Pil in frenata in tutta l'eurozona: crescita zero per la Germania
Le Borse europee volgono tutte in negativo, con Milano che registra le maggiori perdite,
dopo la diffusione dei dati sul Prodotto interno lordo dell’area euro nel secondo
trimestre del 2011. In particolare preoccupa la crescita zero della Germania. Resta
comunque alta l’attesa dei mercati per i risultati del vertice di Parigi, in programma
nel pomeriggio, tra presidente francese Sarkozy e il cancelliere tedesco Merkel. Sentiamo
il servizio di Marco Guerra:
La locomotiva
dell’economia europea rallenta pesantemente. Questo dice il dato del Pil del secondo
trimestre di quest’anno della Germania, che registra una crescita di appena lo 0,1%
rispetto al trimestre precedente. Meglio il dato su base annua con più 2,8%, anche
in questo caso però in rallentamento dal 5% del primo trimestre del 2011. Ma e tutta
la zona euro a segnare il passo: la media di crescita trimestrale dei 17 Paesi è dello
0,2%. Economie ferme, dunque, anche in Francia e Spagna, con quest’ultima che continua
ad avere un tasso di disoccupazione sopra il 20%. Tra i maggiori Paesi dell’unione
monetaria solo l'Italia fa registrare una leggera inversione di tendenza con il Pil
che passa dal +0,1% del primo trimestre al +0,3% del secondo. Intanto per allentare
la speculazione, la Banca Centrale Europea anche oggi ha acquistato nuovi titoli di
stato italiani e spagnoli. Nei giorni scorsi la Bce aveva già acquistato 22 miliardi
di bond governativi. Con le operazioni della scorsa settimana, il portafoglio di titoli
governativi della Bce sale a 96 miliardi. E i nuovi dati sulla crescita saranno sicuramente
presi in esame al vertice franco- tedesco che si terrà fra poche ore a Parigi. Secondo
gli analisti, al centro dei colloqui tra il cancelliere Merkel e il presidente Sarkozy
ci saranno anche i nuovi paletti, più o meno vincolanti, che dovrebbero essere messi
per limitare l'indebitamento dei Paesi dell'Eurozona, nel quadro di un eventuale rafforzamento
del patto di stabilità. Berlino è infatti sempre più contraria a qualsiasi azione
che possa portare i contribuenti tedeschi a contrarre nuove obbligazioni dei Paesi
indebitati.