Appello contro la crescente deforestazione in Brasile: violenze contro gli indios
Dall’agosto 2010 al luglio 2011, la deforestazione selvaggia in Amazzonia è aumentata
complessivamente del 15 per cento, con 2.654 chilometri quadrati di boschi abbattuti,
400 chilometri in più rispetto ai dodici mesi precedenti. Sono i primi dati annuali
diffusi dall’Istituto nazionale di investigazioni spaziali (Inpe) in base a rilevamenti
satellitari solo parziali: gli Stati più colpiti sono il Mato Grosso e il Pará, dove
avanzano la monocoltura della soia e l’allevamento di bestiame. Lo riferisce L’Osservatore
Romano. Una grave situazione ecologica — dovuta alle spietate speculazioni di corporazioni
economiche e affaristiche internazionali — che sta alterando le relazioni fra gli
esseri umani e il loro ambiente e che richiama il termine di giustizia ambientale
come sintesi dei concetti di ecologia, di ecologia umana e di giustizia sociale. «La
giustizia ambientale — come più volte hanno sottolineato i vescovi del Brasile — sottolinea
la forte relazione che esiste tra la questione ecologica, i problemi della giustizia,
la pace e la difesa dei diritti inviolabili degli individui e delle popolazioni indigene».
Con forza e costanza i presuli brasiliani hanno ribadito che l’ecologia umana è una
necessità imperativa: «Adottare in ogni circostanza un modo di vivere rispettoso dell’ambiente
e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie adeguate che salvaguardino il
patrimonio del creato e non rappresentino un pericolo per l’uomo devono essere priorità
politiche ed economiche». E hanno denunciato alla comunità internazionale il quadro
di violenze cui sono sottoposte le popolazione indigene del Brasile: omicidi, minacce
di morte, mancanza di assistenza sanitaria ed educativa, ritardi nella regolarizzazione
delle terre, sfruttamento delle risorse naturali. Sollecite sono giunte testimonianze
concrete e iniziative da parte di associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali. Tra
questi, Adveniat, l’organizzazione umanitaria della Chiesa cattolica tedesca per l’America
Latina, che ha inviato una lettera al presidente della Repubblica del Brasile, Dilma
Rousseff, manifestando inquietudine e preoccupazione per «il sospetto di un massacro
di popolazioni indigene che vivono in isolamento nella regione di confine tra Brasile
e Perú, nello Stato di Acre». Le violenze omicide — secondo Adveniat — sarebbero state
perpetrate da organizzazioni criminali legate al narcotraffico nelle terre indigene
e alla speculazione delle risorse del legno. In tal senso sono state diffuse, all’inizio
di agosto, non poche notizie dalla stampa internazionale. Nella missiva, Adveniat
parla della «facilità con cui le organizzazioni criminali hanno agito», ed evidenzia
il pericolo incombente per gli indios che «rischiano in ogni momento di essere decimati».
L’organizzazione richiama l’attenzione su un’analoga situazione sperimentata dagli
indigeni che vivono in Maranhão, Rondônia, a Nord del Mato Grosso e a Sud del Rio
delle Amazzoni. «Tutti queste violenze, le invasioni e i conflitti che patiscono direttamente
le comunità indigene — si legge nella lettera — sono correlate alle scelte che privilegiano
lo sviluppo a ogni costo, a scapito, purtroppo, della vita». Secondo Adveniat, si
è di fronte a una realtà che, pur carica di sofferenze e di difficoltà, può costituire
un’occasione privilegiata di rinascita umana e sociale. Attraverso il contributo di
tutte le componenti sociali e anche con l’aiuto delle organizzazioni di cooperazione
internazionale è possibile restituire all’Amazzonia brasiliana un futuro di speranza.
Si tratta d’incoraggiare e valorizzare i progetti economici in atto tesi alla accelerazione
della crescita, secondo il programma generale del Governo federale e le iniziative
per l’integrazione delle infrastrutture regionali. Un processo che va integrato con
le iniziative di dodici Paesi del Sud America che mirano a collegare le reti di comunicazione,
energia e trasporti attraverso la costruzione di strade e porti. Nella parte finale
della lettera, Adveniat chiede al Governo brasiliano di «ricercare misure efficaci
e lungimiranti per garantire il non ripetersi dei massacri, dei genocidi, delle invasioni
e dell’emarginazioni patite, nella storia, dai popoli indigeni dell’Amazzonia, ai
quali deve essere pienamente garantito lo sviluppo integrale, la cultura, le tradizioni
e l’inviolabile diritto di vivere all’interno dei loro territori».