Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa seconda Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il passo evangelico
in cui Giovanni Battista, vedendo Gesù venire verso di lui, dice:
“Ecco
l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! … Ho contemplato lo Spirito
discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui”.
Su questo
brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin,
docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Con la solenne
testimonianza del Battista sulla identità di Gesù ormai adulto, che si presenta sulla
scena, entriamo con questa domenica nel periodo liturgico detto “Tempo ordinario”.
“Ecco l’agnello di Dio!”, esclama Giovanni, con tono di gioia e stupore. È la proclamazione
che noi ripetiamo in ogni Messa, invocando purificazione e pace. L’immagine rimanda
sia alla tradizione biblica dell’agnello pasquale che a quella del servo innocente
e solidale del profeta Isaia. C’è poi anche il simbolo della colomba, evocato nella
spiegazione di Giovanni sulla sua esperienza interiore: ha visto planare lo Spirito
e stabilirsi in Gesù, proprio come fa una colomba quando si posa. Dall’esperienza
interiore nasce la testimonianza, resa credibile proprio dallo stile di vita di Giovanni
e dalla sua apertura mentale e di cuore alla novità dei segni di Dio. Agnello e colomba,
simboli da decodificare - e non solo poetiche immagini – per capire lo stile di vita
cristiana. Tutti e due richiamano l’innocenza, la dolcezza, la semplicità, come commenta
san Bernardo. Applicati a Gesù Cristo, nella prospettiva della salvezza compiuta,
questi due simboli esprimono innocenza e fiducia, non malizia; amore e solidarietà
non violenza o fanatismo; trasparenza e gioia, non prestigio o ipocrisia. Linee guida
da vivere, se davvero seguiamo l’agnello di Dio.