Crisi in Thailandia, scontri e disordini provocano 80 feriti
Sta precipitando la situazione in Thailandia. A Bangkok, è stato dato alle fiamme
il Ministero dell’istruzione, colpito - secondo testimoni - da un fitto lancio di
molotov da parte delle cosiddette “camicie rosse”, fedeli all’ex premier Thaksin Shinawatra.
I soldati hanno occupato l’area intorno alla sede del governo, quartiere generale
dell’opposizione, che chiede nuove elezioni e le dimissioni del primo ministro, Vejjajiva.
Nonostante sia in vigore lo stato d’emergenza, nella notte quasi 80 persone sono rimaste
ferite nei disordini. L’esecutivo ha preannunciato il varo di misure per la sicurezza
di porti, aeroporti e delle maggiori infrastrutture del Paese, mentre l’esercito ha
detto di essere pronto ad “utilizzare ogni mezzo” per riportare l’ordine. Quanto sta
accadendo nel Paese asiatico è comunque una sorta di copione già visto, lo evidenza
al microfono di Stefano Leszczynski, Carlo Filippini, esperto di Thailandia
dell’Osservatorio Asia Maior:
R. - Si tratta
di una specie di nemesi. In sintesi: fino al settembre del 2006, il governo era condotto
dal primo ministro Thaksin Shinawatra, che aveva una buona maggioranza all’interno
del Paese. Il governo attuale è l’esecutivo della vecchia opposizione con alcuni transfughi
del partito di Thaksin. D. - Attualmente, quanto è legata la
situazione politica alla crisi economica che pure ha colpito l’Asia e quindi la Thailandia? R.
- Diciamo che la crisi economica fa certamente il gioco del gruppo di Thaksin Shinawatra,
ora all’opposizione, anche se naturalmente il governo non ha nessuna responsabilità
della crisi e, anzi, ha adottato delle politiche in linea per fronteggiarla. D.
- Tutte le parti in causa cercano l’appoggio della Casa regnante o comunque rivendicano
la loro propria fedeltà… R. - L’attuale re è certamente una
figura cruciale, importantissima per la politica e la vita sociale thailandese, ed
effettivamente lui si è molto dedicato a favore del popolo, soprattutto ai ceti più
poveri. Purtroppo, il re è molto anziano ed è anche molto ammalato. Se il re dovesse
sopravvivere, si può pensare che la situazione di emergenza non si aggraverà e non
precipiterà in scontri violenti. Se però il re dovesse morire, il problema della successione
non è di facile risoluzione e questo potrebbe scatenare ulteriormente nuovi disordini.