2011-11-19 15:59:06

L'abbraccio del Papa ai bambini del Benin: non esitate a parlare di Gesù al mondo!


La preghiera è un grido d’amore lanciato verso Dio: è quanto ha detto il Papa ieri pomeriggio incontrando i bambini nella Parrocchia di Santa Rita a Cotonou dopo aver fatto visita al Foyer “Pace e Gioia” delle Missionarie della Carità. Le Suore di Madre Teresa si trovano alle spalle della chiesa, con la quale lavora in stretto contatto aiutando bambini poveri, abbandonati e malati. Il servizio del nostro inviato Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

Un arcobaleno di note, danze e applausi hanno accompagnato Benedetto XVI nella parrocchia di Santa Rita a Cotonou adornata a festa con gli striscioni bianchi e gialli. Fuori un vero e proprio bagno di folla, nel cortile fiori, palloncini, canti e tanto affetto per il Successore di Pietro venuto a trovare i piccoli del mondo.

Benedetto XVI si è diretto verso la casa delle Missionarie della Carità alle spalle della Parrocchia che senza sosta aiutano bambini poveri, abbandonati e malati. Qui di nuovo amore, le carezze e i baci del Papa ai piccoli, la preghiera insieme e ancora musica e inni prima di arrivare in parrocchia …

… dove senza soluzione di continuità, l’affetto traboccante dei fazzoletti sventolati nel canto ha dato il benvenuto a Benedetto XVI.

“Grazie di essere venuti così numerosi!”, ha detto il Papa, e volgendosi ai bambini li ha esortati a guardare Gesù, presente nell’Ostia consacrata durante la Messa:

“C’est un grand mystère devant lequel on adore et on croit …
È un grande mistero davanti al quale si adora e si crede. Gesù, che ci ama tanto, è veramente presente nei tabernacoli di tutte le chiese del mondo, nei tabernacoli delle chiese dei vostri quartieri e delle vostre parrocchie. Io vi invito a farGli visita spesso per dirGli il vostro amore”.

Il Papa ha parlato dell’importanza della Prima Comunione, per lui uno dei giorni più belli – ha confidato – perché Gesù-Eucaristia viene ad abitare in noi e al quale si possono affidare gioie, speranze, difficoltà:

“N’hésitez pas, chers enfants, à parler de Jésus aux autres. …
Non esitate, cari bambini, a parlare di Gesù agli altri. Egli è un tesoro che bisogna saper condividere con generosità. Nella storia della Chiesa, l’amore di Gesù ha riempito di coraggio e di forza tanti cristiani e anche dei bambini come voi!”.

E indicando la fermezza nella preghiera di San Kizito, ragazzo ugandese ucciso per la sua testimonianza cristiana, il Papa ha sottolineato che lui aveva capito che “Dio è non solo importante, ma che è tutto”; dunque ha chiesto: “Che cosa è la preghiera?”:

“C’est un cri d’amour poussé vers Dieu notre Père avec la volonté d’imiter …
È un grido d’amore lanciato verso Dio nostro Padre con la volontà di imitare Gesù nostro fratello”.

Benedetto XVI, condividendo la propria esperienza personale, ha indicato la via del raccoglimento, della contemplazione della Croce o di un’immagine sacra, per mettersi in ascolto e parlare con Gesù così da ricevere il suo amore, la sua luce e la sua vita.

“Cet amour que je reçois dans la prière, je suis appelé à le donner à mon …
Questo amore che ricevo nella preghiera, sono chiamato a donarlo a mia volta ai miei genitori, ai miei amici, a tutti quelli con cui vivo, anche a coloro che non mi amano, e anche a coloro che non apprezzo molto. Cari bambini, Gesù vi ama! Chiedete anche ai vostri genitori di pregare con voi! A volte, bisogna spingerli un po’. Non esitate a farlo. Dio è così importante!”.

Il Santo Padre ha poi affidato i piccoli alla Vergine Maria affinché insegni ad amare Gesù “sempre più attraverso la preghiera, il perdono e la carità”. E tirando fuori dalla tasca un rosario, poi donato a tutti, ha ribadito:

“Lorsque vous l’aurez en main, vous pourrez prier pour le Pape, …
Quando lo avrete in mano, potrete pregare per il Papa - vi prego di farlo - per la Chiesa e per tutte le intenzioni importanti. E ora, prima che io vi benedica tutti con grande affetto, preghiamo insieme un’Ave Maria per i bambini del mondo intero, specialmente per quelli che soffrono la malattia, la fame e la guerra”.

