Riforma del finanziamento ai partiti. Padre Simone: aspettiamo i risultati
La politica italiana converge, senza distinzioni, sulla necessità che si vari al più
presto la riforma del finanziamento ai partiti. Presto si dovrebbe avere una prima
bozza predisposta da Pdl, Pd e Udc, che giovedì verrà presentata alle altre forze
politiche. Quindi, la prossima settimana, si potrebbe già arrivare alla nuova legge
che possa garantire trasparenza nel funzionamento dei partiti e nel loro finanziamento.
FrancescaSabatinelli ha intervistato padreMicheleSimone,
vicedirettore e notista politico della rivista della Compagnia di Gesù “Civiltà Cattolica”:
R. – Oggi, il
tema della corruzione aumenta la distanza tra gli elettori e gli uomini politici.
L’antipolitica e l’astensionismo fanno grossi passi in avanti e quindi è stata una
questione di vita o di morte, per la maggioranza dei partiti politici, pensare ad
una rinnovata legge sul finanziamento dei partiti.
D. – Quindi, questa legge
dovrebbe in qualche modo essere un’iniezione di fiducia per i cittadini che dovranno,
ad esempio il 6 maggio, confrontarsi con un nuovo test elettorale, quello delle amministrative?
R.
– Sì, dovrebbe. Ma ci vuole tempo per incidere su questo muro di divisione tra i cittadini
e la classe politica. Ci vorrà tempo…
D. – I partiti e le forze politiche dovrebbero
convergere su cinque punti fondamentali per avviare questa riforma. Si parla di bilanci
“doc” e certificati, controllati dalla Corte dei Conti e disponibili sul web, della
pubblicazione dei nomi di chi versa privatamente oltre una certa somma… Però, non
sembra che si vada a toccare la questione della riduzione dei rimborsi elettorali:
questo – secondo lei – non continuerà ad alimentare una certa ambiguità?
R.
– Sì, ma dobbiamo aspettare il testo per vedere su che cosa sono stati capaci di raggiungere
un consenso e su che cosa i temi attinenti alla corruzione vengono messi da parte.
Non dobbiamo dimenticarci che da tempo in parlamento giacciono disegni di legge sull’anticorruzione.
Per ora, non se n’è fatto niente. Le due cose sono separate, ma dovrebbero marciare
di pari passo perché, altrimenti, i grossi passi in avanti necessari per cominciare
a ricostruire una fiducia tra gli elettori e gli esponenti politici arriveranno in
ritardo.
D. – La forte crisi economica che si vive in Italia a suo giudizio
si può dire sia stata generata dalla profonda crisi dell’etica della politica, quanto
mai evidente nel Paese?
R. – Le due crisi sono separate, perché la crisi economica
viene da lontano e riguarda innanzitutto l’Europa e la nuova governance di
cui essa ha bisogno. La crisi interna, qui dal punto di vista etico, è invece qualcosa
che fa emergere il vissuto di molti parlamentari, di molti uomini politici, che hanno
messo insieme vita personale ed esigenze personali con decisioni politiche.
D.
– Si può pensare che l’Italia si stia effettivamente avviando verso una maggiore trasparenza?
Si può pensare che si ritorni alla politica "per" i cittadini e "con" i cittadini?
R.
– Ci vuole tempo. Ci vuole tempo, bisogna vedere i testi della riforma presentati
e le approvazioni, i passi in avanti che si compiono. Non è detto che questo avvenga,
perché anche in passato tentativi ci sono stati, e sono falliti. Io sono realista:
attendo i risultati. (gf)