Dal Sinodo l'auspicio di un’alba nuova per il Medio Oriente
Un’alba nuova per il Medio Oriente: è l’auspicio espresso stamani dal Sinodo dei Vescovi
per la regione, in corso in Vaticano sul tema della “comunione e testimonianza”. Durante
la terza Congregazione generale, alla presenza di Benedetto XVI, i Padri sinodali
hanno richiamato l’attenzione anche sull’Iraq, chiedendo la fine dei conflitti. Al
termine della mattinata, sono stati eletti anche i membri della Commissione per il
Messaggio. Ieri pomeriggio, invece, spazio alle “Relazioni continentali” dedicate
ai rapporti tra il Medio Oriente e gli altri continenti. Il punto della situazione
da Isabella Piro:
Lavorare
tutti insieme per preparare un’alba nuova per il Medio Oriente. Lo chiede il Sinodo,
lanciando un appello perché terminino i conflitti, le correnti aggressive dell’Islam,
e ci sia rispetto per la libertà religiosa. Di scena, in particolare, l’Iraq: senza
dialogo non ci saranno pace e stabilità, dicono i vescovi, e le voci devono unirsi
nella denuncia del grande affare economico del commercio delle armi. I cristiani vogliono
vivere in pace e libertà, invece di sopravvivere e l’esodo, definito mortale, è una
sfida che va affrontata.
E un pensiero è andato anche all’Afghanistan:
pur non presente al Sinodo come Paese del Medio Oriente, è stato comunque ricordato
nella solidarietà dai Padri sinodali, a causa delle tribolazioni vissute dalla popolazione
locale. Richiamata, quindi, la responsabilità delle potenze occidentali, in particolare
di quelle che hanno commesso errori storici nei confronti del Medio Oriente, affinché
il grido di giustizia e pace nella regione non rimanga inascoltato. Il Sinodo ribadisce
anche la collaborazione tra le Chiese mediorientali e quelle del Maghreb e definisce
“imperativa” l’importanza dei mass media: grazie a loro, infatti, si possono diffondere
nella popolazione le nozioni su cittadinanza, uguaglianza, accettazione della diversità,
evitando la manipolazione delle masse e la deriva verso l’estremismo.
L’Aula
affronta, poi, il dialogo tra cristiani e musulmani, visto come un arricchimento reciproco:
dall’Islam, i cristiani possono imparare ad essere più praticanti, mentre la loro
vicinanza al Vangelo fa riflettere i musulmani su una lettura critica del Corano.
In quest’ottica, i Padri sinodali deplorano iniziative provocatorie nei confronti
dell’Islam, come le vignette satiriche o i roghi del Corano, mentre incoraggiano le
attività degli scout in cui i ragazzi sono fianco a fianco, senza distinzione di credo.
Poi i dati confortanti sull’educazione: in Medio Oriente la Chiesa cattolica cura
un migliaio di istituzioni scolastiche con circa 600mila alunni, quattro università,
otto istituti superiori ecclesiastici e almeno 10 seminari di diversi riti. Molto
apprezzati, tutti questi centri sono aperti anche ai più poveri. Segnalata anche l’importanza
di un laicato maturo nella fede e consapevole nella vocazione, così come dei movimenti
ecclesiali e delle nuove comunità, che non rappresentano una minaccia, ma un sostegno
prezioso ed indispensabile per rivitalizzare l’evangelizzazione. Una pagina singolare,
poi, viene dedicata alla questione delle sètte: una cinquantina, ad esempio, quelle
presenti in Giordania. Auspicata, allora, la cura pastorale della famiglie e la revisione
dei libri di catechismo. Infine, alcuni auspici: istituire Commissioni di dialogo
interreligioso in Medio Oriente, snellire le procedure per le elezioni dei Patriarchi
e creare una “banca dei sacerdoti senza frontiera”, pronti ad essere inviati nella
regione mediorientale per incoraggiare i cattolici e conservarli nella fede.
A
dominare i lavori di ieri pomeriggio, invece, sono state le cinque “Relazioni continentali”,
dedicate ai rapporti tra il Medio Oriente ed il resto del mondo. Denominatore comune
dei cinque interventi è stata la questione delle migrazioni che porta i cristiani
del Medio Oriente in tutto il mondo. Ribadito, quindi, il sostegno, anche attraverso
la Caritas Internationalis, a coloro che vivono la diaspora, così come la necessità
di comunione e l’importanza dell’eredità culturale cristiana del Medio Oriente la
quale, soprattutto in Europa, risveglia la coscienza dei fedeli. Auspicata, poi, la
giusta formazione dei laici e dei presbiteri, in vista di un’azione missionaria condivisa.
E ancora: richiamati la riflessione sulla liturgia che, se radicata nella tradizione,
aiuta a preservare la vivacità della fede, e il rinnovamento dell’attività missionaria,
poiché, si è detto in Aula, la Chiesa del Medio Oriente non deve avere né paura né
vergogna di predicare il Vangelo. Infine, ricordata l’importanza della diffusione
della cultura biblica, affinché la Parola di Dio sia fondamento di ogni educazione,
insegnamento e dialogo per costruire una civiltà pacifica.