credo sia importante ritornare, invece, al dibattito storico, al dibattito sui documenti: è giusto avere opinioni diverse leggendo gli stessi documenti, ma certo non si può affermare in alcuna maniera che Pio XII sia stato nemico degli ebrei, in alcun modo antisemita, né in alcun modo, filonazista. Queste sono delle sciocchezze e chi le pronuncia dice delle solenni bugie”.

 
La mostra racconta gli anni post-conflitto, la Guerra fredda, l’Anno Santo 1950 con la proclamazione del Dogma dell’Assunta e il ritrovamento della tomba di San Pietro in Vaticano, gli auspici di Pio XII per la costruzione dell’Europa unita e l’iniziativa di Papa Pacelli di allestire, presso i Musei Vaticani, il primo nucleo della raccolta di arte contemporanea. Aspetti, questi ultimi, che sottolineano la modernità del suo Pontificato. Andrea Tornielli:

 
“Il suo Magistero è importantissimo perché anticipa il Concilio Vaticano II. Ricordo, en passant, che Pio XII ha celebrato ed autorizzato più Beatificazioni e Canonizzazioni di donne di qualsiasi suo predecessore e, in percentuale, anche successore. E’ il Papa che apre al metodo storico critico per la lettura della Bibbia; è il Papa che apre per primo l’ipotesi dell’evoluzione in un’Enciclica”.

Toccante il racconto della morte di Papa Pacelli: affetto da mesi da una grave gastrite, il 7 ottobre 1954, giornata in cui sembrava riprendersi, disse “Questa è la mia giornata”. Due anni prima aveva confidato di aver chiesto al Signore una giornata per prepararsi: muore nel cuore della notte tra l’8 e il 9 di ottobre.







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