Thailandia. Emergenza alluvioni: gli interventi della Chiesa per gli sfollati
La Chiesa cattolica thai – attraverso la Caritas e la Commissione per le emergenze
e i rifugiati – ha avviato un piano di interventi per le vittime delle alluvioni che
hanno colpito diverse province del Paese e la capitale Bangkok. Vescovi, sacerdoti,
suore, giovani e anziani hanno aderito alle diverse iniziative raccogliendo beni di
prima necessità, cibo, disinfettanti per l’acqua e materiale da campo messo a disposizione
degli sfollati. Intanto fra la popolazione serpeggia un clima di tensione e nervosismo,
acuito dalla mancanza di notizie certe sugli sviluppi dei prossimi giorni. Tuttavia,
in mezzo alle inondazioni non mancano esempi di solidarietà e collaborazione, come
sottolinea un esperto in crisi umanitarie: “Sono felice di vedere – afferma ad AsiaNews
Komas Chungsathiansap – persone di comunità, professione e religioni differenti fra
loro, uniti nel portare aiuto”. Il presidente di Caritas Thailandia, mons. Joseph
Phibun Visitnonthachai della diocesi di Nakhon Sawan, ha inviato squadre di soccorso
nelle aree segnate dalle inondazioni, le “peggiori degli ultimi 50 anni”. Lunedì scorso
nella zona era giunto anche mons. Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico in Thailandia,
per distribuire aiuti, visitare bambini e anziani, portando il conforto del Papa e
una donazione di 50mila dollari stanziata da Benedetto XVI attraverso il Pontificio
Consiglio “Cor Unum”. Dieci camion carichi di aiuti e un gruppo di volontari di Caritas
Thailandia hanno visitato diverse aree colpite dalle alluvioni, per predisporre gli
interventi di emergenza. In una parrocchia di sole 15 famiglie cattoliche, sono stati
distribuiti beni di prima necessità a tutta la popolazione. Padre Rangsipol Pleanphan,
sacerdote e attivista nella diocesi di Nakhon Sawan, nel nord del Paese, invita i
fedeli ad aiutare 250 famiglie della zona, segnate dalle inondazioni e bisognose di
assistenza e riparo. Volontari cattolici e membri di organizzazioni umanitarie sottolineano
a più riprese il clima di solidarietà e aiuto che si è creato nella popolazione, anche
se restano situazioni di “forte stress”e timori per il futuro. Il desiderio comune,
raccontato da molte vittime delle alluvioni, è di “sopportare con pazienza e tornare
il prima possibile a condurre una vita normale”. La speranza è alimentata dalla collaborazione
reciproca fra cittadini, senza distinzioni di ceto sociale, religione o professione
svolta. Il Dipartimento della Protezione civile – Flood Relief Operations Centre (Froc)
– conferma l’allerta in sei distretti della capitale e aggiorna il bilancio ufficiale
delle vittime e dei danni. Le alluvioni nel nord, nord-est e centro della Thailandia
hanno causato sinora 366 morti e sconvolto la vita di oltre nove milioni di persone;
circa 120mila cittadini hanno trovato riparo nei centri di accoglienza, 720mila necessitano
di cure mediche. La premier Yingluck Shinawatra avverte che l’emergenza potrebbe durare
fino a un mese e non esclude il pericolo – parla di “una possibilità su due” – che
il centro di Bangkok, metropoli di 12 milioni di persone, possa essere inondato da
acqua alta fino a un metro. Intanto si fa sempre più pesante il bilancio dei danni
nel settore agricolo e industriale. Le alluvioni hanno causato la chiusura di sette
complessi industriali ad Ayutthaya, Nonthaburi e Pathum Thani, province confinanti
con la capitale. L’interruzione del lavoro ha interessato la catena produttiva e i
commerci internazionali, provocando perdite per un valore di miliardi di dollari e
la cassa integrazione di oltre 650mila fra operai e impiegati. Preoccupazione anche
nel comparto agricolo, dove è andato distrutto circa il 14% del raccolto annuale di
riso. Le forti piogge monsoniche hanno inondato 62 province (su 77) della Thailandia,
distruggendo 1,4 milioni di ettari di campi coltivati. (R.P.)