I vescovi del Venezuela denunciano la grave "crisi della democrazia" in atto nel Paese
“Riconosciamo che in questi anni sono stati attuati sforzi reali per realizzare l’integrazione
dei settori più emarginati della società, ma al tempo stesso si sono moltiplicate
le azioni che generano o aggravano l'esclusione di altri settori, mentre si riducono
o si negano spazi di partecipazione e cittadinanza”. Così si sono espressi ieri i
vescovi del Venezuela nel messaggio conclusivo della 39.ma Assemblea straordinaria
plenaria, chiusasi lo scorso 23 aprile con un documento in 15 punti dal titolo “Convivenza
democratica”. Parlando delle “inquietudini del momento presente”, i presuli venezuelani
scrivono: “Ci preoccupa che diversi protagonisti della vita sociale stiano ignorando
la volontà popolare emersa dalle elezioni generali del novembre 2008 e stiano quindi
bloccando o ostacolando l'azione delle autorità elette legittimamente e democraticamente
dal popolo. In questo modo, si avvilisce l'esistenza di una società plurale e si dà
origine a dubbi sulla validità ed efficacia del voto nei comizi elettorali”. Spiegando
il motivo per cui la Chiesa del Venezuela ritiene suo dovere non tacere mai, i vescovi
osservano che i loro riferimenti continui alla situazione sociale e politica del Paese
rispondono al “diritto e al dovere di cercare il bene dell'intera società venezuelana
al cui interno esistono molte voci che richiamano l’attenzione sulla gravità del momento
attuale” e al tempo stesso “denunciano problemi che minacciano la nostra convivenza
democratica”. “In particolare - rilevano - negli ultimi tempi si sono radicalizzate
ancora di più le posizioni, mentre i detentori del potere politico prendono decisioni
al margine del dettato costituzionale, se non addirittura contro di esso (...), conseguenza,
questa, della radicalizzazione del processo rivoluzionario”. Ricordando che la Chiesa
e i cattolici lavorano per “costruire la pace (...) in favore del rispetto reciproco,
del superamento di scandalose disuguaglianze scandalose e della mancanza di opportunità
(...) in favore della possibilità di esercitare responsabilmente la libertà senza
timori e minacce”, i vescovi sottolineano: “Non è possibile raggiungere intese né
avere la pace in una nazione in cui il governo pretende di imporre con la forza il
suo progetto di nazione a tutta la popolazione, soprattutto se si considera che tale
pretesa fu respinta per via elettorale con il referendum del 2 dicembre 2007”. D'altra
parte, il documento dell'Episcopato elenca numerose situazioni specifiche a conferma
di quanto detto. Al riguardo si ricorda la “crescente arbitrarietà nell'amministrazione
della giustizia (...) i frequenti conflitti nel mondo del lavoro, che rivelano una
crisi economica e sociale acuta, aggravata dalla crisi internazionale (...) la precarietà
occupazionale (...) la disoccupazione, l'assistenzialismo (...) il diritto all'informazione
veritiera corroso da una escalation di interventi ufficiali (...) l'identificazione
tra partito-governo-stato”. Secondo i vescovi, questa pericolosa identificazione,
“produce una crisi del sistema democratico”. “La democrazia - scrivono infatti -
presuppone la separazione dei poteri, la pluralità di pensiero e l’uguaglianza di
condizioni”. Sentendo il dovere si accompagnare il popolo e i fedeli, secondo la loro
missione, l’espiscopato conclude questo accorato documento con un insieme di proposte,
tra cui “l'esigenza di razionalità nel momento in cui si cercano delle soluzioni”
e la necessità di esercitare una “collaborazione critica (...) orientata dal bene
comune”. In quest'ambito, ricordano che non è il momento per sottrarsi alle proprie
responsabilità e esortano tutti a “cercare e proporre sentieri per l'intesa e il consenso
per migliorare, correggere e crescere, generando speranza”. “E' indispensabile che
ciascuno riconosca l'esistenza di coloro che non pensano come noi, che hanno un pensiero
diverso”. Infine, i vescovi, che invocano la protezione della Madonna del Coromoto,
auspicano “una restaurazione e un rinforzamento dello Stato di diritto” e ribadiscono
il loro impegno in “difesa dei diritti umani, in favore della lotta contro la povertà,
in difesa della vita e della dignità della persona umana”. “Il dialogo e il superamento
della sfiducia tra le diverse correnti di pensiero - conclude la Conferenza dei vescovi
del Venezuela - favoriscono la costruzione di politiche adeguate”. (A cura di Luis
Badilla)