2009-01-23 15:35:03

I vescovi srilankesi: bene la creazione di una zona sicura per i civili in fuga dalla guerra


I vescovi cattolici e anglicani valutano in modo positivo la decisione dell’esercito srilankese di ampliare la zona di sicurezza nel distretto di Mullaittivu per offrire rifugio alla popolazione civile di Vanni. Le agenzie umanitarie - riferisce l'agenzia AsiaNews - parlano di almeno 230mila persone intrappolate dietro il fronte su cui si stanno scontrando l’esercito di Colombo e i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte). Mercoledì scorso, in accordo con il ministero della difesa, la responsabile della Croce rossa internazionale (Icrc) di Vavuniya, Valerie Petitipierre, e il comandante delle forze di sicurezza a Vanni, il generale Jagath Jayasuriya, hanno discusso su come garantire l’accesso e la protezione dei civili nella zona di sicurezza. Il generale ha riaffermato l’impegno dell’esercito a non causare vittime tra la popolazione secondo il principio dello Zero Civilian Casualty. Jayasuriya ha spiegato che le forze di Colombo stanno compiendo ogni sforzo per evitare che i ribelli usino la zona cuscinetto per attaccare le truppe regolari. “L’uso di civili innocenti come scudi umani compiuto dal Ltte - ha affermato il generale - deve essere condannato da tutti quanti”. Esponenti delle Chiese cattolica e anglicana dell’isola hanno espresso la loro approvazione all'istituzione della zona di sicurezza sottoscrivendo un documento comune in cui affermano che la decisione “permetterà di proteggere e salvare le vite di numerosi civili”. La dichiarazione, resa nota ieri, è sottoscritta, tra gli altri, dai vescovi cattolici di Colombo, Mannar, Jaffna e Anuradhapura e da quelli anglicani di Kurunegala e della capitale. I presuli chiedono anche al Ltte di rispettare questa scelta per la sicurezza dei civili permettendo loro di accedere alla zona e sfruttare tutte le iniziative a favore della loro protezione. I vescovi invitano inoltre il governo a coinvolgere l’Icrc, l’Unhcr ed anche esponenti indipendenti della popolazione tamil per rendere ancor più raggiungibile l’area. I leader delle due principali confessioni cristiane del Paese condividono la comune intenzione di preghiera per “una maggiore fiducia tra le comunità e uno Sri Lanka non violento e giusto per tutti”. (R.P.)







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