Domenica prossima la Marcia della pace Perugia-Assisi, a 50 anni dalla prima edizione
Migliaia di persone torneranno a marciare per la pace e la fratellanza tra i popoli,
domenica prossima, percorrendo la strada che da Perugia porta ad Assisi, come accadde
per la prima volta 50 anni fa. Tra i partecipanti alla Marcia figura anche l’organizzazione
Pax Christi. Fabio Colagrande ne ha intervistato il vicepresidente, Sergio
Paronetto:
R. – Quella
della non violenza è una grande "famiglia" di esperienze, di volti di pace, ed è presente
in tante forme. Spesso è sconosciuta o è inesplorata. E’ bene informarsi e la Marcia
Perugia-Assisi può aiutare. La non violenza è efficace e fa bene alla salute delle
persone, dei popoli, degli Stati perché ha già realizzato alcune conquiste: vive nelle
obiezioni di coscienza al servizio militare e alle spese militari, vive contro la
pena di morte, vive nelle campagne contro la fame o la distruzione dell’ambiente.
E’ un bene comunque da valorizzare.
D. – Quali saranno i contenuti della
marcia Perugia-Assisi quest’anno, il 25 settembre?
R. – Mi pare che
in questo clima, spesso aggressivo purtroppo, la Marcia voglia mettere al centro della
scena politica, anche italiana, le persone e i sette principali valori che sono: la
non violenza, la pace, i diritti umani, la libertà, la giustizia e, soprattutto, la
responsabilità e la speranza. Camminare per la pace insieme, come faremo, è un segno
di gioiosa solidarietà operante e insegna a diventare cittadini attivi, a coltivare
nuovi stili di vita, anche personali, basati sulla sobrietà. Ci educa alla “vita buona”,
come si dice spesso oggi.
D. – Come cattolico, quale crede sia il rapporto
tra la fede e questo tipo di impegno sociale e anche politico?
R. –
La pace è l’unico grande vero annuncio della fede cristiana e della Chiesa cattolica.
E’ la pace cantata dagli angeli a Betlemme ed è il saluto del Risorto nel cenacolo.
Quindi per me operare per la pace significa credere nell’umanità, nel suo futuro.
Ricordo un saluto di Giovanni Paolo II alla marcia di Perugia-Assisi del 2003. Diceva
che occorre riconoscere che si investe poco sulla pace e si preferisce acquistare
armi: è come se questa idea venisse sprecata e non poche speranze siano state spente.
Lui parlava allora del dovere di coltivare la pace come bene supremo, al quale tutti
i programmi e tutte le strategie devono essere subordinate. (bf)