2010-10-12 14:01:09

Dal Sinodo l'auspicio di un’alba nuova per il Medio Oriente


Un’alba nuova per il Medio Oriente: è l’auspicio espresso stamani dal Sinodo dei Vescovi per la regione, in corso in Vaticano sul tema della “comunione e testimonianza”. Durante la terza Congregazione generale, alla presenza di Benedetto XVI, i Padri sinodali hanno richiamato l’attenzione anche sull’Iraq, chiedendo la fine dei conflitti. Al termine della mattinata, sono stati eletti anche i membri della Commissione per il Messaggio. Ieri pomeriggio, invece, spazio alle “Relazioni continentali” dedicate ai rapporti tra il Medio Oriente e gli altri continenti. Il punto della situazione da Isabella Piro:RealAudioMP3

Lavorare tutti insieme per preparare un’alba nuova per il Medio Oriente. Lo chiede il Sinodo, lanciando un appello perché terminino i conflitti, le correnti aggressive dell’Islam, e ci sia rispetto per la libertà religiosa. Di scena, in particolare, l’Iraq: senza dialogo non ci saranno pace e stabilità, dicono i vescovi, e le voci devono unirsi nella denuncia del grande affare economico del commercio delle armi. I cristiani vogliono vivere in pace e libertà, invece di sopravvivere e l’esodo, definito mortale, è una sfida che va affrontata.

E un pensiero è andato anche all’Afghanistan: pur non presente al Sinodo come Paese del Medio Oriente, è stato comunque ricordato nella solidarietà dai Padri sinodali, a causa delle tribolazioni vissute dalla popolazione locale. Richiamata, quindi, la responsabilità delle potenze occidentali, in particolare di quelle che hanno commesso errori storici nei confronti del Medio Oriente, affinché il grido di giustizia e pace nella regione non rimanga inascoltato. Il Sinodo ribadisce anche la collaborazione tra le Chiese mediorientali e quelle del Maghreb e definisce “imperativa” l’importanza dei mass media: grazie a loro, infatti, si possono diffondere nella popolazione le nozioni su cittadinanza, uguaglianza, accettazione della diversità, evitando la manipolazione delle masse e la deriva verso l’estremismo.

L’Aula affronta, poi, il dialogo tra cristiani e musulmani, visto come un arricchimento reciproco: dall’Islam, i cristiani possono imparare ad essere più praticanti, mentre la loro vicinanza al Vangelo fa riflettere i musulmani su una lettura critica del Corano. In quest’ottica, i Padri sinodali deplorano iniziative provocatorie nei confronti dell’Islam, come le vignette satiriche o i roghi del Corano, mentre incoraggiano le attività degli scout in cui i ragazzi sono fianco a fianco, senza distinzione di credo. Poi i dati confortanti sull’educazione: in Medio Oriente la Chiesa cattolica cura un migliaio di istituzioni scolastiche con circa 600mila alunni, quattro università, otto istituti superiori ecclesiastici e almeno 10 seminari di diversi riti. Molto apprezzati, tutti questi centri sono aperti anche ai più poveri. Segnalata anche l’importanza di un laicato maturo nella fede e consapevole nella vocazione, così come dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, che non rappresentano una minaccia, ma un sostegno prezioso ed indispensabile per rivitalizzare l’evangelizzazione. Una pagina singolare, poi, viene dedicata alla questione delle sètte: una cinquantina, ad esempio, quelle presenti in Giordania. Auspicata, allora, la cura pastorale della famiglie e la revisione dei libri di catechismo. Infine, alcuni auspici: istituire Commissioni di dialogo interreligioso in Medio Oriente, snellire le procedure per le elezioni dei Patriarchi e creare una “banca dei sacerdoti senza frontiera”, pronti ad essere inviati nella regione mediorientale per incoraggiare i cattolici e conservarli nella fede.

A dominare i lavori di ieri pomeriggio, invece, sono state le cinque “Relazioni continentali”, dedicate ai rapporti tra il Medio Oriente ed il resto del mondo. Denominatore comune dei cinque interventi è stata la questione delle migrazioni che porta i cristiani del Medio Oriente in tutto il mondo. Ribadito, quindi, il sostegno, anche attraverso la Caritas Internationalis, a coloro che vivono la diaspora, così come la necessità di comunione e l’importanza dell’eredità culturale cristiana del Medio Oriente la quale, soprattutto in Europa, risveglia la coscienza dei fedeli. Auspicata, poi, la giusta formazione dei laici e dei presbiteri, in vista di un’azione missionaria condivisa. E ancora: richiamati la riflessione sulla liturgia che, se radicata nella tradizione, aiuta a preservare la vivacità della fede, e il rinnovamento dell’attività missionaria, poiché, si è detto in Aula, la Chiesa del Medio Oriente non deve avere né paura né vergogna di predicare il Vangelo. Infine, ricordata l’importanza della diffusione della cultura biblica, affinché la Parola di Dio sia fondamento di ogni educazione, insegnamento e dialogo per costruire una civiltà pacifica.







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