Solennità del Perdono di Assisi: mons. Cancian esorta a diventare, come San Francesco,
mediatori di misericordia
"Lo Spirito Santo apra il cuore e la mente di ognuno di noi all’incontro con la misericordia
di Dio, come ha chiesto San Francesco". Con questa esortazione si è aperta questa
mattina, nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, la celebrazione del Perdono
di Assisi, che vede la presenza dei vescovi provenienti dalle diocesi dell’Umbria,
come segno di comunione con la Chiesa universale. Il servizio da Assisi di Alessandra
De Gaetano:
Nell’omelia,
mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, ha sottolineato che “il Perdono
di Assisi è un dono della sapienza divina, frutto benedetto del Verbo di Dio e dello
Spirito del Signore”. Dopo aver invitato i fedeli ad accogliere questo dono con gratitudine,
mons. Cancian ha poi richiamato il passo del Vangelo in cui l’annuncio dell’Angelo
a Maria è esperienza di straordinaria ed unica grazia, esempio ottimale di accoglienza
piena della stessa grazia. Come Maria – ha esortato il presule - siamo chiamati a
fare esperienza dell’amore ineffabile del Padre. Dio ha mandato suo Figlio, nato da
donna perché anche gli uomini potessero diventare figli suoi, accolti nel suo grembo.
L’incarnazione del Verbo in Maria si incarna in ogni uomo che si rende disponibile
ad accogliere la grazia di Dio. Anche Francesco – ha ricordato il presule – è, come
Maria, mediatore di misericordia per tutti, una misericordia globale, superiore a
tutte le miserie umane capace di rinnovare i nostri cuori e ridare speranza certa
al mondo, ancora contraddittorio a causa del peccato che abita in ciascuno di noi.
Ed è qui, nella Porziuncola, porta sempre aperta, simbolo della porta del cielo, che
oggi risuona ancora il grido di Francesco, il suo auspicio che tutti noi pellegrini
saliamo in Paradiso. Mons. Cancian, richiamando lo spirito di Assisi e la Solennità
del Perdono, ha esortato a cambiare il nostro cuore e a diventare, come San Francesco,
mediatori di misericordia.
Nel primo pomeriggio giungeranno, nella Basilica
Papale di Santa Maria degli Angeli, i partecipanti alla XXXI Marcia Francescana intitolata
“Le vie del cuore”. Su questa iniziativa, che si concluderà il prossimo 4 agosto,
il servizio di Alessandra De Gaetano:
Un viaggio
a tappe, fisico e spirituale, alla ricerca del cuore come dono di Dio. Un passo ritmato
che percorre le salite e le discese del cammino, dove la fatica e le difficoltà si
fanno veicolo della Parola di Dio, capace di trasformare il cuore di pietra in cuore
di carne. Ma quali sono le finalità di questa iniziativa? Ascoltiamo padre
Francesco Piloni, responsabile della pastorale giovanile e vocazionale
della provincia dei Frati Minori dell’Umbria:
“E’ un’iniziativa
dei Frati Minori d’Italia e si è deciso di proporla in modo forte e deciso ai giovani
di oggi, ai giovani dei nostri tempi. E’ un’iniziativa che trova sempre largo consenso
nei giovani che hanno il desiderio di camminare, di cercare ancora sulla strada il
senso, il significato dell’essere essenziali nella vita, il desiderio di cercare nei
passi, nel cammino, anche l’interiorità. La marcia diventa allora non solo un camminare
fisico ma anche un viaggio interiore nella scoperta della posizione del proprio cuore,
della propria vita, delle proprie scelte, dei propri desideri”.
Ma che
significa vivere questa esperienza? Ascoltiamo le testimonianze di alcuni marciatori:
“Sicuramente
l’inizio di un’operazione che dovrebbe trasformare il mio cuore da un cuore di pietra
in un cuore di carne e avere la consapevolezza di un Dio che è Padre e che non permette
che i miei errori abbiano l’ultima parola sulla mia vita, che non permette che i miei
sbagli mi segnino così tanto da non farmi rialzare. Questo l’ho sperimentato nelle
salite, sotto il sole, quando l’acqua mancava. Questa è una marcia in cui la fede
la senti in tutto il corpo. Tornare sarà anche un po’ un trasmettere questo, l’aver
scoperto questo: che devo cominciare a testimoniarlo con la mia vita”.
“La
marcia è faticosa, è un cammino di sali e scendi e la fatica non è solo fisica ma
anche spirituale, cioè quella di scoprire un cuore che è un cuore turbolento, che
è un cuore che ha desideri grandi ma che, nello stesso tempo, fa grandi fatiche e
ha grandi dolori e grandi ferite. Torno a casa felice. Torno a casa da un incontro
con il Padre. Finalmente mi scopro figlia, finalmente posso trovare un padre che mi
segue nella mia vita, che pensa bene di me e che mi dona tanto. Torno con un grande
dono dello spirito e con la consapevolezza che avrò una vita nuova e un desiderio
grande che si avvera, quello di un cuore nuovo, trasformato".
Per chi
ha già ha fatto in anni passati la marcia, una nuova occasione di crescita è quella
di dedicarsi al servizio come ha fatto Gianluca:
“Fare
questo tipo di servizio è bellissimo perché vedi negli occhi dei marciatori, all’arrivo,
tutta la loro fatica ma anche la loro voglia di andare avanti, di scoprire questo
Gesù che esiste, che è vivo, che è in mezzo a noi”. (bf)