Prima predica di Quaresima di padre Cantalamessa: il cristianesimo è innamoramento
non costrizione, il suo rifiuto in Occidente è rifiuto della grazia
Si è svolta stamane nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, in Vaticano,
la prima predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa davanti al Papa e alla
Curia Romana. Il predicatore della Casa Pontificia ha tenuto la sua meditazione sulla
distinzione tra la Lettera e lo Spirito e sul ruolo del sacerdote come dispensatore
dei misteri di Dio. Il servizio di Sergio Centofanti.
Padre Cantalamessa
parte dalla distinzione sostanziale tra l’Antica Alleanza, fondata sulla Lettera,
ovvero la legge mosaica scritta su tavole di pietre, e la Nuova Alleanza dello Spirito,
la legge interiore scritta sui cuori. E’ una differenza che “distingue il cristianesimo
da ogni altra religione”. La legge nuova è la vita nuova, è la grazia che viene dalla
morte e risurrezione di Cristo: “Ogni religione umana o filosofia
religiosa comincia con il dire all'uomo quello che deve fare per salvarsi ... Il cristianesimo
non comincia dicendo all’uomo quello che deve fare, ma quello che Dio ha fatto per
lui. Gesù non cominciò a predicare dicendo: ‘Convertitevi e credete al vangelo affinché
il Regno venga a voi’; cominciò dicendo: ‘Il regno di Dio è venuto tra voi' - senza
che voi lo abbiate meritato, gratuitamente! - 'convertitevi e credete al Vangelo’.
Non prima la conversione, poi la salvezza, ma prima la salvezza, il dono, e poi la
conversione, il dovere”. Così, va inteso anche il comandamento
di amare Dio e il prossimo. “Prima di esso c’è il piano del dono, della grazia”. Noi
amiamo perché Dio ci ha amati per primo. “E’ dal dono che scaturisce il dovere, non
viceversa”. In questo senso sarebbe puro moralismo vivere i precetti più elevati del
Vangelo in modo vecchio, senza la grazia. “La legge dello Spirito – afferma padre
Cantalamessa – non è in senso stretto quella promulgata da Gesù sul monte delle beatitudini,
ma quella da Lui incisa nei cuori a Pentecoste”: “Gli apostoli
sono la prova vivente di ciò. Essi avevano ascoltato dalla viva voce di Cristo tutti
i precetti evangelici, per esempio che ‘chi vuol essere il primo deve farsi l’ultimo
e il servo di tutti’, ma fino alla fine li vediamo preoccupati di stabilire chi fosse
il più grande fra di loro. Solo dopo la venuta dello Spirito su di loro li vediamo
completamente dimentichi di sé e intenti solo a proclamare ‘le grandi opere di Dio’”. La
legge nuova dello Spirito agisce attraverso l’amore, “l’amore con cui Dio ama noi
e con cui, contemporaneamente, fa sì che noi amiamo lui e il prossimo. È una capacità
nuova di amare”: “L’amore è una legge, ‘la legge dello Spirito’,
nel senso che crea nel cristiano un dinamismo che lo spinge a fare tutto ciò che Dio
vuole, spontaneamente, perché ha fatto propria la volontà di Dio e ama tutto ciò che
Dio ama. Spinge a fare le cose per attrazione, non per costrizione: e questa è la
grande conquista che sempre il popolo cristiano deve fare. Il cristianesimo è fatto
per essere vissuto per attrazione, per innamoramento, non per costrizione”. Il
sacerdote - prosegue padre Cantalamessa - ha così il compito di “aiutare i fratelli
a vivere la novità della grazia”, a far percepire che il cristianesimo non è una dottrina,
ma una Persona, a predicare non se stesso ma la bellezza infinita di Cristo, le meraviglie
dello Spirito che non s’impongono ma attraggono. Tuttavia, la difficoltà, specialmente
per l’uomo di oggi – sottolinea – è proprio quella di credere che la sua salvezza
non dipenda esclusivamente da se stesso: “Salvarsi ‘per grazia’
significa riconoscere la dipendenza da qualcuno e questo risulta la cosa più difficile.
È la spiegazione che san Bernardo dà del peccato di Satana: egli preferì essere la
più infelice delle creature per merito proprio, anziché la più felice per grazia altrui;
preferì essere ‘infelice ma sovrano, anziché felice ma dipendente…Il rifiuto del cristianesimo, in atto a certi livelli della nostra
cultura occidentale, quando non è rifiuto della Chiesa e dei cristiani, è rifiuto
della grazia’”.