2011-07-21 14:13:49

Congo: epidemia di colera a Kinshasa. L’impegno dell'Opera don Guanella


Il colera è arrivato a Kinshasa e la prossima settimana gli esperti prevedono il picco del contagio. A lanciare all'agenzia Sir l’allarme sulla situazione della capitale congolese è fratel Mauro Cecchinato, missionario guanelliano impegnato a Kingabwa, quartiere della capitale. “È da alcuni mesi – spiega – che nella Repubblica Democratica del Congo si verificano focolai di colera lungo il corso del fiume Congo, via molto trafficata dalla popolazione”. Il primo, circa un mese fa è esploso nella provincia di Bandundu, circa 400 chilometri a Est di Kinshasa, ad oggi i dati parlano di 51 contagi e 6 decessi ma date le precarie condizioni igieniche in cui versano i quartieri più poveri e la densità abitativa, il rischio di una rapida diffusione è altissimo. Le autorità congolesi il 24 giugno avevano ufficialmente dichiarato che tre nuove province erano state colpite dall’epidemia e secondo l’Ong Medici Senza Frontiere - presente con alcuni centri per il trattamento dell’epidemia – le persone contagiate, ai primi di luglio, erano state 2.787, i morti 153. “L’epidemia di colera – spiega Cecchinato – sta passando un po’ sotto traccia; i giornali locali cercano di non parlarne, ma è importante fare prevenzione perché in una città di quasi dieci milioni di abitanti i rischi sono alti”. L’Opera don Guanella è presenta a Kinshasa dal 1996 ed è impegnata in particolare sul fronte dei bambini di strada con tre Centri residenziali, due Centri diurni e due equipe mobili che si spostano nei quartieri per assistere i minori abbandonati, circa 30 mila nella sola capitale. “Di fronte all’esplosione di un’epidemia – continua il missionario – i bambini di strada sono i più vulnerabili. Nel nostro quartiere, ma anche in altre zone della periferia, non esistono fognature, le strade sono piene di spazzatura e non hanno accesso all’acqua corrente. Tutte condizioni che facilitano il contagio. Da ieri abbiamo sospeso le attività delle nostre equipe di strada nelle zone più a rischio. Questo per evitare che i nostri operatori possano diventare, a loro insaputa, vettori del contagio e portare l’epidemia all’interno dei nostri centri. Intanto abbiamo potenziato il dispensario medico nel tentativo di essere pronti all’emergenza”. (C.S.)







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