Turchia: uccidendo mons. Padovese "la Chiesa è decapitata ma non disperata"
“Con la brutale uccisione di mons. Padovese, hanno simbolicamente decapitato la Chiesa
in Turchia”: è quanto dice in una testimonianza accorata rilasciata all’agenzia Fides
padre Martin Kmetec, missionario francescano e direttore delle Pontificie Opere Missionarie
in Turchia. “Come comunità cristiana - afferma padre Martin - abbiamo subito un colpo
molto duro. Mons. Padovese era molto amato e apprezzato da tutti. Decapitando lui,
hanno simbolicamente decapitato la Chiesa. I cristiani sono spaventati, atterriti,
anche disorientati, dopo questo tragico evento. Oggi la nostra situazione è molto
difficile. Molti si chiedono cosa fare per il futuro, se emigrare, dove andare. E’
stato un atto gravissimo che lascerà profonde tracce nei sentimenti della comunità
cristiana in Turchia”. Le minoranze religiose non si sentono tutelate, nonostante
le rassicurazioni del governo: proprio un mese fa il primo ministro turco Recep Tayyip
Erdogan aveva firmato un decreto per chiedere a tutti gli organi dello Stato maggior
tutela nei confronti delle minoranze cristiane ed ebraiche. “Sebbene la loro condizione
legale abbia iniziato a migliorare come risultato di un insieme di riforme, vi sono
ancora problemi in campo pratico” spiegava il decreto. “La morte di mons. Padovese,
però, non ci lascia disperati”, afferma il missionario. “Siamo consapevoli che gran
parte della popolazione turca ci accetta e vuole difenderci. D’altra parte condividiamo
la sorte dei cristiani in molte aree del Medio Oriente, sottoposti a pressioni e violenze
di vario genere. Ma non smettiamo di confidare nella Provvidenza”, conclude il religioso.
(R.P.)