Messico: 68 famiglie di rifugiati guatemaltechi a rischio sopravvivenza
Le 68 famiglie di rifugiati guatemaltechi che dal 23 agosto si trovano nel Ccomune
di Tenosique, Tabasco, in Messico, dopo essere state sfrattate dal loro villaggio
in Guatemala dall'esercito e dalla polizia, hanno chiesto al governo del Guatemala
di esaudire la loro richiesta di ricollocamento. Adesso si trovano ad affrontare condizioni
ambientali avverse, scarsità di cibo e di acqua, che condizionano la loro sopravvivenza
in quella zona del Messico. Aroldo López Morales, uno dei rappresentanti degli sfollati,
ha riferito che il governo del suo Paese ha fatto marcia indietro dopo aver offerto
ad ogni famiglia quattro ettari di terreno vicino alla frontiera (Belice). Il sacerdote
Tomas Gonzalez Castillo, responsabile della casa "la 72" e del Centro dei Diritti
Umani con sede a Tenosique, ha affermato che a tre mesi dallo sfratto, "la situazione
umanitaria degli sfollati è diventata una tragedia". Il sacerdote – riferisce l’agenzia
Fides – ha detto che durante una visita alle famiglie, nel fine settimana, ha constatato
che manca l'acqua potabile e perfino il piccolo fiume che passa in quella zona è secco.
Il problema si è aggravato, ha spiegato padre González, perché sia il governo messicano
sia il governo del Guatemala hanno fornito pochissimo aiuto umanitario. Intervistato
a San Cristobal de las Casas, Aroldo Morales ha riferito che soldati e poliziotti
li hanno sfrattati dalle loro terre e dalle loro case che avevano occupato sin dal
1999 nella città di La Nueva Esperanza, comune di La Libertad, dipartimento di Petén
(Guatemala), con il motivo che avevano occupato un’area proibita, l’Area Naturale
Protetta Sierra del Lacandóna. “Siamo fuggiti – ha riferito – per evitare
di essere aggrediti, dopo che i soldati avevano distrutto le nostre case e le nostre
proprietà”. (A.L.)