Padre Lombardi: no alla ‘Confessione per iPhone’. Nessun controllo restrittivo sul
rinnovamento liturgico voluto dal Concilio
Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, è intervenuto oggi
su due questioni rispondendo alle domande di alcuni giornalisti: la cosiddetta “confessione
per iPhone” e la preparazione di un Motu Proprio per il trasferimento di una competenza
tecnico-giuridica dalla Congregazione per il Culto Divino al Tribunale della Rota
Romana. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Recentemente
si è parlato di un’applicazione dell’iPhone da utilizzare per confessarsi: padre Lombardi
ha spiegato, per evitare qualsiasi equivoco, che “è essenziale capire bene che il
Sacramento della Penitenza richiede necessariamente il rapporto di dialogo personale
fra il penitente e il confessore e l’assoluzione da parte del confessore presente.
Questo non può essere sostituito da nessuna applicazione informatica”. Quindi “non
si può parlare in nessun modo di ‘Confessione per iPhone’. In un mondo in cui tuttavia
molte persone usano supporti informatici per leggere e riflettere (ad esempio anche
testi per pregare…)”, padre Lombardi ha sottolineato che “non si può escludere che
qualcuno rifletta in preparazione alla Confessione aiutandosi con strumenti digitali,
come in passato lo si faceva con testi e domande scritte su fogli di carta, che aiutavano
ad esaminare la propria coscienza. In questo caso si tratterebbe di un sussidio pastorale
digitale che qualcuno potrebbe trovare utile, pur sapendo bene che non è per nulla
un sostituto del Sacramento. Naturalmente – ha osservato il portavoce vaticano - è
anche importante che vi sia una vera utilità pastorale e non si tratti di un business
alimentato da una realtà religiosa e spirituale importante come un Sacramento”.
Per
quanto riguarda l’altra questione, padre Lombardi ha confermato “che è da tempo allo
studio un Motu Proprio per disporre il trasferimento di una competenza tecnico-giuridica
- come ad esempio quella di dispensa per il matrimonio ‘rato e non consumato’ - dalla
Congregazione per il Culto Divino al Tribunale della Sacra Rota. Ma – ha affermato
- non vi è alcun fondamento né motivo per vedere in ciò un’intenzione di promuovere
un controllo di tipo ‘restrittivo’ da parte della Congregazione nella promozione del
rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II”.