I vescovi cileni: “Non esiste speranza senza impegno verso la verità”
Ieri mons. Ricardo Ezzati, arcivescovo di Concepciòn e nuovo presidente della conferenza
episcopale cilena ha illustrato alla stampa una breve dichiarazione conclusiva della
100.ma Assemblea plenaria intitolata “Lo attendiamo con perseveranza” (Rom 8,25).
I presuli, dopo aver ricordato che nella prima parte della plenaria hanno voluto scambiare
idee e opinioni con vescovi emeriti, sacerdoti, esperti e laici, hanno manifestato
l’intenzione di indicare anzitutto “i tanti motivi di speranza che sostengono” il
cammino che percorre sia la comunità ecclesiale sia quella nazionale. In particolare
fanno riferimento alla forza con la quale si è superato il dolore delle vittime e
delle devastazioni del terremoto; la gioia con quale è stato celebrato il Bicentenario
dell’indipendenza; la fede con la quale il Paese ha vissuto la vicenda dei 33 minatori
e l’allegria per la sua felice conclusione; infine, gli aneliti del popolo mapuche,
desideroso di partecipare a pieno nella vita della nazione. Allargando lo sguardo
sulla realtà odierna, i vescovi ricordano che “che non esiste speranza senza impegno
in favore della verità e senza l’onestà nel dialogo con le persone che la pensano
diversamente; non esiste speranza senza la fatica di comprendere ciò che accade all’altro,
in particolare a ciò che accade a coloro che ricevono la parte peggiore della vita”,
che sono poveri, emarginati ed esclusi. “Il nostro desiderio – spiegano - è quello
di essere testimoni della speranza e perciò, al tempo stesso, desideriamo trasmetterla
ai governanti, agli agenti sociali, agli educatori, ai lavoratori, ai poveri, ai giovani
e agli anziani. Una speranza che ci renda attori di solidarietà nella nostra vita
e ci consenta anche di superare lo scoraggiamento e la frustrazione”. I vescovi, come
nei documenti precedenti, tornano a riflettere sul “discepolo missionario di Gesù”
e chiamano ogni cristiano a “fare della speranza il punto di partenza per una nuova
storia del Cile. Il nostro presente e il nostro futuro saranno diversi se il sentiero
da intraprendere e vivere avrà come orizzonte Gesù”. Infine, i vescovi ricordano l’Avvento:
il tempo liturgico più opportuno per “scoprire la speranza” che il Signore pone nelle
nostre vite. (A cura di Luis Badilla)