Agrigento: la Chiesa siciliana rifiuta i funerali a boss mafioso
L'arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, ha vietato la celebrazione
dei funerali religiosi per Giuseppe Lo Mascolo, 73 anni, arrestato la settimana scorsa
perchè ritenuto il vice-capo della cosca di Siculiana e morto sabato, cinque giorni
dopo l'arresto. La salma è stata benedetta nella chiesa del Santissimo Crocifisso
da don Leopoldo Argento, che ha pronunciato solo una preghiera, attenendosi
alle direttive dell'arcivescovo. Il gesto è stato apprezzato dal Consorzio agrigentino
per la legalità. Ma quale messaggio ha voluto mandare la Chiesa siciliana con questa
decisione? Marco Guerra lo ha chiesto allo stesso don Leopoldo, parroco di
Agrigento:
R. – E’ una
scelta di Chiesa, della Chiesa di Sicilia. Noi ci siamo incontrati nel 1993, il 10
maggio nella Valle dei Templi con il beato Giovanni Paolo II. Abbiamo sentito tutti
le parole del Papa che hanno stigmatizzato i mafiosi, ma non solo questo, li ha invitati
alla conversione. Credo che quel grido sia rimasto nei cuori di tutti, dei vescovi,
dei sacerdoti, delle comunità cristiane che abbiamo portato con noi. Da allora credo
che qualcosa sia cambiata perché tutti sentiamo la responsabilità del non far passare
atteggiamenti che sicuramente non vanno verso il Vangelo e a dare un segno: la Chiesa
non condanna ma siamo chiamati a fare una correzione fraterna.
D. – Come è
stata accolta dalla comunità locale questa scelta?
R. – Intanto c’è silenzio,
adesso la gente non parla. Credo che questo silenzio sia comunque importante. E’ chiaro
che la gente si chieda: perché è successo questo, come mai non è stata celebrata l’Eucaristia?
Il motivo è questo: l’Eucaristia è la preghiera più alta, è la comunione con Dio e
con i fratelli. Se questa comunione con Dio e con i fratelli viene infranta da comportamenti
certamente che vanno contro il Vangelo è chiaro che noi non possiamo, se prima non
siamo in comunione con Dio, pregare e celebrare l’Eucaristia. Io sono convinta che
questo popolo comprenderà quanto abbiamo fatto.
D. - Cosa stanno facendo la
Chiesa e le comunità locali di fedeli per combattere il fenomeno mafioso?
R.
- Questo sicuramente non è un fatto isolato, ma già nella diocesi di Piazza Armerina
il vescovo qualche anno fa ha preso una decisione molto ferma nei confronti di chi
si fregia del nome di mafioso. I nostri vescovi chiedono di purificare le feste religiose
e ci stanno chiedendo di stare molto attenti a tutti i comitati, a tutte quelle aggregazioni
che ruotano attorno alle fette patronali, laddove nel passato ci sono state infiltrazioni.
Credo inoltre che ci sia una sinergia tra la Chiesa e alcune forze laiche, i movimenti,
come Libera, con la presenza di don Ciotti in molte comunità quando accade qualcosa,
e questo dimostra che c’è una volontà della Chiesa di Sicilia di prendere sul serio
questo problema.