Gmg. Il Papa ai seminaristi: imitate Cristo nella sua carità fino all'estremo verso
tutti. San Juan de Ávila sarà Dottore della Chiesa
“Siete in cammino verso una meta santa”, “preparatevi ad essere apostoli con Cristo
e come Cristo, per essere compagni di viaggio e servitori degli uomini”. Così il Papa
nell’omelia per la celebrazione eucaristica con i seminaristi nella Cattedrale dell’Almudena
a Madrid. Quindi ha aggiunto: “Noi dobbiamo esser santi per non creare una contraddizione
fra il segno che siamo e la realtà che vogliamo significare”. Occorre “configurarsi
a Cristo … identificarsi sempre di più con Colui che per noi si è fatto servo, sacerdote
e vittima”. Bisogna essere totalmente a disposizione del Signore: “Tale disponibilità,
che è dono dello Spirito Santo, è quella che ispira la decisione di vivere nel celibato
per il Regno dei cieli, il distacco dai beni terreni, l’austerità della vita e l’obbedienza
sincera senza dissimulazione”. E ancora un’altra esortazione: “Chiedete quindi a Lui
che vi conceda di imitarlo nella sua carità fino all’estremo verso tutti, senza escludere
i lontani e i peccatori, così che, con il vostro aiuto, si convertano e ritornino
sulla retta via. Chiedetegli che vi insegni a stare molto vicini agli infermi e ai
poveri, con semplicità e generosità. Affrontate questa sfida senza complessi, né mediocrità”.
“Sostenuti dal suo amore – ha proseguito - non lasciatevi intimorire da un ambiente
nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere
sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza. Può darsi che vi
disprezzino, come si suole fare verso coloro che richiamano mete più alte o smascherano
gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano”. Quindi, un ultimo invito: “Incoraggiati
dai vostri formatori, aprite la vostra anima alla luce del Signore per vedere se questo
cammino, che richiede audacia e autenticità, è il vostro, avanzando fino al sacerdozio
solo se sarete fermamente persuasi che Dio vi chiama ad essere suoi ministri e fermamente
decisi ad esercitarlo obbedendo alle disposizioni della Chiesa”. Di seguito il testo
integrale dell’omelia:
Signor Cardinale Arcivescovo di Madrid, Venerati
Fratelli nell’Episcopato, Cari Sacerdoti e Religiosi, Rettori e Formatori, Cari
Seminaristi, Amici tutti,
mi rallegra profondamente celebrare
la Santa Messa con voi tutti, che aspirate ad essere sacerdoti di Cristo per il servizio
alla Chiesa e agli uomini, e vi sono grato per le amabili parole di saluto con le
quali mi avete accolto. Questa Santa Chiesa cattedrale di Santa María La Real de la
Almudena è oggi come un immenso cenacolo dove il Signore celebra con ardente desiderio
la propria Pasqua con coloro che un giorno desiderano presiedere in suo nome i misteri
della salvezza. Nel vedervi, mi rendo conto ancora una volta come Cristo continua
a chiamare giovani discepoli per farli suoi apostoli, così che permane viva la missione
della Chiesa e l’offerta del Vangelo al mondo. Come seminaristi, siete in cammino
verso una meta santa: essere coloro che prolungano la missione che Cristo ricevette
dal Padre. Chiamati da Lui, avete seguito la sua voce ed attratti dal suo sguardo
di amore proseguite sulla vita del sacro ministero. Posate i vostri occhi su di Lui,
che, mediante la sua incarnazione, è il supremo rivelatore di Dio al mondo e attraverso
la sua risurrezione è colui che fedelmente compie la sua promessa. Rendetegli grazie
per tale gesto di predilezione che ha con ciascuno di voi.
La prima
lettura che abbiamo ascoltato ci indica Cristo come il nuovo e definitivo sacerdote,
che ha fatto della propria esistenza un’offerta totale. L’antifona del Salmo si può
applicare pienamente a Lui, quando, all’entrare nel mondo, rivolgendosi al Padre suo
ha detto: «Sono qui per fare la tua volontà» (cfr Sal 39,8-9). Cercava in tutto di
essere a Lui gradito: nella parola e nell’azione, percorrendo le strade o accogliendo
i peccatori. La sua vita fu un servizio e la sua dedizione un’intercessione perenne,
ponendosi a nome di tutti di fronte al Padre come Primogenito di molti fratelli. L’autore
della Lettera agli Ebrei afferma che con tale offerta perfezionò per sempre quanti
eravamo chiamati a condividere la sua figliolanza (cfr 10,14).