Ma qual è la situazione dei bambini nel Benin? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al padre cappuccino Egidio Picucci, direttore della rivista missionaria “Continenti”, da poco rientrato dal Paese africano:RealAudioMP3

R. – La situazione è tragica per i bambini in Benin. Forse in molti ricorderanno che qualche tempo fa, circa due anni fa, è stata fermata una nave che da Cotonou andava verso altri Paesi. Era piena di bambini beninesi, diretti alle piantagioni di cacao o di canna da zucchero. Erano stati venduti. Poi è il caso di quei bambini che alla nascita sono accusati di stregoneria, nel senso che avendo un difetto fisico - per una dentatura irregolare o altro - sono ritenuti bambini che portano sventure sia nella famiglia sia nel villaggio e quindi vengono uccisi.

D. – In prima linea in questi casi c’è proprio la Chiesa...

R. – Naturalmente la Chiesa e una cooperazione tra gli istituti francescani: cappuccini, frati francescani e le Figlie di Padre Pio, c’è un istituto nuovo, fondato da mons. Gagnon, ex vicario apostolico di Cotonou, vicario apostolico del famoso arcivescovo de Souza, che si è interessato molto alla pacificazione del Paese. Quando sanno, soprattutto le suore, che in una famiglia è nato un bambino “a rischio”, corrono subito per portarlo via e accoglierlo in una casa che il vescovo di N'Dali, nel Nord del Paese, ha costruito proprio per ospitare questi piccoli, accusati di stregoneria. Devono stare attenti, però, a non far sapere che si trovano lì, perché andrebbero a prenderli e li eliminerebbero.

D. – Questa situazione è stata fatta presente a livello internazionale...

R. – Sì, alle Nazioni Unite. Un frate cappuccino e una suora Figlia di Padre Pio sono andati all’Onu, a Ginevra, per parlare di questa situazione, con grande meraviglia di coloro che partecipavano. “Interverremo” hanno detto, ma nessuno è intervenuto. E la sorte di questi bambini è continuamente a rischio. Noi sappiamo che ogni visita del Papa in un Paese lascia una traccia profonda. Appoggiandosi alla sua autorità, mi auguro che questo intervento possa avvenire. E’ stato ottenuto in altre parti dell’Africa, perché non lo si può ottenere qui?(ap)

Impegnata in prima linea nel salvare la vita dei bambini è suor Lina Ravanelli, delle Figlie di San Camillo, da 42 anni missionaria in Africa di cui 32 in Benin. Massimiliano Menichetti l’ha raggiunta telefonicamente a Zinviè, circa 40 km da Cotonou, dove ha fondato uno dei primi centri per sconfiggere le malattie infantili:RealAudioMP3

R. – I bambini soffrono, sembra che non ci sia sostegno per loro da pare delle famiglie, soprattutto nei villaggi: poche sono le attenzioni dei parenti verso i figli. Noi cerchiamo di curare i bambini e di sollecitare i genitori ad amarli, perché il bambino senza i genitori soffre.

D. – Il vostro centro sostiene i piccoli, li aiutate sul fronte alimentare, perché tanta è la malnutrizione...

R. – Ne abbiamo curati migliaia e migliaia gratuitamente, senza distinzione di religione. Facciamo tutto quello che è possibile. Abbiamo 150 bambini adottati da italiani e ciò permette loro di frequentare la scuola.

D. – Quanto costa aiutare un piccolo dalla ricca Europa verso l’Africa?

R. – Quindici euro permettono una cura di tre mesi per questi bambini malnutriti. Il Signore, comunque, finora ha pensato sempre a noi e la Provvidenza del cuore buono degli italiani non ci è mai mancata. Poi, però, la nostra angoscia è che i genitori non li portino ai controlli. Noi diamo dei farmaci, del cibo delle date, ma loro non vengono.

D. – Se li convincete che i bambini devono essere curati, poi perché non tornano al dispensario?

R. – Perché dicono che si tratta del “sourcier”, dello stregone. Quando gli diciamo di venire nel centro per recuperare il bambino, loro rispondono: “No, non è malattia del dispensario, è lo stregone che ci ha dato la malattia”. Morire così, per la fame, è terribile. Io chiederei alle mamme di amare i loro figli, che sono un dono di Dio e se li hanno messi al mondo devono curarli e non pensare che ci siano le streghe o gli stregoni!

D. – Però i vostri centri sono pieni. In fondo vengono, anche se in situazioni di criticità...

R. – Vengono, e quando si sgonfiano - perché vengono gonfi dalla fame – dopo quindici giorni vorrebbero andar via, ma non hanno risolto tutto e dovrebbero stare qui per recuperare. Il bambino ha uno squilibrio totale e se non viene curato rischia la morte. Vorrei veramente che il Papa portasse un rinnovamento spirituale, un aumento di fede, che penetri e cambi un poco i cuori di tutti; che questa visita scenda veramente nel profondo del cuore dei nostri politici e di ciascuno di noi: cattolici, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, e di tutti i fedeli del Benin. (ap)







All the contents on this site are copyrighted ©.