Ue chiede stabilità a Italia. Napolitano: Italia sarà all’altezza del compito
“La crescita dell'economia si è bloccata e c'è il rischio di una nuova recessione”:
è quanto dichiara il commissario Ue, Olli Rehn, presentando le previsioni economiche
2011-2013. La crescita del Pil della zona euro sarà limitata allo 0,5% nel 2012, con
un ritorno alla ripresa nel 2013 all'1,3%. Il commissario europeo afferma che sono
5 i Paesi che non hanno ancora fornito a Bruxelles le prove necessarie per dimostrare
che stanno prendendo le misure necessarie per correggere il deficit: Belgio, Cipro,
Ungheria, Malta e Polonia. E conferma che è stato lanciato a questi Paesi un “allarme
preventivo”. Il servizio di Fausta Speranza:
“La prima
cosa da fare per l'Italia è rifondare la stabilità politica e la capacità di prendere
decisioni” per governare il Paese. Il commissario Olli Rehn va al nodo della questione.
Di più, dice che Roma deve fare meglio sul fronte delle pensioni. Di stabilità politica
parla il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, per ribadire che non esiste rischio
di fase di incertezza: il premier Silvio Berlusconi – conferma – rassegnerà le dimissioni
con l'approvazione in parlamento della legge di stabilità per il 2012 e “entro breve
tempo o si formerà un nuovo governo che possa con la fiducia del parlamento prendere
ogni ulteriore necessaria decisione o si scioglierà il parlamento". Napolitano ha
anche nominato il noto economista Mario Monti senatore a vita. E dunque il nome dell'ex
commissario europeo, che circolava da giorni insieme con altri, viene dato per scontato
nel caso di governo tecnico. A questo proposito, la prospettiva sempre più concreta
di un governo a guida Monti ha già allentato la pressione sull'Italia: Piazza Affari
in rialzo e tassi e spread dei Btp in forte ridimensionamento dai picchi record di
ieri. Napolitano avverte: l'Italia è di fronte a passaggi difficili e scelte particolarmente
ardue e l'Europa attende con urgenza segni di responsabilità. E poi afferma: “l’Italia
sarà all’altezza del compito". Resta da dire che di Italia ha parlato il presidente
degli Stati Uniti Obama affermando: “Non è la Grecia, è un Paese grande, e un Paese
ricco. Atene ha un problema di solvenza, l'Italia ha più un problema di liquidita”'.
Osserva che l’Italia “può far fronte al proprio debito, a patto che i mercati non
abbiano una crisi di fiducia sulla volontà politica e la capacità di non perdere il
controllo del sistema”.
Il commissario agli affari economici Ue, Olli Rehn,
ha dunque chiesto all’Italia in particolare stabilità politica e di intervenire sulle
pensioni. Sul punto, il commento dell’economista, Luigi Campiglio, al microfono
di Debora Donnini.
R. – Numero
uno, sulla stabilità politica sicuramente noi abbiamo bisogno di una situazione più
chiara sia rispetto all’esterno del Paese, sia rispetto al cittadino. Numero due,
per quanto riguarda le tensioni, di sicuro vanno risistemate tutte le situazioni che
corrispondono a posizioni di eccessiva larghezza e vantaggio, non più compatibili
con l'attuale situazione del Paese. E’ importante, diciamo, innalzare l’età pensionabile,
per il semplice motivo che noi viviamo in un Paese nel quale la quota di persone in
età pensionabile è la maggiore al mondo, perché l’Italia, insieme al Giappone, è il
Paese più anziano al mondo. Quindi, non si può dimenticare che noi, in questo momento,
stiamo anche pagando gli errori di uno squilibrio demografico in molti casi imputabile
a un’inadeguata assistenza alle famiglie, che adesso viene fuori in modo così virulento
sul piano pensionistico.
D. – L’Italia in questi giorni è stata al centro
di problemi molto forti sul fronte dei mercati. Il presidente Obama però ha ricordato
che l’Italia è un Paese ricco: è la terza economia dell’Europa, l’ottava del mondo.
Allora, questi problemi della borsa, dello spread, sono dovuti alla questione del
debito, degli interessi sul debito? Perché se l’Italia è un’economia forte non si
spiega...
R. – La situazione è questa: il rapporto debito-pil che abbiamo
adesso - 120 - lo abbiamo già avuto nel ’95. La differenza tra il ’95 e oggi è che
nel ’95 un popolo e una platea amplissima di risparmiatori, che allora venivano chiamati
i Bot People, ha sostenuto con i propri risparmi un debito pubblico che sembrava insostenibile,
Oggi quel debito pubblico non è più in mano ai Bot People, ma per metà a investitori
esteri, che chiedono garanzie. Ora, queste garanzie sono fondamentalmente due: i conti
in ordine e una domanda del tipo: “Mi restituirai i soldi se te li presto in futuro”?
L’Italia ha i conti molto più in ordine di quanto generalmente si pensi. Forse, ha
i conti quasi più in ordine della gran parte dei Paesi europei, certamente quelli
più grandi che con noi si confrontano. Quindi, noi abbiamo i conti in ordine o quasi
in ordine e ciò di cui davvero ci dobbiamo maggiormente preoccupare sono le prospettive
future. Un elemento desta preoccupazione nel Paese: che nel decennio appena passato
l’Italia sia stato l’unico Paese nell’area europea, in cui il prodotto interno lordo
pro capite è diminuito nel 2010 rispetto al 2000, rispetto a tutti gli altri Paesi
nei quali, bene o male, è aumentato. (ap)