2010-01-02 14:18:35

Per il 2010 la Caritas di Roma lancia l’agenda solidale per la pace e lo sviluppo nel sud del mondo


Sarà un 2010 all’insegna della giustizia e della solidarietà quello della Caritas diocesana di Roma: per il nuovo anno, infatti, l’organizzazione lancia un’agenda legata alla campagna intitolata “Segni particolari: in attesa di giustizia”. L’iniziativa serve a raccogliere fondi per promuovere la pace e lo sviluppo nei Paesi del sud del mondo. Chi volesse contribuire, può fare una donazione attraverso il sito www.caritasroma.it; l’agenda contiene anche 14 storie di vita quotidiana, raccolte là dove la giustizia ed il diritto faticano ad affermarsi. Isabella Piro ne ha parlato con Oliviero Bettinelli, responsabile del Settore Educazione alla Pace e alla Mondialità della Caritas, che ha promosso l’iniziativa:RealAudioMP3

R. – Sono storie dello Sri Lanka, sono storie del Guatemala, del Congo, del Mozambico … Storie simboliche dove la vita di tutti i giorni viene un po’ messa in evidenza nella sua semplicità, però è in questa realtà che si va ad inserire il dramma della povertà, il dramma della impossibilità di avere giustizia, il dramma della solitudine …
 
D. – Tra queste 14 storie, qual è secondo lei quella più significativa, più emblematica?
 
R. – Penso che la prima che capita possa essere emblematica: è la storia di un bambino in Mozambico che dice – appunto – che suo fratello oggi non è andato a scuola perché ha bisogno di trovare dei soldi per la famiglia. Il fratellino piccolo dice: “Sono triste per questo perché penso che, se lui non andrà a scuola, non potrà diventare un uomo migliore”. Ecco: storie di questo tipo, di una quotidianità che è fatta di tante cose, perché l’andare a scuola implica poi l’avere dei banchi, l’avere dei quaderni per scrivere, il poter essere tranquillo che mamma o papà possano comunque mantenere la famiglia … Significa una quotidianità estremamente complessa, difficile, ma con la quale crediamo di poter entrare in relazione.
 
D. – Ricordiamo che l’agenda è legata ad una campagna di solidarietà intitolata “Segni particolari: in attesa di giustizia”...
 
R. – Esatto.
 
D. – Qual è l’obiettivo di questa iniziativa?
 
R. – Questa iniziativa nasce appunto da un’esperienza che noi abbiamo in Mozambico da più anni. Abbiamo un progetto di servizio civile con la Caritas di Maputo e con la Commissione giustizia e pace. Le ragazze o i ragazzi che hanno seguito questo progetto ci hanno aperto gli occhi su una realtà estremamente complessa, che è quella di una giustizia lasciata molto all’improvvisazione, in alcune situazioni; sia quella grande, istituzionale, per cui i ragazzi lavorano anche con il carcere e c’è spesso la necessità di trovare avvocati che possano seguire persone che sono dentro, forse a volte senza motivo, e che rischiano di restare in carcere per tanto tempo, perché nessuno apre l’istruttoria del processo … Quindi, la Commissione giustizia e pace di Maputo lavora molto su questo, così come lavora molto anche sulle situazioni di ingiustizia che si verificano alle periferie, a Nord di Maputo dove alcune realtà – famiglie sole, donne abbandonate dai mariti oppure ragazzi che vivono di espedienti – attraverso persone che li accompagnano, che li accolgono, che spiegano loro come funzionano le leggi, come funzionano le cose, possono ottenere una vita più serena, più tranquilla. Quindi, in collaborazione con la Commissione giustizia e pace e con la Caritas di Maputo, abbiamo pensato a questi due centri di accoglienza per persone vittime di violenza e a sostenere volontari e operatori che si recano nei villaggi, nelle parrocchie, nelle varie situazioni di difficoltà che vengono segnalate e cercano lì di risolvere, di far recuperare un minimo di dignità alle persone che vivono queste situazioni.
 
D. – Come rispondere a chi potrebbe obiettare: “Con un’agenda non si può portare la giustizia nel mondo!”?
 
R. – È vero: con un’agenda non si può salvare il mondo, come è vero anche che con un’offerta o con un pacco di riso non sfamiamo tutti gli affamati. Però, dobbiamo cominciare da quel pacco di riso, dobbiamo cominciare forse da questa agenda, per cercare di mettere in moto dei processi virtuosi che possano aiutare noi a comprendere i problemi che ci sono nel sud del mondo, e a dare dei piccoli segnali di speranza.
 
D. – Qual è l’augurio della Caritas per questo 2010?
 
R. – L’augurio che noi facciamo è che restiamo ancorati nel mondo con attenzione, con attenzione soprattutto ai più poveri; che abbiamo sempre tempo, risorse e serenità per pensare anche a chi ha diritto a vivere una vita dignitosa e che forse in questo momento fa fatica a farlo.







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