Nel Pakistan devastato dalle inondazioni, difficoltà per gli aiuti umanitari
A tre settimane dalle inondazioni che hanno colpito il Pakistan, degli oltre 20 milioni
di persone bisognose di aiuto molte ancora non hanno ricevuto alcun sostegno. A denunciarlo
sono le Nazioni Unite, che lamentano anche la lentezza della mobilitazione internazionale
temendo una seconda ondata di morti oltre i 1500 già provocati dalle alluvioni nel
Paese. Intanto, nelle zone più colpite, le aree nord occidentali del Punjab e del
Sindh, c’è preoccupazione per possibili nuove piogge. Sulla situazione nel Paese ascoltiamo
al microfono di Linda Giannattasio il commento di Daniele Scaglione,
direttore comunicazione di Actionaid, associazione presente da oltre 18 anni sul territorio
pachistano e ora coinvolta nei soccorsi.
R. - La
situazione è drammatica perché è enorme il numero di persone che hanno immediato bisogno
di aiuto, si parla di almeno sei milioni di persone a fronte dei 14 milioni colpite
e le comunicazioni sono ancora molto difficili, quindi quello che c’è ancora bisogno
di fare è portare un aiuto immediato di prima necessità. Poi bisognerà parlare della
ricostruzione. Quello che forse non si capisce è che qui stiamo parlando di un’emergenza
che è enormemente più grande di quella dello Tsunami, che aveva colpito cinque milioni
di persone, e ancora più grande di quella di Haiti con il terremoto che ha portato
alla morte di 530 mila persone, ma tre milioni di persone colpite. Qui le persone
morte sono meno tra virgolette sono "solo" 2000, ma qui si tratta proprio di andare
ad aiutare i sopravvissuti, che sono invece molti e molti di più rispetto a quelli
delle altre emergenze. Non si può dare un’attenzione a queste catastrofi solo in maniera
direttamente proporzionale al numero delle vittime. I sopravvissuti di oggi sono quelli
che hanno bisogno di forti interventi subito, sul momento, sennò rischiano di essere
le vittime di domani.
D. - Di cosa c’è più bisogno nelle
aree colpite dalle alluvioni?
R. - Realmente di tutto,
perché si tratta di portare assistenza alle persone dando loro del cibo, dando loro
dell’acqua pulita e quindi cercando di prevenire le epidemie. Bisogna fare attenzione
anche a continuare quelle terapie delle persone ad esempio malate di A.I.D.S.. Non
se ne parla in questo contesto, ma il Pakistan è fortemente colpito da questa pandemia.
D.
- Qual è la situazione degli sfollati?
R. - Sono sistemati
sostanzialmente in campi, ci sono anche campi da migliaia di persone in alcuni contesti,
in alcuni casi vengono utilizzati degli edifici e quella è la situazione meno precaria,
in molti altri casi invece si va con le classiche tende o anche meno e queste sono
situazioni molto più precarie. Il fatto che ci siano così tanti sfollati è un fattore
positivo, perché vuol dire che gli allarmi e che le azioni per spostare le persone
sono state efficaci.
D. - L’Onu inoltre ha espresso
preoccupazione per la lentezza della mobilitazione internazionale, qual è lo stato
degli aiuti?
R. - L’appello dell’Onu sembra quasi deprimente,
perché ci porta a dire che anche un’istituzione forte come le Nazioni Unite non riesce
a far capire ai Paesi e ai Governi quanto sia importante questa emergenza e quanto
ci si debba attivare. Le Nazioni Unite hanno stimato la necessità di 459 milioni,
bisogna donare di più!