I vescovi pakistani: un errore ritirare gli emendamenti alla legge sulla blasfemia
“Un atto di capitolazione” agli islamisti e “un errore”: così mons. Lawrence J. Saldanha,
arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana ha bollato
la decisione del governo pakistano di ritirare la proposta di emendamenti alla controversa
legge sulla blasfemia. La decisione – lo ricordiamo - è stata annunciata il 2 febbraio
dal Premier Yousaf Raza Gilani e anche la promotrice dell’iniziativa Sherry Rahman,
esponente del People’s Party (PPP), si è detta pronta a seguire le indicazioni del
partito di governo. Durissima – riferisce l’agenzia Ucan - la reazione del presidente
dei vescovi: “È un errore - ha detto - cedere alle pressioni dei partiti islamici.
Il governo è battuto in ritirata e nel prossimo futuro non vediamo alcuna possibilità
di modifica a questa discutibile legislazione” per la quale “i poveri e i cristiani
hanno sofferto tanto”. “Adesso anche gli studenti hanno paura di parlare o scrivere
sul Profeta Maometto”, ha aggiunto mons. Saldanha, riferendosi al caso di Muhammad
Samiullah, il liceale diciassettenne denunciato da un professore per blasfemia in
un compito in classe e per questo rinchiuso nel carcere di Karachi dal 28 gennaio.
La proposta di revisione alla legge presentata l’anno scorso dalla Rahman – e per
la quale la parlamentare è stata minacciata di morte dai fondamentalisti islamici
– prevedeva sostanzialmente l’eliminazione della pena di morte dalla Sezione 295-C
del Codice penale (inerente la blasfemia), ed era volta a prevenire gli abusi tante
volte denunciati dai movimenti per i diritti umani e dalle minoranze religiose in
Pakistan. Sulla marcia indietro dell’esecutivo ha pesato il recente assassinio del
governatore del Punjab Salman Taseer, ucciso proprio per la sua aperta posizione in
difesa di Asia Bibi e contro la legge sulla blasfemia. (L.Z.)