L'editrice Città Nuova pubblica un volumetto con pensieri spirituali per accompagnare
l'Anno Sacerdotale. Intervista con don Hubertus Blaumeiser
L’editrice Città Nuova ha pubblicato nei giorni scorsi un volumetto dal titolo: “Come
il Padre ha amato me… 365 pensieri per l’Anno Sacerdotale”. Si tratta della prima
di quattro agili raccolte che si propongono di accompagnare, giorno per giorno, il
cammino di quest’anno speciale. Il primo libro approfondisce “l’essere” del sacerdote,
seguiranno l’agire, le sfide e le prospettive. Adriana Masotti ha intervistato
uno dei due curatori dell’edizione, don Hubertus Blaumeiser, responsabile della
parte sacerdotale del Movimento dei Focolari e consultore della Congregazione per
l’Educazione Cattolica.
R. - Il Papa
Benedetto XVI, nell’annuncio, si è augurato un rinnovamento della vita dei sacerdoti.
In particolare ha detto: si tratta di entrare sempre di più nella forma di vita degli
apostoli, nel nuovo stile di vita inaugurato da Gesù. E’ nata da qui l’idea di individuare
qualcosa che potesse aiutare, delle “pillole saporose”, per così dire, tratte dai
Padri, dai Santi, dai Papi, dal Concilio in particolare, dai testimoni del nostro
tempo. L’idea era quella di offrire qualcosa di “popolare”, un libro per i sacerdoti,
certamente, ma anche per tutti, perché quest’Anno Sacerdotale riguarda la Chiesa intera,
e dunque uno strumento agile, che potesse accompagnare giorno dopo giorno quest’Anno
Sacerdotale.
D. - Il primo dei quattro volumetti
in programma è dedicato all’essere del sacerdote. Nella prefazione, è riportata la
frase di un vescovo che definisce la presenza del sacerdote accanto ai laici “inquietante”:
è una figura, cioè, che non lascia tranquilli. Colpisce questa definizione: cosa vuol
dire, esattamente?
R. - Il sacerdote è “inquietante”
perché innanzitutto aiuta a guardare oltre l’orizzonte puramente umano. Il sacerdote
apre un richiamo a Dio: è uomo di Dio. Fa personalmente una profonda scelta di Dio
e testimonia questa scelta di Dio. Ma è “inquietante” anche perché spalanca l’orizzonte
dei rapporti umani oltre la piccola cerchia della famiglia, del proprio posto di lavoro:
è uno che richiama alla dimensione di Gesù, “che tutti siano uno”. Uno che richiama
anche un certo stile di rapporti, non finalizzati al tornaconto ma gratuiti.
D.
- Una persona consacrata a Dio e quindi anche dono per gli altri…
R.
- E’ proprio questa la duplice tensione del sacerdote: da un lato è tutto per Dio,
in questo senso anche è “tolto dal mondo” e lo esprime anche nella donazione a Dio
nel celibato. Allo stesso tempo, però, non è fuori del mondo: è nel mondo, è per il
mondo, e per gli altri, per tutti.
D. - Don Hubertus,
una parola sul Movimento sacerdotale dei Focolari: con quali sentimenti i sacerdoti
hanno accolto l’annuncio del Papa di indire quest’Anno speciale dedicato a loro?
R.
- Il Movimento dei Focolari propone la sua spiritualità dell’unità, che ha una grande
rilevanza per i sacerdoti che hanno proprio il compito di essere costruttori della
comunione, della Chiesa-comunione, dell’unità. Sono centinaia, migliaia di sacerdoti
nel mondo - crediamo circa 17 mila. La nostra reazione a quest’Anno Sacerdotale è
stata di gioiosa sorpresa: ci sembra un’iniziativa provvidenziale, un richiamo per
noi a metterci ancor più al servizio della Chiesa con quello spirito che ci anima
e farlo in collaborazione con tutte le altre forze in seno alle diocesi, nella Chiesa
universale, in modo costruttivo e propositivo.