L’Eucaristia,
della cui istituzione ci parla il Vangelo appena proclamato (cfr Lc 22,14-20), è l’espressione
reale di tale dono incondizionato di Gesù per tutti, anche per coloro che lo tradivano.
Offerta del suo corpo e del suo sangue per la vita degli uomini e per il perdono dei
loro peccati. Il sangue, segno di vita, ci fu dato da Dio come alleanza affinché potessimo
porre la forza della sua vita là dove regna la morte a causa del nostro peccato, e
così distruggerlo. Il corpo spezzato e il sangue versato di Cristo, cioè la sua libertà
offerta, si sono convertiti attraverso i segni eucaristici nella nuova fonte della
libertà redenta degli uomini. In Lui abbiamo la promessa di una redenzione definitiva
e la speranza certa dei beni futuri. Attraverso Cristo sappiamo che non siamo dei
viandanti verso l’abisso, verso il silenzio del nulla o della morte, ma siamo dei
pellegrini verso una terra promessa, verso di Lui, che è la nostra meta e anche la
nostra origine.
Cari amici, preparatevi ad essere apostoli con Cristo
e come Cristo, per essere compagni di viaggio e servitori degli uomini.
Come
vivere questi anni di preparazione? Anzitutto devono essere anni di silenzio interiore,
di orazione costante, di studio assiduo e di prudente inserimento nell’azione e nelle
strutture pastorali della Chiesa. La Chiesa è comunità e istituzione, famiglia e missione,
creata da Cristo mediante lo Spirito Santo e, allo stesso tempo, risultato di quanti
la costituiamo con la nostra santità e con i nostri peccati. Così ha voluto Dio, che
non disdegna di fare di poveri e peccatori suoi amici e strumenti di redenzione del
genere umano. La santità della Chiesa è prima di tutto la santità oggettiva della
persona stessa di Cristo, del suo Vangelo e dei suoi Sacramenti, la santità di quella
forza dall’alto che l’anima e la sospinge. Noi dobbiamo esser santi per non creare
una contraddizione fra il segno che siamo e la realtà che vogliamo significare.
Meditate
bene questo mistero della Chiesa, vivendo gli anni della vostra formazione con gioia
profonda, in atteggiamento di docilità, di lucidità e di radicale fedeltà evangelica,
come pure in amorevole relazione con il tempo e le persone fra le quali vivete. Nessuno
sceglie il contesto, né i destinatari della propria missione. Ogni epoca ha i suoi
problemi, ma Dio offre in ogni tempo la grazia opportuna per farsene carico e superarli
con amore e realismo. Per questo, in ogni circostanza in cui si trovi, e per quanto
dura essa sia, il sacerdote deve portare frutto in ogni ambito di opere buone, custodendo,
a tale scopo, sempre vive nel proprio cuore le parole del giorno dell’ordinazione,
quelle con le quali lo si esortava a configurare la propria vita al mistero della
croce del Signore.
Configurarsi a Cristo comporta, cari seminaristi,
identificarsi sempre di più con Colui che per noi si è fatto servo, sacerdote e vittima.
Configurarsi a Lui è, in realtà, il compito per il quale ogni sacerdote deve spendere
per tutta la vita. Già sappiamo che tale compito ci sorpassa e non potremo raggiungerlo
pienamente, però, come dice san Paolo, corriamo verso la meta sperando di raggiungerla
(cfr Fil 3,12-14).
Tuttavia, Cristo, Sommo Sacerdote, è anche il Buon
Pastore che custodisce le proprie pecore sino a dar la vita per esse (cfr Gv 10,11).
Per imitare anche in ciò il Signore, il vostro cuore deve andare maturando in seminario,
rimanendo totalmente a disposizione del Maestro. Tale disponibilità, che è dono dello
Spirito Santo, è quella che ispira la decisione di vivere nel celibato per il Regno
dei cieli, il distacco dai beni terreni, l’austerità della vita e l’obbedienza sincera
senza dissimulazione.
Chiedete quindi a Lui che vi conceda di imitarlo
nella sua carità fino all’estremo verso tutti, senza escludere i lontani e i peccatori,
così che, con il vostro aiuto, si convertano e ritornino sulla retta via. Chiedetegli
che vi insegni a stare molto vicini agli infermi e ai poveri, con semplicità e generosità.
