Sri Lanka: il partito del presidente vince le elezioni
Il partito del presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, ha vinto le elezioni
parlamentari dello scorso 8 aprile con una maggioranza di 144 seggi su un totale di
225 dell'assemblea legislativa. Lo ha reso noto la Commissione elettorale di Colombo,
che ha pubblicato i dati definitivi delle consultazioni. Al secondo posto, con 60
seggi, si è piazzato il Partito nazionale popolare guidato dal leader dell'opposizione
Ranil Wikremasinghe. Seguono il Partito dello Stato Tamil, con 14 seggi, e l'Alleanza
Democratica Nazionale, ferma a 7 e guidata dall'ex generale Sarath Fonseka, già avversario
di Rajapaksa alle ultime presidenziali e ora sottoposto a corte marziale. A breve
sarà annunciato il nuovo governo, anche se il partito presidenziale non ha raggiunto
l’obiettivo dei due terzi del Parlamento, mancato per 6 seggi. Sulla situazione politica
in Sri Lanka si sofferma Marzia Casolari, docente di Storia dell’Asia all’Università
di Perugia-Terni, intervistata da Giada Aquilino:
R. – Sembra
che il governo volesse ottenere la maggioranza dei due terzi nel sistema proporzionale,
attualmente in vigore nello Sri Lanka, per poter mettere mano alla Costituzione. Ma
non è chiaro che cosa intenda dire il presidente Rajapaksa quando afferma
di voler modificare la Costituzione. Nello Sri Lanka esiste un sistema proporzionale,
introdotto dalla Costituzione del 1978, che fa sì che il presidente non riesca mai
ad ottenere una maggioranza qualificata per poter introdurre nel Paese delle riforme
costituzionali tali da affrontare, se non risolvere politicamente, il problema del
rapporto tra la maggioranza cingalese e la minoranza tamil. Nel programma elettorale
di Rajapaksa non è emerso chiaramente il motivo di questa riforma, se
non quello di introdurre un sistema maggioritario che consentirebbe alla sua parte
politica di poter mettere mano alla Costituzione, anche con la maggioranza del 50,90
per cento circa dei voti. D. – Il Partito dello Stato Tamil
ha ottenuto 14 seggi a queste elezioni. Rajapaksa ha promesso di discutere
con i Tamil una forma di condivisione del potere nelle zone del nordest. E’ possibile? R.
– Il problema passa sempre e di nuovo per la Costituzione, nel senso che l’attuale
testo contiene il 13.mo emendamento che, in qualche modo, impone al governo il fatto
di avviare un processo di devolution verso le province tamil. Al tempo stesso, però,
il presidente Rajapaksa rifiuta qualsiasi ipotesi federalista. L’idea che sembra emergere
è che voglia ricostruire il Paese dopo 26 anni di guerra, riportando una condizione
di sviluppo diffuso anche nel nord e nel nordest del Paese. Non una devolution dei
poteri, quindi, ma un’estensione del benessere economico. Questo vuol dire anche investimenti
stranieri. Ciò che temono molto sia i tamil sia i musulmani del nord e del nordest
è che tutta la zona venga colonizzata dalla maggioranza cingalese, ovvero che vengano
messi in campo investimenti di tipo infrastrutturale, turistico, economico controllati
dai cingalesi.