Appello dei vescovi pakistani al Papa per la madre cristiana condannata a morte per
blasfemia
“Rivolgiamo un accorato appello al Santo Padre perché possa pregare, intercedere,
spendere parole in favore di Asia Bibi. Chiediamo che le venga garantito il perdono
e sia liberata”, è quanto dice all’agenzia Fides mons. Shah, vescovo ausiliare di
Lahore, la diocesi del Pakistan dove si è registrato il caso di Asia Bibi, la prima
donna pakistana cristiana condannata a morte per blasfemia. Il presule esorta poi
“la comunità internazionale ad alzare la voce, fare pressioni e operare a tutti i
livelli per la salvezza della donna” e parla anche alle madri pakistane: “Asia è una
mamma come voi, difendetela, non lasciate che i suoi figli diventino orfani”. Il vescovo
dice di sperare nel movimento di pubblica opinione della società civile pakistana,
“dove esistono organizzazioni cristiane e musulmane che lavorano per la pace e l’armonia”,
come conferma la mobilitazione annunciata dalla “Human Rights Commission of Pakistan”,
una delle Organizzazioni non governative più importanti del Paese, e da Aslam Khaki,
noto avvocato e studioso musulmano, il quale si dice pronto ad assumere, gratuitamente,
la difesa della donna in vista dell’appello presso l’Alta Corte di Lahore. Da più
parti si punta ora il dito contro la controversa legge sulla blasfemia. Il caso Asia
Bibi è emblematico dell’abuso di questa norma a danno delle minoranze religiose. La
legge non prevede l’onere della prova a carico di chi accusa: basta quindi una testimonianza
o una dichiarazione per essere incriminati. La Chiesa ne chiede da tempo l’abrogazione
visto il proliferare di false accuse, che sempre più spesso colpiscono i cristiani,
ma anche i cittadini musulmani. (A cura di Marco Guerra)