2010-08-02 15:14:09

Strage di Bologna. Mons. Vecchi: dopo 30 anni il dibattito resta prigioniero di preconcetti oscurando la verità


L’Italia ricorda oggi il 30.mo anniversario della strage di Bologna: alle 10.25 del 2 agosto 1980 una bomba esplode nella Stazione ferroviaria della città causando 85 morti e oltre 200 feriti. Dopo anni di indagini e depistaggi sono stati condannati con sentenza definitiva tre neofascisti, in quanto esecutori materiali: Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.Tutti e tre si sono sempre dichiarati innocenti. Ma il dibattito è ancora acceso sugli eventuali mandanti. Polemiche sull’assenza di ministri alle cerimonie. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invitato, in un messaggio, a compiere ogni sforzo per “colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio”. Nella Messa celebrata stamani in suffragio delle vittime nella Chiesa di San Benedetto, il vescovo ausiliare di Bologna, mons. Ernesto Vecchi, ha affermato che la "dialettica sociale" che anima il dibattito su questa “abominevole strage” rimane “sterile, perché prigioniera dei preconcetti di parte e non riesce – e talvolta non vuole – fare fronte comune per affiancare, in serenità di spirito, quanti hanno il compito istituzionale di cercare la verità”. "L'oscuramento della verità e il libero vagare delle ipotesi - ha aggiunto - favorisce il permanere nella compagine sociale di forze oscure e brutali, pronte - come Caino - a spargere il sangue innocente". I colpevoli – ha infine ammonito il presule – potranno anche passare “indenni tra le maglie della giustizia umana, ma non potranno nascondere i loro misfatti davanti agli occhi di Dio”. Ma cosa significa celebrare ancora questa ricorrenza? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna: RealAudioMP3

R. - E’ una ricorrenza che innanzitutto vuol dire che la memoria si è mantenuta intatta, perché noi riteniamo che memoria e conoscenza siano determinanti per fare in modo che non si possano rivivere, in futuro, le tragedie che abbiamo vissuto.

D. - Ci sono ancora dei fronti aperti nella ricerca della verità?

R. - Come Bologna non abbiamo nessun processo in corso. C’è un processo a Brescia, che sta facendo un’analisi sulla strage di Brescia del 1974, dal quale processo sta emergendo tutta una serie di situazioni che chiaramente allora non si conoscevano e che possono far fare dei passi in avanti nel senso di un avvicinamento ai mandanti e agli ispiratori politici. Credo che questo sia un fatto estremamente importante. L’altra cosa è che quella pista, cosiddetta palestinese, messa a disposizione dei giudici dalla commissione Mitrokhin, si sta rivelando una pista che non porta da nessuna parte. Anche questo è un altro elemento di chiarezza che, a 30 anni dalla strage, può far pensare che, forse, siamo sulla strada giusta per arrivare alla verità.

D. – Sono stati condannati come autori materiali della strage Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Che cosa significa, per voi, cercare la verità?

R. - Significa arrivare ai mandanti e agli ispiratori politici. Dobbiamo sempre tenere presente che in questo Paese abbiamo avuto, al di fuori delle stragi di mafia, altre 14 stragi ed i mandanti e gli ispiratori politici non sono stati trovati in nessuna di queste.

D. - Sulla possibilità di prorogare il segreto di Stato lei ha parlato di “vergogna bipartisan”…

R. - Sì. Se è una cosa che hanno studiato all’unanimità, è una vergogna all’unanimità. Credo invece che se veramente la classe politica volesse dare un contributo alla chiarezza, bisognerebbe assolutamente che, trascorsi 30 anni dall’evento, tutta la documentazione in possesso dei Servizi segreti, dei Carabinieri, della Polizia, del Ministero dell’Interno e degli Esteri venisse messa a disposizione dei giudici che stanno indagando. Questo sarebbe veramente un atto di trasparenza fino in fondo.

D. - Molti sono i testi che portano il titolo “Per non dimenticare la strage di Bologna”…

R. - Oltre che ricordare i morti e coloro che hanno subìto queste grandissime ferite, ricordare il contesto di quegli anni, ricordare quei momenti e cercare di sapere il più possibile, perché memoria e conoscenza sono un binomio assoluto per poter veramente avere un futuro migliore di quello che abbiamo vissuto noi.







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