Aperta la plenaria di Cor Unum sui percorsi formativi per gli operatori della carità
Si è aperta oggi a Villa Aurelia a Roma, la 28.ma Assemblea Plenaria del Pontificio
Consiglio Cor Unum, il dicastero vaticano che promuove la catechesi della carità e
distribuisce le donazioni del Papa. Vi partecipano i membri del Consiglio, presieduto
dal cardinale Paul Josef Cordes, alcuni cardinali e vescovi provenienti da tutto il
mondo ed i rappresentanti di alcuni grandi organismi caritativi della Chiesa cattolica
come il Catholic Service, il Catholic Charity degli Stati Uniti, Manos Unidas, Caritas
Spagna, Caritas Italia, Aiuto alla Chiesa che soffre. Al sottosegretario di Cor Unum,
mons. Giovanni Pietro Dal Toso, Roberto Piermarini ha chiesto il perché
del tema della Plenaria di quest’anno: “Percorsi formativi per gli Operatori della
carità”.
R. – Perché
è un tema centrale, che ha individuato il Santo Padre nella sua enciclica “Deus caritas
est”, quando invitava ad una sempre migliore “formazione del cuore”. Questo ci è sembrato
un punto chiave nel nostro compito, anche di Cor Unum: individuare quali siano gli
elementi fondamentali di questa formazione del cuore. Per questo motivo la scorsa
Plenaria l’abbiamo dedicata al tema della formazione. Quest’anno vogliamo precisare
il tema della formazione, individuando alcuni elementi importanti per questi percorsi
formativi, elementi concreti per la formazione di chi opera negli organismi caritativi.
D.
– Quali difficoltà avete incontrato nella preparazione di questa Plenaria e anche
nell’attuazione di questo tema?
R. – Più che difficoltà
mi è sembrato un bel lavoro di coinvolgimento, perché nella primavera di quest’anno
abbiamo mandato a diversi organismi un lungo questionario, chiedendo che cosa si fa
concretamente per la formazione, quali modelli vengono applicati nei singoli organismi.
Dobbiamo pensare che la formazione ha diversi livelli e non si tratta solamente della
formazione professionale, assolutamente importante; non si tratta solamente della
formazione umana, anche questa assolutamente importante: si tratta anche della formazione
di fede, visto che si tratta di organismi che lavorano nella Chiesa. Quindi, è stato
interessante, perché in questo modo abbiamo coinvolto tutti gli organismi, che si
riferiscono al nostro dicastero, nella riflessione su quale tipo di preparazione,
di formazione si voglia dare a chi lavora nei nostri organismi. Questo materiale poi
è stato elaborato da una facoltà di teologia di Friburgo, in Germania, perché lì da
più di 80 anni c’è una cattedra, all’interno appunto della Facoltà di teologia, che
riflette sulla teologia della carità. Allora, trattandosi di specialisti, ci hanno
aiutato, ci aiuteranno ancora, elaborando questo materiale, individuando alcune piste
concrete che verranno poi discusse durante la Plenaria.
D.
– C’è un’attualizzazione concreta di questo tema dei “percorsi formativi”?
R.
– Per noi, ovviamente, la Plenaria è un momento importante in questo cammino di focalizzazione
del tema della formazione. Da parte nostra, poi, abbiamo anche promosso questi due
grandi incontri continentali: a Guadalajara, l’anno scorso, per l’America, e nel settembre
di quest’anno a Taipei, per l’Asia. Sono stati due grandi incontri di corsi di esercizi
spirituali nei quali abbiamo invitato i presidenti, i direttori di organismi caritativi
diocesani nazionali dell’Asia ad un momento di riflessione spirituale su quello che
loro stanno facendo. E devo dire che questo ha avuto un successo notevole. Quest’anno
a Taiwan c’erano quasi 500 persone, provenienti da diversi Paesi dell’Asia, e il riscontro
è stato positivo, non solo per quanto si è fatto in loco, ma perché molti partecipanti
hanno poi deciso di ripetere l’evento a livello locale nelle loro diocesi o nelle
loro nazioni. Questo dice che c’è un bisogno, sentito anche, di approfondire le radici
della fede, di quello che si opera nella carità: c’è un rapporto tra fede e carità
che non possiamo semplicemente ignorare, ma che siamo chiamati costantemente a ravvivare.
E credo che uno dei compiti importanti del nostro Pontificio Consiglio sia proprio
quello di richiamare le radici di fede dell’attività caritativa. E, in questo senso,
speriamo di poter realizzare le iniziative prese in America e in Asia, nei prossimi
anni, anche in altri continenti.