Il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, è ritornato oggi all’Aquila
per fare nuovamente il punto della situazione. Ha nuovamente invitato la popolazione
a non rientrare nelle case, ha fornito i dati aggiornati sul bilancio delle vittime
e parlato della distribuzione degli aiuti. Intanto, mentre la terra continua a tremare
senza sosta - una scossa di magnitudo 4.7 Richter ha portato nuovo spavento e nuovi
crolli anche stamattina - non rallenta la solidarietà in azione da ieri sui luoghi
del sisma. Una solidarietà dai tanti volti, che parlano di dedizione e di generosità,
quest’ultima non solo italiana. Il servizio di Benedetta Capelli:
Cuore, caparbietà
e determinazione sono le armi che in queste ore drammatiche animano l’esercito della
solidarietà. Persone preparate alle emergenze e volontari arrivati da ogni parte d’Italia
per soccorrere chi nel giro di pochi attimi ha perso tutto. In loro aiuto il governo
ha stanziato ieri 30 milioni di euro ed ha raccolto l’invito dell’Unione Europea aderendo
al Fondo di solidarietà per le catastrofi che interverrà per riattivare le infrastrutture,
per distribuire alloggi provvisori e bonificare le aree sinistrate. Un appello all’Europa
per “essere segno di speranza” è arrivato oggi dal cardinale Péter Erdö, presidente
delle Conferenze Episcopali d’Europa. Intanto in Abruzzo, secondo i dati della Protezione
Civile, sono oltre 7 mila i soccorritori, il cui sforzo è complicato da continue scosse
di assestamento. Ma come reagisce la popolazione e come convive con la paura? La testimonianza
di Tommaso Della Longa, portavoce del Commissario straordinario
della Croce Rossa Italiana:
R. – Ovviamente è una
popolazione sotto shock e sotto un grandissimo stress per la tragedia che sta subendo.
Il popolo aquilano e il popolo abruzzese è un popolo forte, che sta rispondendo.
D.
– Quando sei arrivato in Abruzzo che cosa hai trovato? Qual è l’immagine che più ti
ha colpito di questo terremoto?
R. – Io sono arrivato
ieri con la Croce Rossa Italiana e la cosa che mi ha colpito è che sembra una città
appena bombardata, in maniera molto pesante. E’ veramente impressionante. E’ una città
dove ieri notte giravano solamente soccorritori e forze di polizia contro gli atti
di sciacallaggio. E’ una città, quindi, sostanzialmente fantasma.
D.
– C’è, però, molta solidarietà intorno alla popolazione, non è così?
R.
– Sì, assolutamente, c’è una grandissima solidarietà. Come al solito, il popolo italiano
ha risposto con il cuore a tutti gli appelli di solidarietà. Quello che però noi come
Croce Rossa Italiana vogliamo dire è che non ci deve essere spazio per l’improvvisazione.
Noi capiamo che tutti quanti vorrebbero mettersi in marcia, vorrebbero donare qualcosa
e portare qualcosa qui, ma in questo momento bisogna aspettare e bisogna capire esattamente
quali sono le necessità, perché in realtà gli interventi improvvisati, oltre a non
essere utili, potrebbero diventare dannosi.
D. –
Hai parlato della grande forza della popolazione aquilana. C’è un episodio che più
di altri ti ha colpito a testimonianza di questo?
R.
– Devo dire, almeno personalmente, da quando sono arrivato ieri sera, sono rimasto
molto colpito dalla serietà delle persone e dall’orgoglio. Non si sono lasciati andare
ad atti di disperazione, ma magari restavano a dormire vicino alle loro case con grande
dignità. Forse, la loro dignità è la cosa che mi ha colpito più di tutto. In
campo sono scese anche le Misericordie, attive con 300 volontari provenienti da 7
regioni. La solidarietà ha dunque tanti volti, dietro ogni volontario e ogni operatore
c’è una storia. Il racconto di Paolo Diani, direttore Ugem, l'ufficio gestione
emergenze della Misericordia di Massa:
R. – Sono partito
la mattina alle cinque e sono arrivato a mezzogiorno per il traffico. Abbiamo visto
i soliti disastri del terremoto, quindi, le case diroccate e la gente all’addiaccio.
In questo momento stiamo gestendo un campo di mille persone e gli stiamo montando
le tende e gli stiamo dando da mangiare, oltre a fare supporto psicologico alla popolazione
che, naturalmente, ha paura per il terremoto. Nella nottata stessa sono state avvertite
due grosse scosse e una decina di scosse minori, la gente usciva subito dalle tende
e noi eravamo lì pronti a rincuorarli per cercare di farli rientrare.
D.