Affrontate questa sfida senza complessi, né mediocrità, anzi come un modo significativo
di realizzare la vita umana nella gratuità e nel servizio, quali testimoni di Dio
fatto uomo, messaggeri dell’altissima dignità della persona umana e, di conseguenza,
suoi incondizionati difensori. Sostenuti dal suo amore, non lasciatevi intimorire
da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere
o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza. Può
darsi che vi disprezzino, come si suole fare verso coloro che richiamano mete più
alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora
che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità,
attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia. Incoraggiati
dai vostri formatori, aprite la vostra anima alla luce del Signore per vedere se questo
cammino, che richiede audacia e autenticità, è il vostro, avanzando fino al sacerdozio
solo se sarete fermamente persuasi che Dio vi chiama ad essere suoi ministri e fermamente
decisi ad esercitarlo obbedendo alle disposizioni della Chiesa.
Con
tale fiducia, imparate da Colui che definì se stesso come mite e umile di cuore, abbandonando
per questo ogni desiderio umano, in modo che non cerchiate voi stessi, ma con il vostro
comportamento siate di edificazione per i vostri fratelli, come ha fatto il santo
patrono del clero secolare spagnolo, san Giovanni d’Avila. Animati dal suo esempio,
guardate soprattutto la Vergine Maria, Madre dei Sacerdoti. Ella saprà forgiare la
vostra anima secondo il modello di Cristo, suo divin Figlio, e vi insegnerà sempre
a custodire i beni che Egli acquistò sul Calvario per la salvezza del mondo. Amen
Il
Papa, al termine della Messa con i seminaristi ha annunciato la prossima Dichiarazione
di San Juan de Ávila a Dottore della Chiesa Universale. Queste le sue parole: Cari
fratelli,
"Con grande gioia, in questo luogo della santa chiesa Cattedrale
di Santa María La Real de la Almudena, desidero annunciare ora al Popolo di Dio che,
accogliendo le richieste del Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, il Cardinale
Antonio María Rouco Varela, Arcivescovo de Madrid, degli altri Fratelli nell’Episcopato
di Spagna, come pure di un gran numero di Arcivescovi e Vescovi di altre parti del
mondo, e di molti fedeli, dichiarerò prossimamente San Juan de Ávila, sacerdote, Dottore
della Chiesa Universale.
Nel rendere pubblica questa notizia
qui, desidero che la parola e l’esempio di questo esimio Pastore illumini i sacerdoti
e coloro che si preparano con gioia e speranza a ricevere, un giorno, la Sacra Ordinazione.
Invito tutti a rivolgere lo sguardo verso di lui, e raccomando
alla sua intercessione i Vescovi di Spagna e di tutto il mondo, come pure i sacerdoti
e seminaristi, perché, perseverando nella stessa fede della quale egli fu maestro,
plasmino il loro cuore secondo i sentimenti di Gesù Cristo, il Buon Pastore, al quale
sia gloria e onore nei secoli dei secoli. Amen".
Profilo di
San Juan de Avila
San Juan de Avila (Almodóvar del Campo 1500-Montilla
1569) è un esempio di santità sacerdotale e figura insigne per gli scritti biblici,
teologici, spirituali, umanistici. Con la sua predicazione, accompagnata da opere
educative e di promozione sociale, suscitò numerose conversioni e l’ammirazione di
alcuni grandi contemporanei, tra i quali Santa Teresa di Gesù, Sant’Ignazio di Loyola
e San Tommaso di Villanova. Il magistero del “Maestro Avila” è caratterizzato da una
profonda esperienza di Cristo Salvatore, che rivela al Santo la realtà peccatrice
dell’uomo, da redimere mediante la grazia e la predicazione; inoltre, per la sua
unione al mistero di Cristo e della Chiesa, la Vergine Maria indica il cammino verso
la redenzione ed è il modello mostrato dal Signore all’umanità. La mariologia di San
Juan de Avila è in perfetta sintonia con il magistero del Vaticano II e gli insegnamenti
dei Papi recenti; nelle sue opere la figura di Maria è contemplata dalla prospettiva
cristologica, pneumatologica ed ecclesiologica, come modello e Madre della Chiesa,
che annuncia Cristo, celebra l’Eucaristia e vive la carità. Patrono del clero secolare
spagnolo, il Santo “chiede” ai fedeli di coltivare un profondo amore per Gesù nell’Eucaristia,
di perseguire una profonda formazione spirituale, di annunciare e vivere la verità,
anche a rischio di persecuzioni e ostacoli. San Juan de Avila è anche Patrono del
clero secolare spagnolo e dei cappellani militari; le sue reliquie hanno lasciato
in questi giorni Montilla (Córdoba), dove sono conservate, per presenziare la GMG
dei militari e cappellani, convenuti a Madrid da 18 Paesi per venerare il loro intercessore
e vivere un momento di grande intensità spirituale con il Santo Padre e con i vescovi
della Chiesa universale.