2009-09-15 13:10:00

Assemblea Generale dell’Onu. Mons. Migliore: la comunità internazionale sia audace nell’affrontare le grandi sfide del nostro tempo


Si apre oggi la 64.ma Assemblea Generale dell’Onu. Tra i temi in primo piano il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, la promozione di una crescita economica sostenibile, lo sviluppo dell’Africa, l’impegno per l’applicazione universale dei diritti umani, un più efficace coordinamento dell’assistenza umanitaria. Intanto, ieri pomeriggio a New York, su iniziativa dell’arcidiocesi di New York e dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, l’arcivescovo Celestino Migliore, si è tenuta una celebrazione ecumenica di preghiera in vista dell’assise. Proprio a mons. Celestino Migliore, Linda Giannattasio ha chiesto con quale spirito si viva al Palazzo di Vetro l’attesa per l’apertura dell’Assemblea Generale dell’Onu:RealAudioMP3

R. – Direi con un rinnovato senso di responsabilità verso la situazione mondiale. Le delegazioni nazionali sono chiamate a riflettere e a delineare i loro programmi per una effettiva risposta alle molteplici crisi che stiamo attraversando, con particolare riguardo al rilancio del multilateralismo e del dialogo tra culture e civiltà.
 
D. – Recuperare un ruolo da protagonista per le Nazioni Unite: da tempo si parla di rivedere le funzioni del Palazzo di Vetro: c’è questa volontà effettiva nell’ambito dei Paesi membri?
 
R. – Esiste, indubbiamente, la preoccupata percezione che senza una precisa riforma delle modalità di decisione l’Onu slitterebbe verso una pericolosa perdita di rilevanza. Ma il problema non è di trovare soluzioni tecniche ed istituzionali adeguate, anzi: le proposte sagge ed efficaci abbondano! La questione sta nella volontà politica dei singoli membri che compongono l’Organizzazione e specialmente di coloro che vi esercitano una maggiore influenza politica, economica, militare o demografica di saper usare, cioè di aver l’audacia di promuovere i propri interessi nazionali nel contesto ed in funzione della promozione del bene comune mondiale. Occorre fare delle Organizzazioni internazionali un luogo non di spartizione del potere, ma di attenzione e risposta fattiva ai problemi delle popolazioni.
 
D. – Ecco, il ruolo nuovo dell’Onu passa necessariamente anche attraverso profonde riforme istituzionali dell’Organizzazione. Quali sono, secondo lei, le più fattibili, in questo momento?
 
R. – Nel febbraio scorso sono stati avviati i negoziati intergovernativi sulla riforma del Consiglio di Sicurezza: non si tratta di pensare solo all’allargamento a nuovi Paesi, ma soprattutto alla questione del veto che non può più essere visto in termini di privilegio o di potenza, ma va considerato alla luce della giustizia e della solidarietà nel rispondere tempestivamente alle emergenze internazionali. Poi, la recente conferenza sulla crisi economica e finanziaria e il loro impatto sullo sviluppo, ha stabilito un gruppo di lavoro per offrire contributi intesi a ridisegnare le istituzioni finanziarie mondiali.
 
D. – Sembra che ci si trovi in un momento decisivo per il futuro del processo di pace israelo-palestinese. In che modo l’Onu può promuovere questo dialogo?
 
R. – L’Onu sta coordinando alcune iniziative e meccanismi di pace; si spera fortemente che la presenza di 130 capi di Stato e di governo a New York la settimana prossima offra un’occasione di incontro e di dialogo tra le parti direttamente interessate.
 
D. – La crisi economica in questo momento è un altro tema che occupa uno dei primi posti nelle agende internazionali. E’ possibile, secondo lei, creare una comunione di intenti affinché Paesi ricchi e Paesi poveri escano dall’emergenza?
 
R. – Attualmente le grandi questioni economiche e finanziarie sono dibattute e regolate all’interno di gruppi ristretti, che sia il G8, il G20, mentre le Nazioni Unite rappresentano il G192: cioè, includono nel dibattito e nelle proposte tutti i 192 Paesi del mondo presenti nell’Onu. Dunque i poteri, o gruppi decisionali, devono prestare attenzione e considerazione per la voce del G192, se vogliamo porre le basi per una comunione di intenti.
 
D. – La guerra è ancora un male che insanguina il mondo. E’ auspicabile una funzione maggiormente mediatrice dell’Onu affinché il dialogo possa prevalere sulle armi?
 
R. – Troppo spesso il Consiglio di Sicurezza segna il passo o arriva in ritardo sui conflitti e questo è dovuto anche, in gran parte, a quanto si diceva prima sulle necessità della riforma dei meccanismi decisionali. Tuttavia, l’Onu è ben più del Consiglio di Sicurezza, c’è tutta l’attività meno eclatante ma efficace del disarmo. Dopo un periodo di stagnazione, finalmente, da un anno in qua abbiamo sentito buone notizie. Il disarmo nucleare è stato rimesso all’ordine del giorno e ci sono buone speranze per un trattato sulle armi convenzionali. Tutto ciò costituisce un grande passo in avanti per la causa della pace e dello sviluppo.
 
D. – Solidarietà al posto del confronto: è questa la strada nuova che le Nazioni Unite possono promuovere per risolvere i problemi mondiali?
 
R. – Sì… Alla pubblicazione della “Caritas in veritate” molti si sono chiesti che significasse l’appello del Papa per un’autorità mondiale capace di affrontare adeguatamente i problemi della Comunità internazionale. Ebbene, l’Enciclica - riconoscendo le Nazioni Unite quale autorità pubblica capace di garantire un ordine sociale a livello mondiale - ha posto l’accento sulla necessità che questo ordine sociale riconosca e rispetti anche un preciso ordine etico e morale delle cose e questa è una strada imprescindibile se vogliamo che l’Onu mantenga rilevanza ed efficacia.







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