– Cosa l’ha più colpita di questo terremoto? Immagino che lei sia un esperto di emergenze…
R. – Tutte le volte che si parte, si parte con la
volontà di aiutare. Poi ci troviamo ogni volta di fronte a un’esperienza diversa,
anche in questo caso però si tratta di persone anziane e di bambini. Tutte le persone
ringraziano perché a loro sembra che nessuno li debba aiutare. Quindi, l’aspetto ancora
una volta di sentirsi chiamare gli “angeli del soccorso”, gli “angeli del terremoto”.
Certo, vedendo le nostre croci sulle insegne, vedendo il nostro modo di operare, la
gente domanda: come fate ad avere tanta carità, tanta pazienza? In loro c’è lo scoraggiamento
di aver perso tutto perché quando uno ha lavorato una vita, si è costruito una casa
e arriva a una certa età e vede sparire tutto in un attimo, in venti secondi di una
scossa di terremoto, c’è sicuramente la disperazione. Alla fine l’amore della misericordia
vera è quello più grande e la misericordia dell’uomo viene fuori nel bisogno e la
gente la riscopre.
Immediato l’aiuto offerto dalle zone vicine all’Abruzzo.
Al microfono di Antonella Palermo, Antonio Boncompagni, assessore della
Giunta comunale per l’ambiente e la Protezione Civile di Rieti, il comune nel Lazio
più vicino all’Aquila che ha subito diversi danni:
R.
– La macchina della solidarietà è scattata immediatamente già da ieri mattina. C’è
stata una prima risposta raccogliendo i beni di prima necessità, quindi parlo della
risorsa acqua, delle coperte, delle tende, dei generatori di elettricità. E c’è stato
un grosso supporto del tessuto associativo, soprattutto quello della protezione civile,
che è partito direttamente con dei gruppi specifici verso l’Aquilano, è c’è stata
una risposta massiva. Oggi continua con una raccolta che però dev’essere ancora ottimizzata,
nel senso che siamo in attesa, da parte degli organi di governo e della protezione
civile abruzzese, di sapere cosa effettivamente necessita proprio perché questa solidarietà
poi si traduca in cose obiettivamente di supporto alla vivibilità in quei luoghi.
(Montaggio a cura di Maria Brigini)
All’Abruzzo
sta giungendo l’abbraccio di quanti stanno promuovendo in queste ore raccolte di fondi:
dalla Caritas che ha stanziato 100 mila euro, altrettanto ha fatto l’Unicef per garantire
le esigenze primarie dei bambini. Un gesto significativo nella corsa alla solidarietà
arriva da uno dei Paesi più poveri d’Europa: l’Albania che ha destinato alle famiglie
delle vittime 50 mila euro. Disponibilità ad aiutare è arrivata dalle comunità ebraiche
e musulmane. La Casa Bianca ha offerto il suo aiuto, la Nato è pronta a intervenire
in caso di richiesta e anche l’Iran si è detto disponibile a ricambiare l’assistenza
offerta nel 2003 quando il terremoto che colpì Ban provocò oltre 30 mila morti. Infine
ai superstiti e ai soccorritori del terremoto stanno giungendo le preghiere dei cattolici
cinesi della zona sinistrata del Si Chuan, colpita dal sisma il 12 maggio 2008. Un
modo per ripagare l’affetto dimostrato dagli italiani in occasione del terremoto.Tra gli organismi che stanno lavorando alacremente sul campo per alleviare le
sofferenze delle popolazioni terremotate c’è anche la Caritas italiana. Ma con una
ben precisa peculiarità, che nasce dalla sua ispirazione cristiana: quella di assistere
non solo i bisogni del corpo, ma anche quelli dell’anima. Un aspetto di cui parla
il direttore di Caritas Italia, mons. Vittorio Nozza, al microfono di Massimiliano
Menichetti:
R. – Per
noi è centrale, è estremamente importante la presenza di figure diverse: dal sacerdote,
al volontario, alla religiosa, all’operatore pastorale, all’animatore Caritas, proprio
perché si va a considerare, diremmo, non solo il bisogno puramente fisico, materiale
di alimentazione, oppure di collocazione positiva da un punto di vista di alloggio,
ma si va a considerare un po’ tutta la persona nella sua globalità, nelle sue esigenze.
Quindi, l’ascolto, la relazione, il consiglio, la presenza, la prossimità sono estremamente
importanti, ed in pratica già da tutta Italia ci stanno segnalando disponibilità in
questo senso. Si tratta soltanto di lasciar passare alcuni giorni in cui Protezione
civile e altre forze possano minimamente creare un po’ di ordine, dopo di che è il
momento di entrare in campo come forze del volontariato, come operatori, come Chiese,
come Caritas, perché c’è molto, molto bisogno di presenze capaci di ridare un minimo
di serenità e soprattutto di ricostruire pian piano le relazioni.