2009-04-22 19:16:28

Mons. Tomasi denuncia il legame tra razzismo e povertà, le discriminazioni contro i cristiani e l’eugenetica


Dopo l’approvazione, ieri, del documento finale, proseguono a Ginevra i lavori della Conferenza Onu contro il razzismo. Questo pomeriggio è intervenuto il rappresentante vaticano, mons. Silvano Maria Tomasi, il quale ha auspicato che tale evento possa segnare un passo avanti nella lotta contro le discriminazioni e l’intolleranza. Tuttavia ha sottolineato che a otto anni dalla Conferenza di Durban l’impegno internazionale contro il razzismo resta ancora incompleto nella sua attuazione. Il presule - dopo aver ribadito la deplorazione della Santa Sede per le posizioni politiche estremiste e offensive manifestate dal presidente iraniano nel suo intervento - ha affermato la necessità di combattere le discriminazioni contro i bambini e le donne, spesso vittime della tratta e ridotti in schiavitù, le discriminazioni contro gli immigrati irregolari, i rifugiati e gli stranieri in genere che suscitano paure irrazionali. In particolare mons. Tomasi ha parlato degli effetti devastanti derivanti dal legame tra razzismo e povertà. Ascoltiamo la sua riflessione al microfono di Sergio Centofanti. RealAudioMP3
R. – C’è una connessione diretta tra estrema povertà e discriminazione, quindi dobbiamo fare in modo che tutti i diritti delle persone, inclusi i diritti economici e sociali, vengano rispettati. Certo questa crisi economica tende a far soffrire di più i più poveri e a relegarli ancora di più in una condizione che li espone a discriminazioni maggiori.
 
D. – Alla Conferenza si è parlato molto di discriminazioni religiose, ma non di discriminazioni anti-cristiane…
 
R. – Sì. Nel mondo in questo momento – dicono i dati – 200 milioni di cristiani soffrono discriminazioni, il carcere o anche la morte a causa della loro fede. Nel mondo la più grande comunità religiosa che viene discriminata è quella cristiana.
 
D. – Lei ha parlato anche di eugenetica, di discriminazioni pre-natali: si decide chi deve vivere e chi no…
 
R. – Sì. E’ chiaro che il diritto fondamentale che prevale su tutto è il diritto alla vita e quando questo diritto – come nel caso dell’aborto - viene negato – è la forma più radicale di discriminazione. 







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